La determinazione dell’uomo che persegue il suo obbiettivo, il saper accettare la scomparsa di amici che fino a pochi minuti prima erano con te nell’avventura. Ma anche il riscaldamento globale, l’inquinamento della montagna e l’importanza di portarsi indietro i rifiuti, la collaborazione con persone di culture diverse, la difficoltà di viaggiare al tempo del covid, il saper rinunciare. Temi importanti, affrontati ad Asiago da Mario Vielmo, alpinista vicentino che il 28 luglio scorso ha raggiunto la vetta del suo dodicesimo ottomila.

Ce l’ha fatta al terzo tentativo e ora gliene mancano solo due (il Nanga Parbat e lo Shisha Pangma) per chiudere il cerchio e averli conquistati tutti, entrando così di diritto nel palmares dei più forti alpinisti del mondo.

Ha raccontato la sua avventura con la lucidità che lo contraddistingue, accompagnato dal collega e giornalista Claudio Tessarolo, che era con lui anche sul K2 quando l’amico Stefano Zavka sparì nel buio della notte nella ‘zona della morte’.

Una serata che ha ‘raccolto’ circa 2oo persone in piazza Carli, domenica sera, dove si sono radunati non solo appassionati della montagna e delle sfide impegnative, ma anche persone che volevano solo capire come si scala un 8mila, cosa succede dopo che uno è salito sul tetto del mondo.

Vielmo nel parla con naturalezza, consapevole che non sono avventure per tutti, ma obiettivi impegnativi che richiedono preparazione e motivazione. Le spedizioni commerciali infatti, quelle in cui a suon di decine di migliaia di dollari si sale sulla vetta dell’Everest, a quota 8.848, sono ben altra cosa.

Mario Vielmo è uno di quegli alpinisti che sale senza ossigeno, che rischia il giusto, che ha saputo tornare indietro a 150 metri dalla vetta del Gasherbrum I durante uno dei due precedenti tentativi, andati a vuoto.

“Rinunciare, quando serve per andare avanti, per tornare a casa vivi, non è mai una sconfitta – ha detto riferendosi al compagno Marco Confortola, amico e collega alpinista, che non se l’è sentita di andare in vetta meno di un mese fa, facendo tentennare anche Vielmo. “Sapevo che su quella montagna non ci sarei tornato più – ha spiegato l’alpinista di Lonigo – Ho tirato fuori le mie energie, lasciato scendere Marco, poi sono salito sulla cima. Ma Marco non ha sbagliato, ha vinto anche lui, perché saper rinunciare quando ci si sente in condizioni di svantaggio rispetto alla montagna, significa vincere”.

Vielmo lo dice con un peso nel cuore, dopo aver pianto la perdita di amici che con lui hanno condiviso momenti di gloria e attimi di terrore.

L’occasione di Asiago però è stata anche l’opportunità di poter parlare di altri temi, importanti anche per chi in montagna ci va solo per fare un pic nic.

Il riscaldamento globale

Riscaldamento globale, scioglimento della neve e del ghiaccio. Un argomento che sembrerebbe non riguardare che sale sul tetto del mondo, ma che invece ha portato molti grandi alpinisti a riflettere. “E’ piovuto per la prima volta sulla calotta glaciale della Groenlandia (il 21 agosto scorso) – ha spiegato Vielmo, raccontando di essersi trovato in discesa da un ottomila con la neve fino all’inguine, quando si sarebbe aspettato uno strato di ghiaccio resistente – La neve scioglie a quote molto elevate e anche per noi emergono nuove difficoltà”.

I rifiuti

“Ci siano riportati indietro i rifiuti”, ha sottolineato l’alpinista ad una folla interessata a capire come si vive l’altissima montagna. Che se nella normalità presenta rifiuti abbandonati da escursionisti incivili, con i gestori dei rifugi che chiedono costantemente collaborazione per non trovarsi sommersi da bottiglie di plastica e immondizie abbandonate, nel caso della montagna ‘estrema’ è un problema serio, perché ogni etto di peso in più addosso può rappresentare un problema per gli alpinisti.

Le culture diverse

La montagna non conosce differenze culturali ed in cima ad una montagna tutti hanno in comune una sola cosa: l’obiettivo di tornare a casa sani e salvi, collaborando, stringendo alleanze, aiutandosi reciprocamente.

“Mentre scendevo dal Gasherbrum I ero stanco morto, ma un alpinista era caduto in un crepaccio e rischiava di trascinare dentro anche la sua compagna – ha spiegato Vielmo – Sono risalito per la lunghezza necessaria e l’ho tirato fuori. Non sono un eroe, mi sentivo che non avrei potuto fare diversamente”.

Viaggiare al tempo del covid

Arrivare in Pakistan, al confine con la Cina, nella regione Himalayana del Karakorum, non è stato facile. “Ho dovuto cancellare e riprenotare diversi voli – ha raccontato Vielmo, che ha ancora due ottomila da scalare e vorrebbe farlo nel 2022 – Vorrei scalarli entrambi l’anno prossimo, ma non credo sarà facile ottenere il permesso per lo Shisha Pangma, che si trova in Cina”.

Anna Bianchini

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