Servizi sociali, ospedalieri e medicina del territorio, sono gli argomenti al centro di ben 4 incontri tra i dirigenti della Sanità regionale e i sindaci dell’Alto Vicentino.

Si respira un clima un pochino più disteso all’interno della Ulss 7 nell’area dell’Alto Vicentino dove, dopo la protesta dello scorso 18 novembre, che ha portato in piazza migliaia di persone, i sindaci hanno riguadagnato spazio nel dialogo con la dirigenza sanitaria locale e in Regione.

Una mano tesa, tra il direttore generale Domenico Mantoan e l’assessore regionale Manuela Lanzarin, che già per 4 volte hanno incontrato il presidente del comitato 2 Franco Balzi, ritagliandosi del tempo per capire e trovare soluzioni per una sanità locale che, da eccellenza per i suoi servizi territoriali, è finita nel mirino a causa di continue denunce da parte degli utenti.

I problemi non sono risolti, ma si è riaperto quel canale che, dopo una riforma sanitaria che ha messo i primi cittadini all’angolo intimando loro di non immischiarsi più nella sanità, ora proprio dalla dirigenza si è aperto lo spiraglio.

“Con l’esecutivo co incontriamo ogni 15 giorni – ha spiegato il presidente del comitato 2 della conferenza dei sindaci della Ulss7 – Ma abbiamo anche incontrato più volte il direttore generale Domenico Mantoan, l’assessore Manuela Lanzarin e il direttore della Ulss 7 Bortolo Simoni, che si hanno compreso le difficoltà in cui versa la nostra azienda sanitaria e hanno riaperto un importante canale di dialogo”.

I primi cittadini hanno deciso di dare fiducia a questo ritrovato approccio, per il bene del territorio e degli utenti della Ulss, che da troppo tempo lamentano una drastica riduzione dell’eccellenza a cui erano abituati.

“E’ stato avviato un percorso fondamentale per la ricerca di soluzioni in merito alle criticità che vengono individuate – ha continuato Balzi – È importante dare atto della volontà di aver recuperato la collaborazione e di tornare ad investire su un approccio con i sindaci, che tornano ad essere interlocutori nell’interesse dei cittadini”.

Al primo posto tra gli argomenti l’ospedale di Santorso, ma si parla anche di medicina territoriale e di gruppo, del funzionamento dell’assistenza domiciliare integrata e dei servizi socio-assistenziali. Il tutto nell’ottica di far funzionare al meglio la Ulss 7 ed evitare la fusione con Vicenza.

“Naturalmente siamo partiti dal tema della carenza del personale, ma durante gli incontri non ci limita a questo, si ragiona sull’identità che si vuole dare al territorio all’interno della Ulss7 e in linea con Bassano – ha concluso Balzi – E’ importante recuperare la fiducia dei cittadini e fare scelte che non puntino solo alla risoluzione delle emergenze ma si concentrino anche su una prospettiva futura”.

Zaia firma l’accordo con le università

Alla carenza di medici nella sanità, la Regione Veneto ha dato risposta coinvolgendo in corsia laureati specializzandi. Una decisione che aveva creato dissapori, soprattutto nel sindacato dei medici, ma che il governatore Luca Zaia ha portato avanti con convinzione, arrivando ad essere preso ad esempio dal sistema sanitario nazionale.

“Con questa firma diamo una risposta alla carenza di medici nelle nostre corsie e, contemporaneamente, segniamo anche un cambiamento di cultura perché, grazie a questo accordo, l’accademia si diffonde nelle strutture sanitarie sul territorio. Il Veneto si conferma sempre in grado di dare non solo risposte ai suoi cittadini, ma anche di qualità; è veramente una giornata storica”.

Così Zaia, ha sottolineato la sigla dell’intesa con i rettori delle Università di Padova e Verona, rispettivamente Rosario Rizzuto e Pier Francesco Nocini, per l’adozione degli accordi che completano il quadro giuridico grazie al quale le Aziende Ulss e Ospedaliere del Veneto potranno avviare concretamente l’assunzione dei medici in formazione presso le scuole di specialità dei due atenei (iscritti all’ultimo anno del corso o al penultimo in caso di durata quinquennale). Un provvedimento che consente di intervenire con un valido supporto agli organici dei professionisti nei reparti dove maggiormente si registra la carenza di medici. All’incontro erano presenti anche l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, e i presidenti delle Scuole di Medicina dei due atenei, Stefano Merigliano e Domenico De Leo.

“Noi siamo qui a difendere le nostre scuole di specialità e l’elevato livello di formazione che assicurano – ha continuato Zaia – Confermo che siamo pronti ad incrementare le borse di studio che sosteniamo ogni anno. Su questa linea, oggi avviamo un progetto formativo innovativo per gli specializzandi degli ultimi anni che ora possono svolgere, nell’ambito del loro iter didattico e per un periodo ben definito, trentadue ore a settimana con un contratto regolare, direttamente negli ospedali del territorio. L’accordo di oggi con Padova e Verona riguarda già 197 medici studenti, specializzandi in varie discipline, che avranno uno stipendio di 2.300 euro mensili. Per il Veneto è un onore avere il mondo accademico medico che si inserisce sempre di più nel suo sistema sanitario, un network fatto di 68 ospedali, dove vengono erogate 80 milioni di prestazioni all’anno”.

“Nel nuovo patto per la salute è previsto che sia prorogata fino al 31 dicembre 2022 la possibilità di assumere gli specializzandi del quarto e quinto anno – ha concluso l’assessore Lanzarin – consentendo, inoltre, di coinvolgere gli iscritti ad un anno precedente. Questo significa che ai concorsi futuri potranno partecipare anche i frequentanti del terzo anno”.

Il Comitato: “Regioni presenzi nella Sanità pubblica, non in quella privata”

“Mentre la regione con i suoi assessori presenzia all’inaugurazione dell’ennesima clinica privata, noi vorremmo invece che si tagliassero nastri per la sanità pubblica e si investisse nel nostro ospedale, compresi i servizi socio sanitari del territorio. Vorremmo non vedere liste d’attesa infinite mentre le strutture private continuano a sostituire il pubblico e ad attrarre personale con il benestare di chi dovrebbe invece difendere e gestire la sanità pubblica”.

Ben vengano iniziative imprenditoriali anche nella salute ma dovrebbero essere un’alternativa a una sanità pubblica efficace e non l’unica possibilità per il cittadino.

A.B.

 

 

 

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia