Quest’anno a fare da filo conduttore delle 4 serate saranno le storie dedicate a chi la montagna l’ha vissuta e raccontata, a chi ha raggiunto le sue più alte vette e a chi l’ha studiata.
Ad inaugurare la Rassegna venerdì 14 sarà il documentario Il Sergente dell’Altopiano, un viaggio tra presente e passato, ricco di testimonianze e riflessioni per raccontare lo scrittore Mario Rigoni Stern (1921-2008) in occasione del centenario della sua nascita. Nel corso di un giorno, dall’alba alla notte stellata, la voce di Stern ricorda gli anni della guerra e della prigionia. Il sergente delle truppe Alpine, tornato a casa, è diventato nel tempo il Guardiano dell’Altopiano di Asiago, e la sua terra d’origine assume il valore di un mondo da preservare contro le guerre e l’indifferenza.
il secondo appuntamento il giorno 28 aprile sarà dedicato a Gino Soldà, Classe 1907, il quale si distinse come grande arrampicatore aprendo numerose vie su roccia e conquistando pareti e vette che gli valsero la Medaglia d’oro al valore atletico nel 1936. Nel 1954, a 47 anni, prese parte alla spedizione italiana per la conquista del K2 che rappresentò per l’Italia del dopoguerra una grande vittoria sul piano del prestigio internazionale. Non fu soltanto un grande scalatore ma anche un uomo esemplare. Dopo l’8 settembre del 1943 entra in clandestinità come partigiano salvando molte vite umane dalle persecuzioni razziali attraverso la sua conoscenza delle vie e dei sentieri alpini. Grazie ai racconti di chi lo ha conosciuto e di chi ne ha seguito l’esempio di determinazione e passione, tra cui l’alpinista di fama internazionale Simone Moro, il film ripercorre alcune tra le vie che hanno segnato la carriera sportiva di Gino Soldà. Paesaggi italiani cambiati nel tempo che ancora oggi rimangono teatro di imprese che mettono alla prova la capacità fisica e psichica di molti sportivi e che portano lo spettatore ad una riflessione sui cambiamenti climatici ed il rispetto e l’amore per la natura.
Terzo appuntamento, il 12 maggio “Il mio nome è Dolomieu”  monologo di circa 60 minuti in cui l’autore del testo, Eugenio Maria Cipriani, indossati i panni dello scienziato Dieudonné Guy Silvain Tancrède de Gratet de Dolomieu (1750-1801), studioso e viaggiatore francese vissuto nella seconda metà del Settecento, racconta la vita e le avventure del noto naturalista alle prese da un lato con lo studio dei vulcani e dall’altro con il mistero allora inspiegato della nascita delle montagne. Una vita avventurosa che lo ha visto due volte in prigione ma anche ospite dei più importanti salotti culturali europei. Fu il primo naturalista a visitare le Piramidi d’Egitto dove scampò alla morte per pura fortuna. Amato dalle donne e molto apprezzato dei contemporanei, alla sua morte tanta notorietà si dissolse nel giro di pochi anni e oggi nessuno si ricorderebbe più di lui se non avesse dato il nome alle montagne più belle del mondo. Egli è noto infatti per aver compreso la matrice chimica delle rocce dolomitiche che proprio da lui prendono (peraltro del tutto casualmente) il nome. Geologo attento e capace di creare una “rete” scientifica, fu uno dei padri fondatori di una scienza nata da poco: la geologia. Dolomieu, inoltre, visse in prima persona l’annosa “querelle” scientifica dell’epoca fra chi sosteneva l’origine ignea delle rocce (Plutonisti) e chi ne affermava di contro l’origine idrica (Nettunisti). Una controversia che infiammò gli animi di cattedratici di fama mondiale e che ebbe riscontri importanti anche nella letteratura e nelle arti. La Rivoluzione francese cambiò il corso della sua vita che, nell’ultimo decennio, fu tutto un susseguirsi di campagne esplorative e guai personali.
Ultimo appuntamento il 19 maggio presso la Sede CAI di Thiene la proiezione del documentario Italia K2, realizzato nel 1955 e restaurato nel 2021.Il 31 luglio 1954 la spedizione del Club Alpino Italiano, guidata dal professor Ardito Desio, tocca per la prima volta la vetta del K2, seconda montagna più alta della Terra. Lassù, a 8.611 metri, giungono due degli scalatori che compongono il gruppo degli alpinisti e, per la prima volta nella storia, filmano la sommità di uno dei mastodonti del Karakorum. L’intera vicenda della spedizione viene rigorosamente documentata dal cineoperatore Mario Fantin, con riprese impeccabili, dall’arrivo in Pakistan alla marcia di avvicinamento alla montagna, per continuare con le varie fasi della scalata e con il ritorno degli alpinisti al campo base.

La Cineteca di Bologna, per concessione del Club alpino italiano, ha realizzato nel 2021 un nuovo montaggio, curato da Andrea Meneghelli, delle riprese di Mario Fantin per il documentario Italia K2, realizzato nel 1955 da Marcello Baldi.

Tutti gli appuntamenti, ad ingresso libero, inizieranno alle 20.45 e saranno ospitati, 3 a Zugliano, al Centro Polifunzionale Zagorà ed uno a Thiene nella Sede del C.A.I..

 

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