“Il bullismo è un fenomeno che richiede fronte comune da parte di tutte le Istituzioni, non si può affrontare solo a scuola”.

Con queste parole Tiziana Occhino, Sindaco di Arsiero, ha commentato un problema che vede il suo comune coinvolto nei più recenti fatti di cronaca, con studenti-bulli che prendono di mira compagni e professori stabilendo una sorta di ‘tirannia’ all’interno dei tempi dell’istruzione.

Alcuni studenti di Arsiero infatti sono stati identificati tra i protagonisti di episodi di bullismo avvenuti in alcuni istituti scolastici del territorio e, sempre ad Arsiero, gira la voce che nell’Istituto Comprensivo  cittadino, ci siano nuovi focolai pronti ad esplodere.

Sindaco Occhino, lei sa se ci sono episodi di bullismo nell’Istituto Comprensivo di Arsiero?

Non credo ci siano nuovi episodi, ma so che i ragazzi di Arsiero, coinvolti nei recenti fatti di cronaca, erano gli stessi che si erano fatti distinguere nella scuola della nostra città per gli stessi motivi. Atti di bullismo, prese di posizione violenta, maleducazione e mancanza di rispetto.

Lei, da primo cittadino, cosa si sente di fare davanti a questi fenomeni?

La volontà di tutti i Sindaci, non solo da parte mia, è di farsi carico di queste problematiche. Dobbiamo andare a fondo per capire quali sono le motivazioni che spingono i ragazzi ad affermarsi in modo violento e, una volta individuati i problemi di natura sociale, dobbiamo intervenire. Onestamente non ho una medicina che ‘guarisca la malattia’ in tempi rapidi, se ce l’avessi, l’avrei già somministrata.

Molti hanno puntato il dito contro la Scuola, intesa come dirigenza e come ente. Lei cosa ne pensa?

Il bullismo è una piaga sociale e non si può combattere solo a scuola. Scuole, Amministrazioni locali, Ulss e Associazioni competenti devono fare fronte comune e affrontare la situazione compatti. Gli enti pubblici, rappresentati da noi amministratori, non possono sottrarsi. Dobbiamo sederci attorno a una tavola e parlare, parlare, parlare. E poi affrontare di petto il problema.

La prima domanda che lei porrebbe ai suoi colleghi sindaci quale sarebbe?

Chiederei se stiamo dando risposte di carattere sociale a questi casi. Non è un caso se a compiere atti di bullismo sono sempre le stesse persone. Crescono all’interno di un contesto familiare preciso e si aggregano con regole ‘fai-da-te’. Molti ragazzi non ricevono gli imput giusti dalle famiglie e si raggruppano in contesti a rischio.

Torna il tema dell’importanza dell’aggregazione quindi. Una cosa che oggi sembra mancare.

Oggi manca l’aggregazione ‘naturale’. Spesso non ci sono le strutture sportive o i classici luoghi di ritrovo in cui si chiacchiera e si cresce insieme. Oggi l’aggregazione di massa avviene attraverso i Social Network, come ad esempio Facebook, ma non è valida ai fini educativi. Una cavolata fatta in piazza o in palestra viene punita, una cavolata ‘postata’ su Facebook diventa un fenomeno da emulare. Su Facebook non punisce nessuno e i più deboli si fanno attirare dai comportamenti ‘forti’ e ne traggono ispirazione.

Concretamente, lei cosa propone?

Incontri pubblici, lavoro con le scuole, le associazioni e le cooperative. Percorsi di formazione con i genitori, creazione di luoghi di aggregazione ‘puliti’. Progetti per riattivare i luoghi sociali, laboratori. Di cose da fare ce ne sarebbero tante. Costose a volte, ma indispensabili. Dobbiamo combattere lo scollamento sociale. Il bullismo oggi è un problema reale e diffuso. Dobbiamo combatterlo e per farlo ne dobbiamo parlare e portarlo alla luce del sole.

Anna Bianchini

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