Trasferta in “periferia” per la comunità cristiana di Cogollo del Cengio capitanata dal suo instancabile pastore don Luigi Gatto che, con una rappresentanza della comunità parrocchiale di “San Cristoforo” (50 persone: Consiglio pastorale e Coro Giovani Voci), ha fatto visita domenica alla parrocchia più periferica della diocesi di Padova: la parrocchia del Carcere di massima sicurezza “Due Palazzi” dove è cappellano da tre anni don Marco Pozza, “adottato” (nei suoi preziosi momenti liberi) dalla parrocchia ai piedi del Cengio da oltre un anno e atteso anche per la preparazione all’Avvento nei giorni 3, 11 e 17 dicembre prossimi alle 20.30 in chiesa.

“È stata un’esperienza che davvero sarà difficile dimenticare – esordisce commosso don Luigi -; abbiamo toccato con mano come il “Bene”, quando è seminato e coltivato bene, possa emergere e portare frutti insperati. Abbiamo incontrato cinque fratelli carcerati che ci hanno raccontato con coraggio e sincerità la loro storia (i loro sbagli). Abbiamo celebrato una S. Messa che dire partecipata (nella voce e nella compostezza) è dire poco. All’inizio della celebrazione c’è stata anche l’ammissione al catecumenato di Zhang (carcerato cinese) che ha scelto il nome di Agostino’.

Dopo l’Eucarestia la festa di gemellaggio tra le due parrocchie di questi due amici “don” è continuata attorno al tavolo: ‘Abbiamo gustato un ottimo pranzo (impeccabile il servizio!) preparato dal gruppo cucina – continua don Gatto – ; abbiamo visto i vari lavori attraverso i quali si cerca la valorizzazione e il recupero della persona. È stato davvero bello. Ci siamo resi conto che il lavoro (per certa mentalità assurdo) che fanno i responsabili, gli agenti, la cooperativa Giotto, don Marco con tutto il gruppo dei suoi collaboratori (diacono e catechisti), da un terreno impossibile possa far nascere, meglio rinascere, la vita. È molto bello (come diceva don Marco) vedere cosa può fare l’amicizia di persone che scommettono sugli uomini falliti. Nella Festa di Cristo Re abbiamo capito (perché visto) che i nostri gesti dentro al progetto di Dio diventano “benedizioni”. Domenica sera siamo tornati a casa con la convinzione che nella Chiesa la “periferia” è la vera piazza’.

S.P.

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