I cani alla catena sull’Altopiano di Asiago diventano un caso nazionale.

Sta facendo il giro dell’Italia la petizione lanciata da Enpa dopo il gravissimo fatto di sangue avvenuto a Roana, con il pestaggio di chi voleva liberare quattro povere bestie. Sarà la Procura della Repubblica a fare luce su quello che nel giro di pochi giorni è diventato a tutti gli effetti ‘il caso Altopiano’ e sono in molti a chiedersi “Ma era davvero necessario arrivare a questo?”

Quattro Guardie Zoofile aggredite, due delle quali picchiate ferocemente mentre svolgevano normali controlli su quattro cani maltrattati in una azienda agricola, che venivano tenuti a catena nonostante la legge lo vieti dal 2014, con i loro proprietari che, ‘armati’ di pala, non solo hanno colpito i poliziotti ferendoli e costringendoli a rivolgersi alle cure ospedaliere, ma hanno anche sguinzagliato i cani per intimidazione, dopo aver accuratamente pianificato l’agguato.

E’ quanto emerge dalla copiosa documentazione che ora è al vaglio della Procura: tredici pagine di denuncia, diciotto allegati e dopo aver visionato i video rallentati con il sistema moviola si coglie senza ombra di dubbio la drammaticità dell’aggressione messa in atto dai proprietari dei cani.

La ricostruzione dell’agguato

“La violenza è stata pianificata, quando le Guardie se ne stavano andando ed erano vicine alle autovetture, l’agguato è stato sferrato nella piazza, i quattro erano ben consapevoli che l’unica telecamera attiva guardava l’incrocio dalla parte opposta, convinti inoltre che nessuno avrebbe testimoniato in quanto sono temuti dai residenti – spiegano le Guardie di Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) – L’obbiettivo del loro blitz, distruggere le fonti di prova contenute nel telefonino della guardia donna che aveva filmato la prima aggressione con la pala messa in atto dall’allevatore, e quello di dare una lezione al Capo Pattuglia che aveva spruzzato il peperoncino sull’aggressore per interrompere il reato. Immagini crude che dimostrano una violenza cieca, ma le più scioccanti sono le ultime che mostrano il Capo Pattuglia a terra privo di sensi, alla moviola si vedono gli ultimi due calci, uno dei due caricato lo fa sobbalzare. Una violenza che ha smosso le coscienze e alcuni residenti hanno voluto lasciare le loro testimonianze firmate dichiarando: per senso civico e perché è stata una cosa troppo grave su cui non si può fare finta di nulla. Un video è stato recapito alle Guardie, in questo caso il residente ha deciso di dare il suo contributo anche per l’indignazione provata leggendo quanto riportato dai media che parlavano ‘di rissa’, alla Procura è stato consegnato anche il contenuto della ‘scatola nera’ un registratore che portano sempre i capi pattuglia quando stanno operando”.

Per i quattro aggressori la situazione si fa pesante, visto che su di loro pendono sette capi di imputazione, con il rischio di arrivare a cinque anni di carcere.

I fatti dell’Altopiano, che ora ‘vanta’ un vero e proprio ‘caso’ di cui non può andare di certo fiero, sono stati talmente gravi da rimbalzare ben oltre il Veneto.

Le condizioni dei cani in Altopiano

Nell’ultimo mezzo secolo infatti le Guardie Enpa a Vicenza non erano mai state coinvolte in fatti del genere, nonostante il continuo approccio con i cittadini, nonostante affrontino oltre ottocento controlli l’anno quasi sempre su segnalazione. Ed in Altopiano, dove nel frattempo è partita una raccolta firme per sensibilizzare anche gli amministratori comunali ad intervenire tempestivamente per la tutela degli animali, “sono sempre tantissimi i cani tenuti a catena, al freddo, sotto la pioggia e la neve, con l’acqua ghiacciata, senza cibo, in mezzo ai loro escrementi, spesso abbandonati in luoghi lontano dalla casa dei proprietari, in ruderi abbandonati. I loro padroni dicono che devono ‘temprarsi’”, ha spiegato indignata Federica De Pretto, presidente di Enpa sezione Thiene-Schio, da sempre in prima linea nella difesa di quelli che lei definisce “gli ultimi”.

“Va ricordato che il cane è un animale da branco condannarlo a vivere da solo lontano da tutto significa ucciderlo lentamente – spiegano da Enpa – Sulle motivazioni che hanno scatenato l’aggressione, il soggetto più pericoloso era già stato denunciato dalle Guardie Zoofile per un altro fatto. Aveva minacciato e spintonando facendo resistenza ad un Pubblico Ufficiale, aveva asportato un cane durante un sequestro penale, una femmina tenuta in assoluto abbandono e a catena corta, non aveva ottemperato alle disposizioni che potevano dare un minimo di benessere alla povera vecchia cagna, attualmente scomparsa.

Il problema Altopiano e le richieste di Enpa ai sindaci

In mezzo ad una cultura rurale, in cui i maltrattamenti sugli animali e le pessime condizioni in cui vengono tenuti molti cani sono ancora estremamente diffuse, va tenuta in considerazione anche la responsabilità degli amministratori locali e di chi, a conoscenza di animali maltrattati, lasciati in stato di abbandono, tenuti a catena ed esposti alle intemperie, finge di non vedere e non segnala. Se finalmente esiste il ‘caso Altopiano’ è proprio perché qualcuno è uscito dall’omertà, sconfiggendo la paura di subire ritorsioni e ha deciso di muoversi a tutela degli esseri indifesi.

Ma serviva davvero arrivare a questo per accorgersi di come vengono trattati molti cani in Altopiano?

“Chiediamo ai Sindaci una cosa molto semplice, talmente ovvia che non ci dovrebbe nemmeno essere bisogno che qualcuno la chiedesse – ha sottolineato Federica De Pretto – Che venga fatta rispettare la legge. Leggiamo in queste ore pubblicità per i turisti, in cui l’Altopiano di Asiago viene descritto come ‘Pet friendly’, ma poi la realtà di molti cani, girando sul posto, è che vivono in condizioni ignobili. Le persone ci stanno sostenendo perché questa inciviltà finisca subito. Abbiamo lanciato una petizione e raccolto oltre 3.700 firme in 48 ore. Un riscontro così forte dimostra che stiamo dando voce a tanta gente che non sopporta di vedere questa inciviltà. L’Altopiano di Asiago è in Veneto ed è assurdo che per fare rispettare le leggi italiane servano delle petizioni. Un territorio che punta così tanto sul turismo dovrebbe essere più sensibile a certe tematiche”.

Anna Bianchini

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