Sono dei protocolli che “prevedono espressamente la possibilità di destinare le risorse generate dagli utili della società Cav per infrastrutture viarie a pedaggio, al fine di garantirne la disponibilità, e quindi l’esercizio, rendendo pertanto pienamente compatibile mediante le stesse il cofinanziamento del canone di disponibilità della Superstrada Pedemontana Veneta”. Lo mette in chiaro la Direzione Infrastrutture della Regione Veneto dopo che il Pd ha chiesto chiarimenti avendo ascoltato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, dire che l’ipotesi che gli utili di Cav finiscano alla Pedemontana “non è realizzabile. I proventi da pedaggio di Cav, infatti, sono vincolati a interventi viari strategici per la viabilità regionale”: risorse cioè per strade, migliore sicurezza, non per “tappare buchi né a finanziare operazioni poco trasparenti”. Ma allora, perchè lo stesso Salvini ha autorizzato un trasferimento di risorse effettuato con la variazione di bilancio regionale nel novembre scorso destinando una partedegli utili di Cav proprio alla Pedemontana, 25 milioni su un totale di 34,8. A questa domanda del Pd, gli uffici della Regione rispondono appunto dicendo che ci sono i protocolli che regolano questo meccanismo e questa possibilità. Dunque, si fa capire dalla Regione, è tutto regolare.
Per la precisione, dalla Regione si chiarisce che per “ottemperare alle pattuizioni vigenti” con il Mit in merito all’utilizzo degli utili derivanti dalla gestione dell’esercizio autostradale di Cav, “ed in attuazione al dettato della Delibera Cipe numero 3 del 26 gennaio 2007”, l’11 febbraio 2019 sono stati sottoscritti due protocolli. Il Protocollo Opere tra il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la Regione detta modalità e criteri per “l’individuazione degli investimenti di infrastrutturazione viaria cui destinare le risorse”. Il Protocollo Cav sottoscritto tra il ministero, Regione ed Anas indica le “modalità di erogazione delle predette risorse”. E dunque, continuano dalla Direzione Infrastrutture, “conformemente alle risorse che si renderanno disponibili dall’attuazione di quanto previsto dal Protocollo Cav, nelle annualità decorrenti dall’entrata in esercizio delle tratte autostradali e sino a tutto il 31 dicembre 2032, il Protocollo Opere ha individuato le tipologie di infrastrutture viarie di competenza regionale, anche a pedaggio, a cui destinare le risorse finanziarie costituite dagli utili”. Che quindi vanno per l’adeguamento funzionale e la riqualificazione delle infrastrutture esistenti; per manutenzioni straordinarie; per la realizzazione di nuove infrastrutture; alla possibilità di garantire la disponibilità delle infrastrutture. Ecco quindi che “tali protocolli prevedono espressamente la possibilità di destinare le risorse generate dagli utili della società Cav per infrastrutture viarie a pedaggio, al fine di garantirne la disponibilità, e quindi l’esercizio, rendendo pertanto pienamente compatibile mediante le stesse il cofinanziamento del canone di disponibilità della Superstrada Pedemontana Veneta”.
L’interrogazione del Pd
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, nel question time alla Camera, ha escluso che i proventi Cav possano essere usati per il canone della Superstrada Pedemontana veneta, ma al Pd i conti non tornano. “Il ministro ha infatti testualmente dichiarato che ‘l’ipotesi che gli utili di Cav finiscano alla Pedemontana non è realizzabile: i proventi da pedaggio di Cav, infatti, sono vincolati a interventi viari strategici per la viabilità regionale’. Peccato che questo trasferimento sia già stato effettuato con la variazione di bilancio regionale nel novembre scorso. Tutto questo dopo uno scambio triangolare di lettere tra Regione, Cav e ministero. E al termine del quale, seppur in ritardo rispetto al termine dei 30 giorni dopo i quali scatta il silenzio-assenso, il dicastero guidato da Salvini concede il benestare alla richiesta della Giunta Zaia di destinare una parte cospicua degli utili di Cav proprio alla Pedemontana. Per l’esattezza 25 milioni su un totale di 34,8″. A sollevare la questione è la capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Vanessa Camani, che ha presentato un’interrogazione sulla vicenda. “Di fatto, Salvini dichiara l’impropriatezza di un utilizzo di risorse autorizzato dal suo stesso ministero, peraltro a valere anche per il 2025 e per il 2026. Quindi che si fa, a questo punto? Quali saranno le conseguenze? Chi ha ragione e chi ha gestito questa vicenda erroneamente, aggiungendo opacità ad una già preoccupante assenza di trasparenza sui costi reali di un’opera che, unica cosa assodata, costerà ulteriori 150 milioni di euro nel prossimo triennio alle casse regionali?”, domanda Camani. Il Pd chiede di fare “immediata chiarezza attorno a quello che ha tutta la parvenza di un pasticcio”. E per questo è stata presentata un’interrogazione per avere “risposte vere e non, come sempre, cortine fumogene”
