Sportelli di zona per l’assistenza familiare, dove trovare una badante, orientarsi tra i servizi pubblici e privati presenti nel territorio per le famiglie e per l’assistenza alle persone, o anche solo conoscere le opportunità e i servizi di sostegno ai quali un nucleo familiare ha diritto, soprattutto nelle situazioni di difficoltà e fragilità: è quanto prevede il progetto della Regione Veneto avviato in via sperimentale in tutto il territorio regionale, coinvolgendo le Ulss e i comitati dei sindaci dei 26 distretti. La Giunta regionale, su proposta dell’assessore alla sanità e al sociale Manuela Lanzarin, finanzia con 600 mila euro la fase di ‘start up’ del servizio incentivando Comuni e associazioni di comuni ad attivare sportelli di zona.

“La Regione ha istituito con una propria legge (la n. 38/2017) – ricorda l’assessore Lanzarin – il registro delle assistenti familiari con l’obiettivo di qualificare e regolarizzare il loro lavoro anche attraverso corsi di formazione. Il registro regionale delle ‘badanti’ prevede anche sportelli che siano punti di riferimento per far incontrare domanda e offerta nel territorio e possano fornire informazioni e servizi utili alle famiglie alle prese con problemi assistenziali e di non autosufficienza. Con questo progetto sperimentale – prosegue – la Regione aiuta Ulss e i Comuni ad aprire in tutto il territorio regionale sportelli che siano punto di riferimento per le famiglie. Gli sportelli favoriranno l’incontro con assistenti familiari qualificati e saranno punti di accesso alla rete dei servizi pubblici e privati presenti nel territorio, forniranno assistenza informativa sugli aiuti e sulle forme di sostegno a cui hanno diritto, per orientarsi tra uffici comunali, scuole, strutture delle cure primarie, servizi sociosanitari, medicina territoriale”.

L’idea degli sportelli-famiglia, avviata in Veneto nel 2015, vede già la realizzazione di 31 sportelli nei comuni in Veneto con oltre ventimila abitanti.

“Con il nuovo provvedimento intendiamo sollecitare tutte le Ulss del Veneto a dotarsi di questo servizio di informazione, consulenza e orientamento – chiarisce Manuela Lanzarin – La Regione contribuisce alle spese di avvio degli sportelli con un finanziamento iniziale (90 mila euro per le Ulss di Padova, Treviso e Verona, 60 mila per le Ulss Berica, Dolomiti e Polesana, 30 mila euro per le Ulss Pedemontana e del Veneto Orientale) e con un finanziamento di 30 mila euro all’Azienda zero per il programma informativo che dovrà collegare tutti gli sportelli. In futuro spetterà ai comuni, in forma singola o associata, dare continuità al servizio o implementare con le nuove funzioni sportelli già esistenti. Le famiglie hanno diritto ad avere punti di ascolto e di riferimento competenti e trasparenti ai quali rivolgersi, senza onere alcuno, per affrontare in modo appropriato e più sereno le difficoltà generate dalla malattia o dalle fragilità di un loro componente”.

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