Una legge che non convince il M5 Stelle, che la giudica a favore delle lobby e in sostanza ‘troppo morbida’ per dare un segnale concreto di contrasto a quanto ci vorrebbe per arginare l’emergenza ludopatia. Una piaga sociale di portata immensa e sottovalutata con il Veneto che è la terza regione d’Italia in cui si spende di più per le macchinette infernali che rovinano la vita. Che hanno ridotto sul lastrico intere famiglie, devastandole. Una legge che non è piaciuta nemmeno alla battagliera Cristina Guarda, che si aspettava di più e concorda con la collega pantastellata, spiegando perchè con questa legge di cui va orgogliosa la Regione, non si è dato un segnale significativo alla lotta al gioco d’azzardo.

Lanzarin difende la ‘sua legge’

‘Una legge di riordino, che  mette dei paletti, stabilendo distanze minime, orari di apertura, aumento di tassazione e sanzioni, al fine di contrastare la piaga della ludopatia’, invece per l’assessore regionale alla sanità e al sociale, Manuela Lanzarin, il testo approvato  dal Consiglio  del Veneto, sintesi di quattro diverse proposte depositate negli anni, che per la Regione rappresenta un risultato importante e significativo. “Il miglior risultato possibile – sottolinea l’assessore – nell’attuale contesto legislativo nazionale, che nessun governo, né presente né passato, ha avuto il coraggio di riformare in un’ottica di dissuasione e di contrasto”.

La legge veneta approvata  dall’aula di palazzo Ferro-Fini – prosegue l’assessore – è un provvedimento restrittivo, voluto e appoggiato dalla Giunta, per far ordine tra le diverse norme regionali adottate dal 2015 in poi e per dare certezza agli enti locali che, con ordinanze proprie, hanno adottato ordinanze e regolamenti su distanze e orari. Con la nuova legge, si stabiliscono distanze minime di 400 metri dai luoghi sensibili, orari di apertura (che la Giunta fisserà per fasce uguali su tutto il territorio veneto per evitare migrazioni tra una zona e l’altra), aumento massimo dell’aliquota Irap e sanzioni fino a 6 mila euro: così si fa finalmente chiarezza e si introducono criteri di omogeneità per tutto il territorio regionale”.

Si tratta di una legge fortemente restrittiva- sottolinea l’assessore – visto che innalza l’aliquota Irap per gli esercenti che installano apparecchiature da gioco al valore massimo possibile previsto: lo 0,92 per cento rispetto allo 0,20 previsto dall’articolo 20 del collegato del 2015 alla legge di stabilità. Una scelta chiara, che va nella direzione di utilizzare tutti gli elementi che possono essere lecitamente utilizzati come deterrenti”.

Ci sono, però – aggiunge Lanzarin – dei diritti acquisiti e quindi abbiamo ritenuto di dover mettere in protezione la legge da eventuali contenziosi, stabilendo che le nuove norme di applicano alla nuova programmazione e non all’esistente. Come tutti sanno, una legge non può essere retroattiva”.

Agli strumenti di dissuasione e di controllo – conclude l’assessore – continueranno ad affiancarsi quelli di prevenzione e cura: la Regione Veneto, per parte sua, integra con oltre 1,2 milioni di euro di risorse proprie i 4 milioni del fondo sanitario nazionale erogato con i Lea per finanziare l’attività di prevenzione, cura e recupero dei Servizi per le dipendenze e, con il piano regionale per il gioco patologico, sta sperimentando alcuni percorsi sperimentali, residenziali, semiresidenziali e di auto-aiuto, in collaborazione con le associazioni di volontariato e le comunità locali”.

Erika Baldin del Movimento 5 Stelle in aula ha motivato il proprio no alla legge che giudica permissiva. ‘La distanza minima dei locali con le slot dai punti sensibili come scuole, ospedali, bancomat e ‘compro oro’ valgono solo per le nuove sale, che avranno una sospensione obbligata del gioco di appena 6 ore quotidiane. Quelle già esistenti sono svincolate da ogni regola’.

La consigliera regionale del M5 Stelle ha fatto un intervento durissimo in aula sul tema, senza giri di parole e senza risparmiare accuse ad una Regione che, a suo dire, avrebbe dovuto e potuto fare molto di più alla luce dei numeri allarmanti, dei dati che registrano il dramma di famiglie segnate economicamente e nei rapporti da quello che è un dramma della nostra società.

‘Un passo avanti, ma si poteva fare di più’, il commento del consigliere Pd Claudio Sinigaglia, mentre ci va giù duro Cristina Guarda, che alla lotta al gioco d’azzardo ha fatto una battaglia personale, che la vede impegnata da anni.

“Può la Regione approvare una legge efficace per il contrasto all’azzardo? Pensavamo di sì, speravamo di sì. Ma dopo mesi di lavoro positivo della V commissione, il cambio di rotta della maggioranza ci rammarica enormemente: impedisce la tutela delle persone più vulnerabili, rinunciando a limitare le distanze dei punti di gioco dai luoghi sensibili.” ha commentato a caldo Guarda, con un comunicato  firmato anche dai consiglieri del Coordinamento Veneto 2020,  Piero Ruzzante (LeU) e Patrizia Bartelle (IIC).

E continuano: “Le slot e le sale da gioco vicino a scuole, chiese, oratori, case di riposo, ospedali, ci rimarranno e continueranno ad essere un enorme rischio di invito all’azzardo.”

I consiglieri ricordano che “L’esperienza del Consiglio Regionale piemontese testimonierebbe che agire sugli esercizi esistenti sia possibile, nel rispetto delle priorità sociali espresse dall’articolo 41 della costituzione. ‘I dati lo confermano anche nei fatti, con un’incredibile diminuzione del 10% delle giocate. Una chiara testimonianza di come una legge regionale possa essere efficace specialmente se si fanno scelte politiche coraggiose e determinate per la tutela di famiglie e cittadini. Non possiamo accettare quindi che il Veneto, Regione con un altissimo rischio di azzardopatie, si pieghi di fronte alle lobby dell’azzardo come avvenuto in questa votazione.”

Veneto la terza regione dove si spende di più per il gioco

Il Veneto è la terza regione in Italia per quantità di denaro giocata alle cosiddette ‘macchinette’ (AWP) e alle videolottery. Nel 2017 il volume delle giocate complessive nel territorio regionale ha superato i 6,1 miliardi di euro, di cui tre quarti alle new slot, con una spesa pro capite (compresi neonati e centenari) di 1244 euro. Si stima che i giocatori d’azzardo problematici siano 32.500 (cioè lo 0,8 % della popolazione attiva) e che quelli patologici, che cioè si rivolgono ai Servizi pubblici per le dipendenze, siano tra i 3.700 e i 3.200.

N.B.

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