Dal 6 settembre alla Casabianca di Malo , una mostra che riflette sulla fragilità del mondo attraverso pittura, scultura e fotografia.
In un’epoca segnata da crisi ambientali, conflitti e crescenti disuguaglianze, l’arte torna a farsi voce critica e consapevole della nostra condizione. La mostra “Fragile. Terra, Umanità”, a cura di Cristina Ceola: un’esposizione che si propone come viaggio visivo ed emotivo nelle fragilità del nostro tempo, intrecciando le urgenze del presente con una riflessione profonda sul rapporto tra l’essere umano e l’ambiente.
La kermesse si articola in un percorso polifonico che mette in dialogo pittura, scultura e fotografia. Opere che non si limitano a rappresentare, ma interrogano, evocano e spingono a una consapevolezza nuova.
I dipinti di Paolo Giaretta e Paolo Ceola occupano il primo piano della riflessione visiva. Figure evanescenti, poste su sfondi neutri privi di coordinate spaziali, sembrano emergere e dissolversi, sospese in un limbo tra presenza e assenza. Non semplici rappresentazioni, ma apparizioni che interrogano sul senso dell’esistenza e sull’impatto delle nostre azioni sul mondo che ci circonda. La pittura si trasforma così in uno strumento poetico di svelamento, dove ogni pennellata diventa voce di una responsabilità condivisa.
Il secondo segmento del percorso espositivo è affidato alle sculture di Ehsan Shayegh e Paolo Gualtiero. Realizzate con materiali come cartapesta, legno, ceramica e pietra vulcanica, queste opere non si limitano a occupare lo spazio ma sembrano attraversarlo, abitarlo con ferite visibili e stratificazioni materiche. Ogni scultura racconta un processo di trasformazione, oscillando tra la distruzione e la rinascita. L’arte plastica qui si fa narrazione tangibile della resilienza, delle cadute e delle possibilità di rinascita.
A completare il mosaico visivo, le fotografie in bianco e nero di Leonardo Onetti Muda. Scatti che ritraggono ambienti naturali sospesi in un silenzio atemporale, dove radici, ceppaie e foglie diventano protagonisti assoluti di un paesaggio intimo e potente. Queste immagini, lontane dalla spettacolarizzazione, restituiscono l’essenza ancestrale della natura, richiamando un legame profondo tra memoria, territorio e identità. Un invito a riconoscere la bellezza nei dettagli trascurati, nella quiete di ciò che resiste.
“Fragile. Terra, Umanità” non è solo una mostra d’arte, ma un manifesto visivo sulla vulnerabilità come condizione condivisa. Attraverso le opere dei sei artisti coinvolti, si delinea un discorso corale che mette in relazione l’estetica con l’etica, la forma con il contenuto, la bellezza con la responsabilità. L’esposizione invita il pubblico non solo a osservare, ma a prendersi carico, a riflettere sul ruolo che ognuno di noi ha nella custodia del pianeta e delle sue infinite, fragili vite.
