Ha commosso quella scena del Papa che ha ricordato Santa Bakhita, tanto cara agli scledensi. La santa è sepolta a Schio e a lei sono stati dedicati eventi durati una settimana intera. Ma il momento più toccante è stato il ricordo di Papa Francesco e quel quadro gigantesco raffigurante colei che fu una schiava, che , grazie a chi la liberò, ebbe il dono di amare liberamente Cristo. Di  Santa Bakhita, oggi, se n’è occupata la stampa nazionale, ma anche la stampa estera, che ha realizzato lunghi reportage, ripercorrendo la vita della ‘suora di cioccolato’, e arrivando a Schio, dove le troupe hanno ripreso i luoghi più significativi dedicati a lei.

All’Angelus, papa Francesco ha chiesto ai governi di affrontare “con decisione” le cause della tratta. E ha domandato a tutti di “collaborare denunciando i casi di sfruttamento e schiavitù”. ‘Gesù ha aiutato Pietro e i suoi colleghi pescatori “a non cadere vittime della delusione e dello scoraggiamento di fronte alle sconfitte. Li ha aperti a diventare annunciatori e testimoni della sua parola e del regno di Dio”.

(Asianews). Una preghiera a santa Giuseppina Bakhita, perché aiuti “tutti quelli che sono intrappolati nella schiavitù”, vittime della tratta di persone. L’ha proposta papa Francesco oggi ai fedeli radunati in piazza san Pietro per l’Angelus. La santa, da bambina, era stata venduta schiava, poi liberata dal suo padrone, un italiano, e poi divenuta suora canossiana a Venezia e vissuta poi a Schio . In occasione della sua festa, l’8 febbraio, si è svolta la quinta “Giornata mondiale contro la tratta di persone” dal titolo “Insieme contro la tratta”.

“E’ un invito – ha detto il papa – ad unire le forze per vincere questa sfida. Ringrazio tutti coloro che combattono su questo fronte, in particolare tante religiose. Faccio appello specialmente ai governi, perché siano affrontate con decisione le cause di tale piaga e siano protette le vittime. Tutti però possiamo e dobbiamo collaborare denunciando i casi di sfruttamento e schiavitù di uomini, donne e bambini. La preghiera è la forza che sostiene il nostro impegno comune”.

Insieme ai pellegrini, Francesco ha poi recitato la preghiera che era stata distribuita a tutti nella piazza.

In precedenza egli aveva commentato il vangelo di oggi (5° domenica per anno, C, Luca 5,1-11), che narra di Simone “affaticato e deluso, perché quella notte non avevano pescato nulla” e dell’invito di Gesù a prendere il largo e gettare le reti per la pesca. Subito, “Simone risponde con una obiezione, ma poi, “ispirato dalla presenza di Gesù e illuminato dalla sua Parola, dice: «…ma sulla tua parola getterò le reti» (v. 5). “È la risposta della fede – ha spiegato – che anche noi siamo chiamati a dare; è l’atteggiamento di disponibilità che il Signore chiede a tutti i suoi discepoli, soprattutto a quanti hanno compiti di responsabilità nella Chiesa. E l’obbedienza fiduciosa di Pietro genera un risultato prodigioso: «Fecero così e presero una quantità enorme di pesci» (v. 6)”.

“Si tratta di una pesca miracolosa…: quando ci mettiamo con generosità al suo servizio, Egli compie in noi cose grandi. Così agisce con ciascuno di noi: ci chiede di accoglierlo sulla barca della nostra vita, per ripartire con Lui e solcare un nuovo mare, che si rivela carico di sorprese. Il suo invito a uscire nel mare aperto dell’umanità del nostro tempo, per essere testimoni di bontà e di misericordia, dà senso nuovo alla nostra esistenza, che rischia spesso di appiattirsi su sé stessa”.

E commentando le resistenze di Pietro, che mostra la sua “inadeguatezza” («Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore»), e l’incoraggiamento di Gesù («Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini»), ha concluso: “Il miracolo più grande compiuto da Gesù per Simone e gli altri pescatori delusi e stanchi, non è tanto la rete piena di pesci, quanto l’averli aiutati a non cadere vittime della delusione e dello scoraggiamento di fronte alle sconfitte. Li ha aperti a diventare annunciatori e testimoni della sua parola e del regno di Dio. E la risposta dei discepoli è stata pronta e totale: «Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono» (v. 11). La Vergine Santa, modello di pronta adesione alla volontà di Dio, ci aiuti a sentire il fascino della chiamata del Signore, e ci renda disponibili a collaborare con Lui per diffondere dappertutto la sua parola di salvezza”.

Santa Bakhita: dalla schiavitù alla rinascita in Cristo

Nata in Sudan nel 1869, Santa Bakhita, passò un’infanzia dolorosa e difficile. Rapita da piccola e venduta come schiava al mercato degli schiavisti, iniziò un lungo peregrinare di padrone in padrone, caratterizzato da violenza, torture, abusi e privazione che ne segnò il corpo e la mente. Durante un rituale tribale il suo corpo subì venne una marchiatura con 114 tagli di coltello. Venduta per l’ultima volta ad un padrone italiano, la ragazza sudanese conobbe la misericordia e il verbo di Cristo. Ricevette il battesimo (durante il quale le viene dato il nome Giuseppina), la cresima ed infine divenne una suora.

In quegli anni imparò a farsi amare da grandi e piccoli per la sua gentilezza e disponibilità; le sue azioni caritatevoli ebbero un’eco tale che già in vita era chiamata santa.

Le venne riconosciuta la santità solamente nel 2000 per volontà di Giovanni Paolo II.

Adesso, per volere di papa Francesco, è divenuta simbolo della lotta alla schiavitù ed alla tratta di esseri umani.

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