Un’opportunità in più per gli appassionati dell’arte di Antonio Ligabue. L’esposizione dal titolo “Ligabue. Un altro mondo” a cura di Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi, organizzata da Augusto Agosta Tota, in corso al Museo Le Carceri di Asiago, sarà aperta al pubblico anche in orario serale.

Dal 20 luglio al 31 agosto, la mostra sarà visitabile tutti i giorni, dalle ore 10.00 alle ore 12.30 e dalle ore 15.30 alle ore 22.00.

A supporto della mostra, si terranno visite guidate e una serie di attività didattiche laboratoriali rivolte alle scuole e ai giovani.

L’evento è promosso dal Comune di Asiago, in collaborazione con la Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma, con il patrocinio di Regione Veneto, Provincia di Vicenza e Unione Montana. In esposizione, oltre 70 opere tra dipinti, disegni e sculture, tra le quali capolavori come “Pascolo montano” del 1928, “Gattopardo con teschio” del 1933, “Diligenze con castello” del 1952, “Tigre assalita dal serpente” del 1953,  “Autoritratto” del 1954.

LA MOSTRA

La mostra introduce l’arte di questo genio visionario sempre in evoluzione, la sua appassionata ricerca che sapeva inventare e rinnovare usando colori violenti e comunque armonici nella loro pressante suggestione emotiva, proponendo un’iconografia insieme popolare e raffinata.

Un excursus all’interno dei tre periodi canonici in cui è stata suddivisa la produzione artistica dell’autore: dagli animali domestici dei primi anni, alle tigri dalle fauci spalancate, i leoni mostruosi, i serpenti, i rapaci che ghermiscono la preda o lottano per la sopravvivenza: una vera e propria giungla che l’artista immagina con allucinata fantasia fra i boschi del Po. La natura dipinta da Ligabue è il teatro di una violenza implacabile. Le foreste, le pianure, i campi e gli stessi fienili sono luoghi di combattimenti di ogni tipo.

Presenti anche alcuni autoritratti, nei quali Ligabue dipinge il proprio dolore esistenziale, gridandolo con l’urgenza di una sensibilità intensa e ferina; è il tormento di un’anima che grazie alla pittura trova la propria voce e il proprio riscatto.

“Toni al Matt”, un folle, un visionario, un genio tormentato, un vero artista, segnato dal disagio, dalla solitudine e dall’isolamento, che seppe trovare nell’arte una sua originale forma di riscatto e fece dell’espressione artistica il suo principale mezzo di comunicazione. Isolato dal resto del mondo, tra i fitti pioppeti del fiume Po, Ligabue entrò in contatto con la natura maturando un proprio un modo di essere e una spiccata sensibilità nei confronti degli stessi animali che divennero poi i principali protagonisti delle sue opere.

Dai suoi dipinti traspaiono l’angoscia, la solitudine, la lotta istintiva per sopravvivere e ottenere il proprio posto nel mondo, il desiderio viscerale di amore e di socialità che sono bisogni che accomunano ogni uomo e rimangono attuali in ogni epoca.

Proprio l’immediatezza dei suoi quadri e la forza espressiva della sua pittura fanno sì che si instauri un legame particolare tra le sue opere e l’osservatore. La sua popolarità si deve proprio all’abilità di comunicare e trasmettere, a fasce di persone quanto più vaste possibili, ideali estetici, sensazioni, visioni dal mondo. L’esposizione è accompagnata da un catalogo con la riproduzione di tutte le opere esposte, saggi dei curatori e testi istituzionali.

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