Era il 3 maggio del 1949 quando venne scattata l’ultima fotografia di Romeo Menti. Quel pomeriggio Meo si trovava allo stadio del Benfica, a Lisbona, insieme agli altri Invincibili del Grande Torino. Il giorno successivo, il 4 maggio, quella squadra leggendaria avrebbe trovato la morte sulla collina di Superga, consegnandosi per sempre alla storia del calcio italiano. Quell’immagine, sospesa tra quotidianità e destino, è una delle tante pubblicate nel libro Romeo Menti, l’Invincibile Bocia, presentato oggi pomeriggio a Casa Vicenza. Il volume è firmato da Anna Belloni, ricercatrice storica del Vicenza, che con questa sua ultima opera rende omaggio a una delle figure più iconiche e identitarie del calcio italiano. Non una semplice biografia sportiva, ma un lavoro di ricostruzione storica e umana che attraversa un’epoca segnata da guerra, migrazioni e pallone. Romeo Menti lasciò Vicenza giovanissimo. Esordì in biancorosso a 16 anni, lasciando subito il segno: 82 presenze e 34 gol raccontano un talento precoce e una personalità già definita. A 18 anni salutò la città per approdare alla Fiorentina, prima di essere ingaggiato dalla squadra più forte del mondo: il Torino degli Invincibili. Vicenza lo perse presto, ma non lo dimenticò mai. Generazioni di tifosi hanno continuato a riconoscersi in quel ragazzo che seppe imporsi con forza, sobrietà e identità. La definitiva consacrazione arrivò proprio in maglia granata. Con il Grande Torino, Menti entrò nella leggenda di una squadra immortale, cancellata da un destino crudele. Il 3 maggio 1949, alla vigilia di Superga, segnò anche il suo ultimo gol, nell’amichevole disputata contro il Benfica. Un dettaglio che restituisce tutta la forza simbolica di una carriera spezzata nel momento più alto. Menti fu protagonista anche in nazionale, con sette presenze e cinque gol, impreziosite da una tripletta all’esordio contro la Svizzera, a conferma di un talento riconosciuto anche a livello internazionale. Il libro è il risultato di quattro anni di ricerche, studio degli archivi, raccolta di testimonianze e della collaborazione delle famiglie dei giocatori biancorossi, che hanno aperto le porte dei propri ricordi ad Anna Belloni. Un lavoro reso ancora più solido dal contributo di Alessandro Lancellotti, giornalista, antropologo e ricercatore storico. Alla base del progetto c’è anche una motivazione profondamente personale. Tutto è iniziato da una lunga chiacchierata con Cristiano Menti, figlio di Romeo. «Insieme a mio marito ero ospite in Toscana di Cristiano, che conoscevo da tempo – ha raccontato Belloni –. Due giorni fatti di ricordi e aneddoti, finché lui mi chiese di scrivere un libro su suo padre. Accettai, e da lì iniziò un lungo viaggio nella storia di quell’epoca fatta di guerre, migrazioni e pallone».

Il libro non è solo un ricordo storiografico di Romeo Menti e dell’Italia di allora, ma anche la descrizione di un rapporto mai vissuto davvero. Romeo Menti morì quando Cristiano aveva appena 13 mesi. «È un dialogo pieno di malinconia – ha spiegato Belloni –. Cristiano mi ha affidato tutto il suo rammarico, il bisogno di conoscere il padre attraverso le parole degli altri». Cristiano Menti è scomparso nel 2023. «Speriamo che da lassù benedica quanto fatto per lui e per suo padre». La presentazione si è svolta  venerdì 19 dicembre, alle 17.30 a Casa Vicenza, nello stadio che porta il nome di Romeo Menti. Presenti numerosi ex giocatori biancorossi, il direttore generale Werner Seeber, l’assessore allo sport Leone Zilio e l’amministratore delegato di Marzotto Lab, che detiene il marchio Lanerossi, Luca Vignaga. «Broggian, Vescovi o Pellizzari – ha sottolineato Belloni – rappresentano oggi ciò che fu Menti 90 anni fa per i tifosi del Vicenza: giovani in cui immedesimarsi, fieri di vedere crescere chi indossa questa maglia». In apertura di presentazione, Anna Belloni non ha nascosto una sincera emozione per la presenza in sala di Fabio Gallo, allenatore del L.R. Vicenza, figura che incarna il presente di una storia sportiva che il libro racconta nel suo passato più profondo. Un momento che ha creato un ponte ideale tra le generazioni, tra la memoria degli Invincibili e il Vicenza di oggi. Belloni ha rivolto al tecnico alcune domande, sottolineando il valore dell’identità, del senso di appartenenza e della responsabilità che una maglia storica continua a portare con sé. Nella sua risposta, Gallo ha voluto riportare l’attenzione sul gruppo e sul lavoro quotidiano: «Il merito principale va ai giocatori, a quelli che hanno costruito il percorso della nostra stagione e a quelli che sto allenando quest’anno. Arrivare da un lungo periodo di risultati utili ti dà credibilità ancora prima di proporre le tue idee. Quando i risultati arrivano, i giocatori ti seguono. Poi servono anche fortuna, un gruppo che creda nel lavoro e una società che sappia sostenerti, che ti dia fiducia e ti metta nelle condizioni di lavorare con serenità». Un passaggio che ha chiuso l’incontro restituendo al pubblico il senso di continuità tra passato e presente: la stessa maglia, valori che cambiano forma ma non sostanza, e un’identità che continua a rinnovarsi nel tempo.

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