Ventidue bovini, due asini e una capra morti uccisi dall’orso M4 sono troppi sia per Coldiretti sia per i malgari dell’Altopiano. Martino Cerantola, presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, ritorna sull’argomento e non esita ad attaccare le autorità che, a suo dire, “non si preoccupano dell’aggressività dell’animale e considerano l’animale innocuo e schivo.

 

L’orso M4 – ha spiegato Cerantola – ha alle spalle parecchi attacchi che risalgono anche al 2012 e al 2013. I forestali hanno tentato catturarlo, ma ogni tentativo è risultato vano. Ora l’orso in questione continua a vagare indisturbato e nella più assoluta sicurezza per la sua incolumità, e continuiamo a sentire lezioni impartite da famosi esperti di plantigradi, che arrivano anche da territori lontani ed indicano le norme di buon comportamento e convivenza con l’animale, considerato bizzarramente innocuo e schivo”.

Giovanni Pasquali, direttore provinciale di Coldiretti Vicenza, ha rincarato la dose sottolineando: “È il caso della recente intervista ad un funzionario della Forestale che ha maturato la propria esperienza in un territorio del tutto diverso dal nostro e inconsapevole di cosa sia la vita in malga. Questa persona non ha tenuto conto che chi vive in malga di notte è solo con sé stesso e senza alcun tipo di protezione per l’incolumità propria e degli animali allevati”. Coldiretti sottolinea di non aver mai chiesto l’abbattimento dell’orso, ma si dichiara totalmente insoddisfatta di come le autorità preposte stanno affrontando la situazione. “Gli unici suggerimenti che arrivano dagli esperti – ha detto Cerantola – sono quelli di installare recinzioni per difendere gli animali che alla prova dei fatti vanno bene solo per tener sotto controllo degli animali domestici. Coldiretti non ha pregiudizi nei confronti dell’orso o di altri animali selvatici. Le decine di animali sterminati non rappresentano un pregiudizio, ma un dato di fatto, di fronte al quale occorre interrogarsi e fornire risposte concrete. Come bisogna interrogarsi sull’intero progetto life ursus, che prevedeva il ripopolamento dell’orso bruno per arrivare nell’arco di 40 anni ad una popolazione di circa 50 esemplari, mentre a soli 15 anni dall’avvio dell’iniziativa ci sono oltre 50 orsi nel solo Trentino. A dimostrazione di ciò – ha continuato – la recente notizia che la provincia di Trento ha chiesto al Ministero dell’Ambiente che anche altri territori accolgano i loro orsi, in quanto sono troppi per il loro territorio ed il progetto, evidentemente, è sfuggito di mano ai suoi ideatori, con conseguenze a scapito degli abitanti dei territori interessati. Sono trascorsi quasi due mesi da quando, il 4 luglio scorso, è stata autorizzata l’installazione del radiocollare sull’orso M4. Decine di uomini stanno lavorando per la sua localizzazione e cattura, senza alcun risultato concreto. Forse – ha concluso Cerantola – è il caso di chiedersi se sia il caso di cambiare strategia in considerazione del tipo di plantigrado che abbiamo di fronte ed abbandonare i protocolli standard per applicarne uno alternativo per questi soggetti molto problematici, come è stato definito M4 da tutti gli esperti di orsi”. Coldiretti difende a spada tratta i ‘suoi’ malgari, sia dall’orso che dalle istituzioni. “C’è chi sostiene che i malghesi devono imparare a convivere con animali come lupi, linci ed orsi – ha polemizzato Cerantola – Ma bisogna tenere presente che non siamo educati a conoscere e rispettare questo tipo di animali selvaggi. Coldiretti Vicenza ha da sempre chiesto l’allontanamento di quest’orso da luoghi abitati da animali che possano essere predati e dall’uomo. La natura onnivora dell’orso gli permette di vivere cibandosi di molte altre cose, non solo di bovini ed animali che vengono allevati non per il piacere dei malghesi, ma per garantire l’alimentazione umana. È apprezzabile l’interessamento della gente che in malga trascorre qualche ora durante le calde estati cittadine, ma prima di scrivere lettere ai giornali o intervenire nei social network, occorre essere informati, conoscere il lavoro che viene svolto, con rischi e tutele. Di certo – ha continuato – c’è che alcune malghe stanno per essere abbandonate, per mettere in sicurezza gli animali e consentire ai malghesi di condurre una vita più serena. A rimetterci, evidentemente, sarà la collettività tutta, in quanto le malghe sono di proprietà dei Comuni e se non vengono utilizzate questi non percepiranno gli affitti, quindi oltre al danno economico nel medio periodo si assisterà all’abbandono totale di un patrimonio unico in Europa. Tutto ciò per non voler affrontare in modo

efficace il problema. La Regione Veneto ha approvato la modifica al piano di azione Pacobace, che prevede le modalità operative da applicare in questi casi, ma non viene attuato, mentre emergono nella stessa Regione posizioni divergenti. Da una parte chi sostiene che pur comprendendo il disagio causato dall’orso agli allevatori, bisogna andare avanti, dall’altra i sindaci dell’Altopiano che toccando con mano i problemi causati dal plantigrado ne chiedono l’abbattimento, come l’assessore Elena Donazzan, che sostiene che non è più accettabile questa situazione e l’orso va eliminato. Ed il consigliere Costantino Toniolo che a sua volta si sta interessando per trovare la soluzione definitiva a questa anacronistica situazione. In mezzo – ha concluso – ci sono gli allevatori e gli operatori turistici, che assistono tra l’incredulo ed il rassegnato, questa farsa subendone i danni economici che non saranno mai ripagati per intero”.

Anna Bianchini

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