La Grande Guerra cominciò proprio oggi, esattamente 100 anni fa. E ancora oggi le montagne di questo luogo di confine ne portano le cicatrici.

Per non dimenticare e rendere omaggio alla vita di quei ragazzi morti troppo giovani, Schio e Valli del Pasubio si sono stretti la mano e hanno deciso di aprire il centenario con celebrazioni importanti, concerti, tributi, preghiere e manifestazioni di pace.

 

In primo piano i 2 Sindaci Valter Orsi e Armando Cunegato, che hanno visto le loro città protagoniste di eventi che hanno avuto come parole chiave ‘la pace per evitare la guerra’.

Sabato pomeriggio a Schio al Sacello Ossario della Ss. Trinità di Schio il primo cittadino Valter Orsi ha voluto una cerimonia civile in omaggio alle giovani vite dei numerosi caduti della prima guerra mondiale che riposano nel monumento. Con Orsi, le autorità cittadine e il Sindaco di Valli del Pasubio Armando Cunegato ha presenziato l’Arciduca Markus d’Asburgo-Lorena, ultimo erede ufficiale dell’impero austro-ungarico nipote di Francesco Giuseppe e dall’amata Sissi.

Sabato sera Valli del Pasubio è diventata la cornice del ricordo. Con un concerto in piazza organizzato da Ascom di Schio del pianista Paolo Zanarella (in origine avrebbe dovuto essere a Forte Monte Maso, nell’anfiteatro esterno che affaccia sulle Dolomiti, ma il maltempo ha scombinato i piani), il primo cittadino Armando Cunegato ha accolto l’Arciduca d’Asburgo-Lorena, il Sindaco di Schio Valter Orsi, il presidente Ana (Associazione Nazionale Alpini) Luciano Cherubini e il suo predecessore Giuliano Galvanin e altre autorità. Oltre al pianoforte del Maestro Zanarella si è esibito in canti a tema il Coro di Villaverla e Arsiero e si sono ascoltate poesie, declamate da 3 lettori di grande espressività, che hanno rievocato gli anni tra il 1915 e il 1918.

“Sulle creste del Pasubio, che era la porta d’entrata d’Italia – ha spiegato il presentatore della serata – non c’erano distinzioni. I cafoni campani, gli scugnizzi napoletani, i braccianti siciliani e i contadini del nord erano tutti accomunati da una cosa: la paura di morire. La guerra non è umana – ha concluso – ma noi questa sera vogliamo conservare l’umanità e dobbiamo continuare a farlo anche quando le istituzioni sembrano volercela strappare”.

 

Anna Bianchini

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