Sarà inaugurato domani alle 9 grazie all’associazione fanti il nuovo museo della grande guerra di Chiuppano, che si affaccia su piazza Serragli, realizzato sul sito di un ricovero blindato bellico originale e che conserva ad oggi ben 400 reperti.

 

Scoperto e recuperato casualmente nel 1995 durante gli scavi della lottizzazione ‘Serragli’, il ricovero fu affidato ai fanti 4 anni dopo, i quali negli anni lo hanno arricchito con il paziente recupero e catalogazione di reperti. Ma il museo sembrava non dovesse mai decollare, a causa della mancanza di disponibilità economica necessaria per completare i lavori di restauro e messa in sicurezza dell’edificio.

 

Invece, ecco la ciliegina sulla torta, il regalo inaspettato della somma di denaro necessaria allo scopo, donata da un nipote del ‘ragazzo del ’99’ sottotenente di fanteria Italo Bonomo di Vicenza, nel cui museo sono conservati dei resti della divisa e delle medaglie, morto nel 1918 a causa di una malattia causata dalle dure condizioni di vita della trincea, nella zona del Piave.

 

La donazione è caduta proprio nel momento giusto, perché domani si festeggeranno con una cerimonia i 70 anni della sezione dei fanti di Chiuppano, che comprendono anche i colleghi di Carrè e Caltrano, per un totale di 80 iscritti, dedicata alla medaglia d’argento Agostino De Rossi.

 

riccardo segalla chiuppano

E da domani il museo potrà essere visitato su prenotazione ogni domenica dalle 10 alle 12. L’inaugurazione sarà preceduta alle 8.30 dal raduno in piazza con picchetto d’onore delle associazioni d’arma e gonfaloni.

 

‘Invito tutti a partecipare alla cerimonia  – esorta il segretario di sezione Riccardo Segalla – e a visitare il nostro museo, riaperto grazie ai familiari di Bonomo, al comune di Chiuppano e a tutte le serate che in questi anni abbiamo organizzato per raccogliere fondi. Voglio anche invitare tutti coloro che possiedono delle collezioni private di oggetti del periodo bellico, di pensare seriamente a portarle nel nostro museo. Oltre a conservarle con cura, possiamo dare ai reperti la visibilità che meritano’.

 

 

Marta Boriero

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