Come distaccarsi da un amore malato, afflitto da litigi perpetui, manipolazioni, fughe e ritorni? Trovando un’altra ossessione, come se ci si innalzasse su un ramo più alto dello stesso albero: questo racconta Deborah Gambetta nel suo romanzo “Incompletezza. Una storia di Kurt Godel” (Ponte alle Grazie, pagine 624 – 20,00 euro), in cui l’incontro con la vita e il pensiero di Kurt Gödel – uno dei maggiori matematici della Storia, autore di teoremi fondamentali per l’intero edificio della scienza e della tecnica – rappresenta l’innesco di una vita nuova, l’iniziazione a un universo misterioso e fantastico. Con la dedizione assoluta di chi deve salvarsi la vita, l’autrice/narratrice si rifugia nella matematica e al contempo nella conoscenza personale, quasi viva, dell’uomo Godel: solo così troverà la chiave per fare i conti con l’assenza di senso, l’incaponirsi del destino, la casualità delle vicende umane.
“Incompletezza” è un romanzo unico nella sua riuscita fusione di due grandi temi apparentemente opposti: da un lato la ricerca di una passione materiale definitiva, che ci spossessi per sempre di noi, dall’altro l’ambizione a una conoscenza pura e astratta, che contempli soltanto sé stessa. Il genio sovrannaturale e umanissimo di Kurt Godel può trasformarsi allora, per chi narra e per chi legge, in un nuovo Virgilio, in una guida verso un senso possibile, verso un ordine fragile ma autentico della vita e del mondo.
Deborah Gambetta è nata a Torino nel 1970, dove vive tuttora.
Ha pubblicato racconti in varie antologie e i romanzi “Viaggio di maturità” (EL, 1998), “La colpa” (Rizzoli, 2003), “Il silenzio che viene alla fine” (Einaudi. 2005), “È tutto a posto” (Verdenero, 2011) e “L’argine” (Melville, 2016).

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