Monumenti simbolo ed edifici pubblici dei Comuni di Breganze, Carrè, Chiuppano, Fara Vicentino, Lugo Vicentino, Marano Vicentino, Santorso, Sarcedo, Schio, Thiene, Zanè e Zugliano saranno illuminati in questo fine settimana ad esprimere il sostegno all’iniziativa proposta da Comunità di Sant’Egidio ed Amnesty International nella Giornata Internazionale “Città per la Vita, Città contro la Pena di morte”.

Con quest’iniziativa verrà accesa una luce, non solo ideale, sulle zone d’ombra in cui sono reclusi i dead man walking del nostro presente, ma anche per ricordare che, negli ultimi anni, sono stati fatti passi molto significativi per l’abolizione della pena di morte a tante latitudini del pianeta.

A Carrè sarà illuminato di rosso il monumento ai Caduti di piazza IV Novembre, a Chiuppano la sala consiliare dal 29 al 30.

Lugo Vicentino illuminerà una pianta di ulivo in piazza XXV Aprile.

A Fara Vicentino si terrà un incontro il 1 dicembre 2016, alle 20.30, presso la sala “La Chapelle sur Loire” in piazza Arnaldi in collaborazione con il gruppo giovani “PERFAR-EVENTI”: dopo una prima parte introduttiva, durante la quale saranno resi noti i dati attuali sulla pena di morte, sarà mostrato un filmato, realizzato dal Gruppo Giovani  con interviste ai cittadini di Fara Vicentino, che evidenzierà quale sia il grado di conoscenza e di consapevolezza su questo argomento; seguiranno letture di brani e proiezione di alcuni spezzoni di film sulla tematica.

A Marano Vicentino sarà illuminata nella serata del 30 novembre la facciata del Municipio.

A Santorso sia nella serata del 29 che del 30 novembre p.v. sarà illuminata di luce viola la Chiesa del Santo in via del Santuario. A Sarcedo il municipio sarà illuminato il municipio il 30 novembre, a Thiene dal 27 al 30 la fontana di Bacco e Arianna, a Zanè nella notte del 30 novembre un Monumento comunale e a Zugliano a risplendere di luce sarà Villa Giusti.

A Schio ad essere illuminata sarà la statua dell’Omo in piazza Rossi, a significare l’impegno per un mondo senza pena di morte.

L’iniziativa altovicentina sarà arricchita, come negli anni scorsi, anche da una testimonianza. Anche il Comune di Nove ha aderito all’iniziativa.

A portarla sarà Wilbert Rideau, statunitense di Baton Rouge.

Rideau è stato definito “il detenuto meglio riabilitato nel mondo”: condannato a morte da quando aveva 19 anni, la sua pena fu commutata nel 1972 quando per un breve periodo la Corte suprema degli Stati Uniti aveva dichiarato incostituzionali le esecuzioni capitali. E’ uscito dal carcere dopo 44 anni, nel 2005. Nel carcere di Angola, il più grande penitenziario di massima sicurezza del Paese – più di 7.200 ettari di terreno e 5.200 detenuti – Wilbert era diventato il direttore della rivista del carcere The Angolite, vincendo anche un premio di giornalismo. Ha codiretto il documentario The farm, che nel 1998 aveva ricevuto una nomination agli Oscar. Nel 2010 ha pubblicato il suo libro di memorie In the Place of Justice: A Story of Punishment and Deliverance.

Rideau racconterà la sua storia alla cittadinanza a Thiene, nel pomeriggio di domenica 27 novembre 2016 alle 17.30 all’Auditorium Città di Thiene-Fonato con  ingresso libero e agli studenti a Schio nella mattina di lunedì 28 novembre 2016 alle 10.00 all’aula Magna ITIS “De Pretto”.

 

 

Il testimone del 2016: Wilbert Rideau

Wilbert Rideau, 44 anni passati in un carcere della Luisiana 12 dei quali nel braccio della morte. «Non sono una vittima, e so il male che ho fatto alla persona cui senza volere ho tolto la vita e alla mia famiglia, ma sono l’uomo più fortunato al mondo. Ho avuto il modo di rileggere la mia vita e i miei errori e sono riuscito a dare voce a chi non ce l’aveva».

Nel 1961, all’età di 19 anni, nel corso delle concitate fasi di una rapina in banca, Wilbert, in un momento di panico, uccise una donna. Male assistito da due avvocati d’ufficio, fu sommariamente condannato a morte in Louisiana, nel 1962,  da una giuria di soli bianchi. Processato numerose volte ha vissuto nel braccio della morte per 12 anni finendo poi di scontare la sua pena nel 2006 dopo 44 anni di carcere.

Sulla sua esperienza di una vita in prigione  ha scritto un libro: In the Place of Justice: a Story of Punishment and Deliverance. Il racconto si snoda come tra le mura della sua cella, 6 passi avanti e indietro, 30 minuti a settimana per fare la doccia.

Negli anni passati in isolamento Rideau ha cercato di far sopravvivere la sua mente leggendo, imparando e cercando di capire se stesso. Nel tempo è diventato giornalista e dall’interno del carcere ha potuto far parlare i detenuti del braccio della morte. «La pena di morte non è un deterrente, tutti quelli che ho conosciuto non avevano mai riflettuto sulla pena prima di esservi condannati. Del resto in Luisiana ci sono pene durissime e si finisce in carcere facilmente ma è ancora lo stato con più criminalità».

 

La campagna internazionale contro la pena di morte è da anni una priorità assoluta della politica estera italiana. L’Italia è fermamente convinta che l’abolizione della pena capitale contribuisca al rafforzamento dei diritti umani e che la pena di morte non abbia alcun valore aggiunto in termini di sicurezza dei cittadini o di dissuasione dal crimine, ma anzi renda ogni eventuale errore giudiziario drammaticamente irreversibile. Sulla base di queste premesse, l’Italia ha assunto un ruolo chiave nella campagna internazionale contro la pena capitale dando impulso negli ultimi due decenni a diverse iniziative in ambito Nazioni Unite.

Alla Giornata Mondiale delle “cities for life – cities against the death penalty” aderiscono più di 2000 città nel mondo che si sono dichiarate “Città per la vita” e si impegnano per l’abolizione della pena di morte.

La Giornata Mondiale delle Città per la Vita/Città contro la Pena di Morte, che si tiene il 30 novembre di ogni anno, rappresenta la più grande mobilitazione contemporanea planetaria per indicare una forma più alta e civile di giustizia, capace di rinunciare definitivamente alla pena capitale. Le città che prendono parte a questa Giornata  organizzano iniziative a carattere educativo e spettacolare che vedono coinvolti monumenti o piazze-simbolo e interventi mirati alla sensibilizzazione dei cittadini. Ogni anno, il numero di adesioni cresce, segno di una nuova cultura della vita.

Sin dal 2002 il 30 novembre è stata individuata come data simbolo perché ricorda la prima abolizione della pena capitale, avvenuta nel 1786 nel Granducato di Toscana

La pena capitale è un residuo del passato, come a lungo lo sono stati la schiavitù e la tortura, poi rifiutati dalla coscienza universale. Tuttavia, la strada verso la sua eliminazione resta lunga ma non impossibile e necessita di un’azione decisa.

 

Curiosità: il primo monumento che si è illuminato in Italia è stato, nel 2002, il Colosseo ed è diventato il monumento simbolo della campagna.

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