“Dopo Zaia, scrivi Zaia.” È con questa frase, a metà tra profezia e monito, che Carlo Cunegato , scledense, candidato alle Regionali con Avs in sostegno di Giovanni Manildo,  attivista politico, scrittore e voce sempre più rilevante del dissenso civico in Veneto ,  sintetizza la cristallizzazione del potere nella Regione guidata da Luca Zaia. Un potere lungo vent’anni, iniziato nel 2005 con la vicepresidenza della Regione Veneto, consolidato con tre mandati da presidente, e che oggi, secondo Cunegato, rischia di trasformarsi in una forma di monarchia elettiva, più che in una normale alternanza democratica.

Nel suo intervento, che ha rapidamente fatto il giro dei social, Cunegato mette in fila una serie di accuse durissime: tentativi di modifica della legge per abolire il limite dei mandati, richiesta di posticipare le elezioni per guadagnare altri sei mesi di governo, un sistema di informazione regionale definito “ufficio stampa del potere”, una presenza in aula da record negativo,  appena il 7% delle sedute in Consiglio regionale. “Hai governato 20 anni. Un ventennio. Un potere così lungo si incancrenisce. Annichilisce i contropoteri”, denuncia Cunegato. E aggiunge: “In Veneto la stampa non mette in evidenza le tue responsabilità politiche nemmeno quando 700mila cittadini si trovano senza medico di base.”

Sanità, stipendi, emigrazione: il bilancio secondo Cunegato

Il bilancio tracciato da Cunegato è impietoso. Parla di una sanità pubblica in declino, con la carenza cronica di medici di base come simbolo del fallimento nella programmazione sanitaria. Denuncia la Pedemontana veneta come un’opera che, a causa di un errore del 2017, genererà un buco strutturale da 160 milioni l’anno per 39 anni. E ancora: salari in calo del 16% in termini reali, ritorno all’emigrazione come fenomeno di massa, e una desertificazione culturale della regione. “Sei tranquillo — afferma Cunegato rivolgendosi direttamente al governatore — perché nessuno qua ti disturba. Non sei un politico democratico, sei un re.”

L’attacco si concentra anche sulla narrazione dominante che, secondo Cunegato, Zaia avrebbe saputo costruire con efficacia. Una narrazione in cui la realtà dei fatti viene spesso oscurata da una “formula magica” di standing personale, che oscura i dati concreti del declino: “Quando ti chiedono qual è stato il più grande risultato del tuo governo, tu rispondi con lo ‘standing’. Con una formula magica. Non con la realtà.”

Il tentativo di abolire il limite dei mandati e lo slittamento del voto ( bloccati dalla Corte costituzionale)  sono secondo Cunegato il punto più critico: “Fortunatamente, per ora, non si possono cambiare le regole del gioco democratico per favorire il potente di turno”.

Il nodo sollevato non è solo veneto: riguarda il rapporto tra potere e durata, tra leadership e controllo democratico. E pone una domanda aperta su cosa accada quando un governante rimane al potere troppo a lungo, senza un reale pluralismo dei media e con una opposizione spesso marginalizzata.

Carlo Cunegato non è un politico di professione, ma la sua voce si è fatta spazio in una Regione dove , come lui stesso denuncia,  le voci critiche faticano a emergere. Ci sono le delibere delle Ulss che parlano e quando tu sganci denari ai media per promuoverti, come fanno questi a criticarti? Il suo appello è chiaro: riportare il Veneto dentro un orizzonte di alternanza democratica, programmazione pubblica, e cultura del confronto. “Dopo 20 anni siamo di nuovo lì, attaccati al potere regionale, eternamente, come una cozza sullo scoglio.” Una metafora amara, ma efficace. Resta da capire se, in una regione dove il consenso per Zaia è ancora altissimo, queste parole possano davvero innescare un dibattito nuovo  o resteranno solo il grido isolato di chi prova a rompere il silenzio. Ma i pronostici, lo dice la stampa nazionale, parlano chiaro: vincerà ancora una volta il centro destra.

di Redazione AltovicentinOnline

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