Col declassamento di tutte le unità operative complesse di neuropsichiatria infantile i bambini autistici, le bimbe con sindrome di Rett, i piccoli affetti da disturbi di linguaggio, comportamento e condotta, disabilità intellettiva, malattie rare, e tante altre patologie,verranno trattatati come se i loro disturbi fossero di origine sociale.

Questo perché la regione Veneto intende trasferire le competenze ‘complesse’ a quelle più ‘semplici’, gestite come un’appendice delle unità d’infanzia, adolescenza, famiglia e consultori.

Così i 55 mila bambini con disabilità grave, e con loro le famiglie che ogni santo giorno tra lacrime e disperazione combattono per avere risposte ed aiuti, vedranno mancare quell’assistenza sanitaria fondamentale per migliorare la propria condizione di vita: scadimento di diagnosi precoce, della professionalità e del trattamento dei disturbi.
Ma non solo, nell’orizzonte di un disabile grave si profila un aumento dei costi, un’offerta sanitaria che non sarà all’altezza che la sua patologia richiede, con mamma e papà, o figlio o fratello o sorella o chiunque lo assista, che si rivolgeranno ad altre strutture, e anche private, perché chi ha un proprio parente, o un figlio che è sangue del suo sangue, le proverà tutte.

Una scelta questa che va in controtendenza con le normative nazionali, con la regione Veneto spiccare come l’unica in Italia senza Uoc (unità operativa complessa) per Npia (neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, come denuncia l’onorevole Daniela Sbrollini: “Mentre il parlamento nazionale approva una nuova normativa per la diagnosi e cura delle persone con spettro autistico, la Regione Veneto diminuisce a loro i servizi – continua – Da ‘complessi’ a ‘semplici’, l’ennesimo taglio sulla sanità e sul sociale della Regione, che scende inesorabilmente nella graduatoria nazionale per la sanità. I 15 milioni di euro messi in campo per il referendum del 22 ottobre sono soldi che avrebbero potuto essere investiti proprio nella cura dei più fragili, soldi che sono stati tolti ai tantissimi servizi, prestazione ed incentivi necessari a loro necessari”.

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“Già due anni fa la camera dei deputati aveva approvato una legge quadro, nella quale la parola chiave è “inclusione”, mettendo in campo tutte le azioni necessarie per andare incontro ai bisogni dei disabili gravi e delle loro famiglie. I servizi fondamentali per l’autismo sono stati inseriti a livello nazionale nei LEA, livelli essenziali di assistenza, mentre la regione Veneto sembra comportasi all’opposto – conclude la deputata vicentina – Sono a piena disposizione delle tante famiglie, associazioni che con impegno e grande dignità si battono quotidianamente per la salute dei propri figli e di soggetti più fragili”.

Eccola l’eccellenza veneta, portata in mano da Zaia, sbattuta a destra e a manca quale sublime virtù, eccolo quel Veneto pompato all’infinito sul “xe bon” a fare tutto.
Ma che ne sanno loro, mentre giocano col pallottoliere “e aggiungi e togli”, che giocano sulla pelle di tante mamme di tanti papà che esultano per un nonnulla di miglioramento del piccolo di casa, che vorrebbero gridare la loro rabbia, che vorrebbero sfondare porte chiuse, potere avere una vita più semplice,  un futuro migliore, che non dormono la notte a pensare cosa ne sarà domani.
Che ne sanno loro della disperazione.

Paola Viero

 

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