Dal web non si sfugge. Si pensa di essere invincibili, leoni da tastiera pronti a dire sempre e comunque la propria opinione a discapito dei sentimenti altrui, ma internet non perdona e non si è anonimi. Lo dimostra il Vox, Osservatorio italiano sui diritti, che ha pubblicato la settima edizione della Mappa dell’Intolleranza, la quale prendeva in analisi 629 mila tweet in Italia facendo emergere il Veneto tra le prime regioni con più commentatori xenofobi, islamofobi e omofobi. La notizia in questi giorni, è stata riportata da quotidiani locali, ma anche nazionali e la figura della nostra regione non è affatto idilliaca. 

I NUMERI

Un dato significativo, precisamente 629.151 tweet raccolti da gennaio a ottobre 2022, dei quali 583.067 negativi, ovvero il 93% circa. Il termine “negativo” indica commenti che incitano a odio e intolleranza e che comprendono tweet omofobi, misogeni, odio verso migranti o contro il mondo dell’Islam. Le più colpite sono le donne (43,21%), seguite da persone con disabilità (33,95%), omosessuali (8,78%), migranti (7,33%), ebrei (6,58%) e islamici (0,15%). Analizzando il Veneto la mappa rivela che la Regione primeggia in xenofobia, islamofobia, antisemitismo, omofobia. Una panoramica che fa pensare molto, anche a seguito della vicentina Paola Egonu che a Sanremo ha dichiarato il suo amore per il Belpaese denunciando comunque una parte di popolazione italiana ancora razzista. In particolare, la Egonu ha raccontato di come la sua infanzia, sviluppatasi quindi nel Veneto, sia stata tormentata da episodi spiacevoli che l’hanno costretta più volte ad interrogarsi su chi fosse, sul suo valore, mettendo in dubbio la sua identità. Con questi dati alla mano difficile darle torto, difficile continuare a nascondere la testa sotto la sabbia, perché qui i dati sono chiari e la matematica non è un’opinione. Conoscendo la subcultura di province come Padova, Belluno, Venezia, Verona, Vicenza, Treviso e Rovigo non dovrebbe sorprendere particolarmente eppure è qui, nero su bianco, odio mappato e radiografato che ogni giorno si palesando su Twitter e che non fanno altro che rovinare la reputazione del nostro Paese che in tutti i modi cerca di smacchiarsi da queste etichette. Non è possibile non prendere in considerazione 629 mila tweet, tra i quali troviamo parole che fanno male al cuore e all’anima, passando da “negro” a “crucco”.

Ce n’è davvero per tutti, nessuno escluso, nessuna fragilità o diversità sembra essere salva. Che poi diversità lo è solo in base alla prospettiva dalla quale si guarda. I picchi di questi tweet negativi sono stati registrati in occasione del monologo di Checco Zalone che ha raccontato una favola LGBT a Sanremo 2022, possiamo solo immaginare cosa rileverà il Vox dopo questo Sanremo 2023. La mappa relativa all’omofobia evidenzia con un color porpora tutto il Nord Italia, in particolare si accentua nella zona di Verona. Parole di odio anche contro i migranti, specialmente in occasione degli sbarchi e dei discorsi di papa Francesco improntati all’accoglienza e all’inclusione. Per quanto riguarda invece la mappa relativa all’antisemitismo, si intensifica sempre nel Nord Italia e sono dati registrati soprattutto in occasioni di date simbolo, come la Giornata della Memoria, toccando in particolar modo la Lombardia ma anche parti del Veneto, soprattutto nelle zone di Verona e Venezia. In Veneto vengono registrati anche picchi di tweet relativi all’Islamofobia, ovvero l’odio contro i musulmani, in concomitanza ad eventi internazionali contro il terrorismo, come la sentenza di Parigi per l’attentato al Bataclan o l’uccisione in Siria durante un raid aereo Usa di due terroristi dell’Isis.

Non generalizziamo, per carità, in Veneto non sono tutti razzisti, anzi. Si tratta di una popolazione accogliente, ma purtroppo la minoranza  lascia il segno e butta fango sulle persone sane. Per colpa di pochi, a volte viene messa un’etichetta immeritata e stavolta i dati parlano chiaro.

Oltre al Veneto quindi, la mappa però mette in luce anche altre regioni che non scherzano, e mostra che anche nel sud Italia, dove spesso si denunciano forme di razzismo nei confronti dei meridionali, si palesano messaggi come quello visibile qui in foto. Paradosso vedere quindi che anche chi si sente minacciato minaccia a sua volta.

Laura San Brunone

 

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