Una bellissima esperienza vissuta da 25 ragazzi delle classi terze della Secondaria P. Maraschin di Schio che, dal 23 al 29 Aprile, hanno partecipato al progetto europeo ‘Erasmus +’, accompagnati da quattro docenti. Dopo anni di restrizioni per via del Covid, questi giovani hanno avuto la possibilità di vivere l’esperienza di una mobilità internazionale, arrivando a Odense, in Danimarca. Sono stati accolti nella Tingkærskolen, un Istituto scolastico di circa 370 studenti dai 6 ai 16 anni, situato in un contesto rurale, una piccola frazione immersa nel verde caratterizzata da un insediamento sparso, a 15 km da Odense, terza città per abitanti della Danimarca, sede universitaria e città natale di Andersen. Non sono molti gli Istituti comprensivi che hanno ricevuto finanziamenti europei Erasmus, motivo di grande orgoglio per la scuola particolarmente orgogliosi. Inoltre, secondo le referenti d’Istituto, la conoscenza di diverse modalità di insegnamento e organizzazione è uno stimolo di miglioramento per l’attività didattica. Ma, come ricorda Giulia Andrian, prof.ssa e referente del progetto Erasmus+, (soprattutto alle attuali classi prime e seconde) questo è solo l’inizio: “Avendo vinto lo scorso anno l’accreditamento ‘Erasmus +’, questa bella opportunità sarà riproposta per altri quattro anni anche con altre mete e coinvolgerà in totale 125 alunni e 50 tra docenti e personale ATA. Diverse le attività che i docenti potranno fare: dal job shadowing, a corsi di formazione con due obiettivi: migliorare le competenze nelle lingue straniere e conoscere modalità didattiche innovative.”

Come l’esperienza ha avuto inizio

Dopo una visita preparatoria organizzata a dicembre dello scorso anno, la dirigente Emilia Pozza ha concordato con il preside danese Bjarne Larsen l’avvio di una collaborazione tra i due Istituti che vedrà presto la realizzazione anche di un altro interessante progetto legato alle STEM (acronimo dall’inglese ‘science, technology, engineering and mathematics’). La vicepreside Francesca Fabi e la prof.ssa Monica Marzarotto si sono coordinate con le colleghe danesi per l’organizzazione di una settimana ricca di attività coinvolgenti, prima fra tutte la conoscenza reciproca tra gli alunni, e poi attività di ricerca in gruppo e anche programmazione con software specifici. Gli studenti, ospitati dalle famiglie dei loro compagni, hanno potuto vivere non solo l’esperienza scolastica, e apprezzare le diverse proposte didattiche (tra cui laboratori pratici di cucina, disegno, sartoria e falegnameria), ma hanno vissuto anche la quotidianità dei loro ospiti, tra corsi di danza, pesca al mare, serata al club sportivo e partite di calcio. Per i nostri studenti e per i loro ospiti è stata un’esperienza veramente coinvolgente e indimenticabile.

La prof.ssa Stefania Agnolin, una delle docenti accompagnatrici, interessata a capire come si realizza il benessere a scuola, ha evidenziato alcuni punti di forza della struttura: “Ci hanno colpito il silenzio generale dovuto anche alla presenza di materiali fonoassorbenti, l’organizzazione di ampi spazi nei quali i ragazzi possono muoversi liberamente anche durante le ore di lezione, lavorando spesso a piccoli gruppi in autonomia.”

Le docenti, oltre ad accompagnare gli alunni, hanno realizzato l’attività di ‘Job shadowing’, annotando le buone pratiche da copiare, per esempio le modalità di insegnamento differenti: i docenti spiegano il compito in pochi minuti e poi monitorano la progressione del lavoro di gruppo, dando suggerimenti se necessari. C’è un rapporto meno gerarchico tra docenti e alunni, ma è piuttosto sorprendente come un impercettibile cenno dell’insegnante ottenga immediatamente il silenzio. Anche gli orari sono più distesi: dopo ogni ora di lezione ci sono 10 o 20 minuti di pausa, ma forse quello che rende più sereni gli studenti danesi è la mancanza di verifiche e di compiti a casa. La lingua inglese è stata veicolare per la comunicazione e la prof.ssa Marzarotto ha notato quanto l’immersione nella lingua inglese fin da piccoli e a casa, l’approccio comunicativo a scuola con particolare attenzione allo Speaking siano essenziali per apprendere e parlare le lingue fluentemente.

La prof.ssa Paola Pelloni, che ha una grande esperienza nel sostegno, ha sottolineato come vi siano alcune differenze fondamentali tra la scuola italiana e danese: in quest’ultima infatti non ci sono alunni con disabilità, né fisiche né psichiche, poiché gli alunni disabili frequentano scuole speciali. La grande sfida dunque è copiare le buone pratiche dell’innovazione didattica danese, adattandole però alla nostra realtà scolastica decisamente più inclusiva e, per questo, anche più complessa.

Ultimo step è il lavoro di disseminazione. Erasmus+ infatti richiede che i progetti siano raccontati alle altre realtà scolastiche e alla cittadinanza per fare in modo che sempre più scuole provino a realizzare progetti simili.

Laura San Brunone

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