Ad oggi in Veneto sono stati individuati circa 50 casi di variante Delta ma secondo Antonella Ricci, direttrice generale dell’Izsve (Istituto zooprofilattico sperimentale delle venezie), “la variante indiana non si svilupperà da noi come si sta sviluppando nel Regno Unito”. Questo per due motivi principali. Il primo è che la la variante è arrivata in Italia più tardi rispetto a quando è arrivata nel Regno Unito, e “questo è un gran vantaggio” perché nel frattempo è arrivato il caldo estivo, con tutto ciò che questo comporta. Il secondo è comunque legato allo sfasamento temporale con cui la variante è arrivata, che ha consentito di portarsi avanti con le vaccinazioni. “Molte più persone hanno completato il ciclo vaccinale”, sottolinea Ricci, mentre nel Regno Unito ci sono molte persone che hanno ricevuto una sola dose, che “sono il terreno ideale per le varianti”. Ad ogni modo, al momento “l’andamento della pandemia nel Regno Unito è preoccupante per il numero di casi, ma non per i malati gravi. E questa è la dimostrazione che la popolazione vaccinata risponde meglio”.
In questo momento, con le vaccinazioni che aumentano, l’emersione di nuove varianti di coronavirus è un fenomeno “assolutamente normale, previsto e prevedibile”. E “non c’è niente di particolarmente preoccupante, ma bisogna continuare a controllare l’andamento del virus, tracciare, fare tamponi e sequenziare”. Ha spiegato la direttrice dell’Izsve , oggi in conferenza stampa dalla sede della Protezione civile regionale a Marghera. “Dal Veneto ad oggi abbiamo depositato nel database nazionale e in quello internazionale 1182 sequenze, e siamo la Regione che ha depositato più sequenze a livello nazionale”, prosegue Ricci. Inoltre, “abbiamo fatto 2479 sequenziazioni parziali che consentono comunque di identificare le varianti”. E la sequenziazione è la sfida del futuro secondo il presidente della Regione Luca Zaia, che auspica l’introduzione di “un obbligo” a livello nazionale, un po’ come è stato fatto per il numero minimo di tamponi da effettuare in relazione alla zona in cui ci si trova. “Va stabilito un benchmark per definire quante sequenziazioni bisogna fare”, afferma Zaia. “Siamo passati da cacciare il virus con il carroarmato a inseguirlo con il cecchino”, conclude.
Oggi in Veneto sono arrivate 238.680 dosi di vaccino Pfizer e 11.650 dosi di Johnson&Johnson. Domani è atteso l’arrivo di 42.600 dosi di Astrazeneca, mentre Moderna non arriverà fino alla prossima settimana. Ieri, tuttavia, sono arrivate 20.000 dosi di Moderna e 10.530 di Pfizer aggiuntive, destinate ai soggetti under 60 che hanno ricevuto la prima dose di Astrazeneca e quindi ora necessitano di somministrazione eterologa. Ha detto l’assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin. In tutto, i soggetti che necessitano di somministrazione eterologa in Veneto sono circa 36.000.
Nelle ultime 24 ore in Veneto sono stati individuati 84 positivi, con una prevalenza dello 0,33% su 25.510 tamponi. I soggetti attualmente positivi sono 5.609, i ricoverati sono 372 di cui 326 in area non critica e 46 in terapia intensiva. Risulta poi un decesso. Questi i dati diffusi oggi dalla Regione Veneto.
Agenzia Dire