Un’ordinanza del ministro Speranza fa slittare la riapertura degli impianti sci al 5 marzo. “Non posso non esprimere stupore e sconcerto, anche a nome delle altre Regioni, per la decisione di bloccare la riapertura degli impianti sciistici a poche ore dalla annunciata e condivisa ripartenza” prevista per oggi, 15 febbraio, dichiara Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle regioni, che ricorda: “Solo una settimana fa il Cts aveva validato la riapertura di queste attività in zona gialla attraverso linee guida molto stringenti, formulate dalle Regioni in accordo coi gestori e secondo le indicazioni dei tecnici. Poi, in queste ore, abbiamo assistito ad un cambio repentino di orientamento da parte del Cts, che spiazza totalmente i gestori degli impianti e quanti avevano già prenotato. Non mi sono mai permesso di sindacare le misure per contenere i contagi, perché il contrasto dell’epidemia era e resta la priorità; ma cambiare le regole all’ultimo minuto– conclude il governatore- è un danno enorme per gli operatori economici, che hanno già visto saltare il grosso della stagione invernale. Le regole si rispettano, ma ora servono subito aiuti economici concreti e immediati”.

 ZAIA: “STOP SCI ARRIVA TARDI, COSÌ IMPOSSIBILE PROGRAMMARE

In linea con Bonaccini il governatore del Veneto, Luca Zaia, che in merito al rinvio delle aperture delle piste da sci dichiara: “Pur considerando che la salute dei cittadini viene prima di tutto, è innegabile che questo provvedimento in zona Cesarini mette in crisi tutti gli impiantisti. In Veneto, in particolare, io avevo firmato un’ordinanza che decretava il via dal 17. Per cui tutti gli operatori avevano già predisposto ogni cosa: erano state preparate le piste, i rifugi erano già pronti ad accogliere. E avevamo previsto di aprire al 30 per cento, rispettosi delle regole di salute pubblica”. “Certamente il provvedimento mette in difficoltà tutti coloro che si erano adoperati per una stagione che non è mai iniziata- prosegue Zaia- e che ora devono addirittura sobbarcarsi i costi di un riavvio che ormai non ci sarà fino al 5 marzo. Il danno è quindi ancora più pesante. Bisogna pertanto provvedere a ristorare ampiamente una economia fondamentale per le nostre zone montane, una economia che è fatta anche di stagionali e di persone che lavorano nel mondo ampio del settore dell’ospitalità. Parliamo di un settore praticamente massacrato: su 65 mila posti di lavoro persi, ben 35 mila sono del settore turistico. E il turismo è la prima industria del Veneto con 18 miliardi di fatturato. Prendo dunque atto di un provvedimento che arriva molto, troppo tardi, superando ampiamente anche i tempi supplementari. Bisogna dunque provvedere immediatamente ai ristori, ma anche indennizzi per il danno ricevuto. Siamo infatti tutti convinti che la salute sia un bene assolutamente primario: ma non possiamo continuare ad assistere a questo balletto di dichiarazioni, col Cts che prima dice che possono essere aperte le piste da sci e poi una dichiarazione mediana che esprime preoccupazione fino al niet finale. Così è impossibile programmare alcunché”.

I MINISTRI: “INDENNIZZI PER LA MONTAGNA PRIORITÀ ASSOLUTA”

“La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci sono altri stop. È prima di tutto una questione di rispetto per un sistema delicato che tanto contribuisce al benessere del Paese. Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato; già subito nel prossimo decreto”. Così i ministri Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia sull’ordinanza di Speranza.

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