E’ stato recentemente sottoscritta una convenzione tra la Palladium s.a.s. di Christian Malinverni e l’università IUAV di Venezia per avviare un’esplorazione progettuale su alcuni scenari che, in un contesto di cambiamenti climatici, richiedono un ripensamento nella gestione e cura degli spazi pertinenziali di villa Godi Malinverni, i giardini e il parco della prima opera del Palladio a Lugo di Vicenza.  Tale collaborazione si inserisce all’interno del progetto di restauro del giardino storico voluto dal proprietario Christian Malinverni con Roberta Pellizzari e che lo studio dell’architetto Nazzareno Leonardi di Zugliano, progettista e direttore dei lavori e coordinatore di un team di professionisti, Diego Maino, Anna Chiara Vendramin e Marco Faccin, sta portando avanti a seguito di un finanziamento del PNRR Ministero della Cultura, Nex Generation Eu, Bando Parchi e giardini.  Si tratta di un progetto complesso e articolato, sotto il controllo della Soprintendenza archeologia Belle Arti e Paesaggio di Verona e di Roma.

L’intervento coinvolgerà il giardino palladiano cinquecentesco che attornia il corpo padronale, la foresteria gli annessi agricoli e la colombara, il brolo agricolo, il grande parco romantico all’inglese della metà dell’Ottocento e l’edifico annesso dell’ex limonaia, ed è il risultato di un’attenta ricerca storico-iconografica, botanica, forestale e climatica, di un rilievo accurato anche con i droni, di analisi scientifiche sullo stato delle alberature presenti.

Un intervento di restauro conservativo che prevede la manutenzione dei giardini, da quello antistante la villa, al giardino segreto, al giardino degli scaloni terrazzati, dei parterre con le fontane, del laghetto romantico e il grande bacino di raccolta, con i fossati, i punti di derivazione la strada carrozzabile e i percorsi pedonali originali. Ma anche i muri di cinta, la grande porta rustica, le numerosissime statue e il luoghi di meditazione amati dal Fogazzaro e dall’abate Zanella.

Con particolare risalto alla salvaguardia delle piante storiche centenarie, degli arbusti e delle piante da frutto e all’impianto di collezioni di fiori perenni per nuove aiuole che caratterizzeranno il giardino durante le stagioni.

Il giardino offre letture multidimensionali e transdisciplinari capaci di esprimere nature differenti di uno stesso spazio che, seppur circoscritto all’interno di un perimetro definito da siepi, muri in pietra o recinzioni, è in totale sinergia ecosistemica con ciò che lo circonda, anche a scale molto ampie. In questo si ritrova quella che spesso John Dixon Hunt definisce la terza natura del giardino e che il parco di villa Godi Malinverni esprime in tutte le sue forme.

Il giardino è luogo contemplativo ma anche cornice paesaggistica, il giardino è luogo produttivo ma anche di consumo, il giardino è così bello anche per tutto ciò che ha intorno, in altri termini un capitale materiale e immateriale immenso.

Ma il futuro è incerto e permangono molti punti interrogativi su come potranno configurarsi tali spazi soprattutto nella cornice di un ambiente sempre più segnato da sbalzi climatici, periodi prolungati di siccità, “bombe d’acqua” o fenomeni atmosferici estremi.

Avvenimenti anche recenti hanno segnato in modo indelebile il nostro territorio e hanno dato riprova dell’esigenza e dell’urgenza di assumere iniziative sempre più radicali. Il clima che sta cambiando ormai è un mantra. Questo impone di ridiscutere ormai tutto ciò che ci circonda, non solo quindi il modo di abitare e praticare la città ma anche soprattutto i modi di tutelare e gestire le risorse ambientali e paesaggistiche che costellano un territorio unico come quello pedemontano veneto, capace di accostare paesaggisticamente e ambientalmente lo spazio circostante con le testimonianze antiche e recenti di una storia contestuale e in fondo umana.

E’ nel solco di questa riflessione che si inscrive l’esplorazione progettuale dell’università Iuav di Venezia, coordinata dal prof. Luca Velo con l’arch. Edoardo Alberti. Riuscire a immaginare come gli spazi aperti delle ville venete possano provare a diventare luoghi autosufficienti di risorse idriche ed energetiche, nel rispetto dell’integrità storica e compositiva.

Questi diventano temi essenziali per poter garantire un futuro sicuro e duraturo a tali spazi anche attraverso la possibile applicazione di nuove metodi di stoccaggio delle risorse idriche in primis, ma anche attraverso possibili ricomposizioni territoriale dove il ruolo degli spazi aperti di pertinenza di tante ville venete che si distribuiscono nell’arco pedemontano non si esprima unicamente entro i limiti dei propri confini. E’ di certo una sfida quella di provare a costruire visioni per il futuro. Una sfida che si traduce non unicamente in esercizi esplorativi ma anche in prove ambiziose che probabilmente diventano occasioni concrete per discutere e perfezionare possibili ipotesi che un futuro non molto lontano potranno imporre di adottare.

E’ in questo contesto che villa Godi Malinverni potrà diventare il punto di riferimento di studi e ricerche sul paesaggio in rete anche con le altre importanti ville storiche della pedemontana veneta da villa Barbaro a Maser alla villa Rotonda di Vicenza, a ville più tarde come villa Valmarana ai Nani di Vicenza, villa Da Schio a Castelgomberto, villa Rossi a Santorso, oggetto di finanziamenti. La borsa di ricerca dell’Istituto universitario di architettura di Venezia, che sosterrà questa iniziativa, vedrà almeno due momenti divulgativi: a novembre 2023 ed un secondo dopo circa sei mesi, durata del finanziamento.

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