Un tema scottante e 4 testimoni d’eccezione. Il Teatro Comunale di Thiene, per volontà dell’assessore ai Servizi Sociali Maurizio Fanton, ha ospitato ieri sera il convegno ‘Testimoni contro la mafia’ e la serata ha registrato il pienone di pubblico, soprattutto di giovani. La serata è il punto di partenza per altri eventi che riguardano il Sociale e l’integrazione, e culminerà con la Festa dei Popoli e si è tenuta proprio nei giorni in cui si ricordano le vittime per crimini mafiosi. Quattro i relatori sul palco, cioè 4 persone che hanno costruito la loro esperienza puntando i piedi per combattere la mafia del sud ma anche quella del nord. Ciro Corona, presidente dell’Associazione ‘(R)esistenza Anticamorra di Scampia’, Don Aniello Manganiello, parroco per 16 nel quartiere di Scampia, Don Luigi Tellatin, referente dell’Associazione ‘Libera Veneto’ e Lorenzo Clemente, marito della vittima innocente di camorra Silvia Ruotolo.

 

Orgoglioso della serata l’assessore Fanton, che ha commentato: ‘e’ bello vedere così tanti giovani interessarsi a questo tema, che tra l’altro hanno proposto loro. E’ importante che tutti teniamo le antenne sempre alzate perché se abbassiamo la guardia è un attimo passare dalla democrazia a qualcos’altro’. Anche l’assessore alla Cultura Gabriella Strinati si è detta soddisfatta del convegno: ‘Con questa grande presenza di persone e così tanti giovani – ha commentato tenendo presente anche il suo ruolo di insegnante – si dimostra l’importanza di avere senso civico. Anche se nel Veneto sentiamo poco la presenza della mafia, facciamo parte dello Stato Italia e di conseguenza viviamo anche noi la mafia come un problema sociale’.
Ciro Corona ha raccontato la sua storia di ragazzino vissuto a ridosso delle piazze di spaccio. Esperienza che l’ha portato a coinvolgere collaboratori con
il fine di trascinare i figli dei camorristi a scuola per dare loro l’opportunità di un futuro diverso. ‘Vedere i figli della camorra che prima ci sputavano aspettarci con lo zainetto in spalla – ha commentato – e poi vederli lavorare e produrre nei terreni confiscati alla malavita è un orgoglio infinito’. E ha concluso il suo intervento esortando tutti a non alimentare il commercio del malaffare evitando fumo e catene di negozi gestiti dalla mafia.
Anche Lorenzo Clemente ha raccontato la sua storia di marito e padre felice a cui la Camorra in un giorno di giugno del 1967 ha strappato la moglie, e madre dei suoi figli allora piccoli, per una faida che si è combattuta sulle colline del Vomero.  ‘In Campania – ha sottolineato – c’è il più alto tasso di vittime innocenti per attacchi criminosi’.
E’ stata poi la volta di Don Aniello Manganiello che non era andato a Scampia volentieri, ma alla fine è stato cacciato di peso, come ha spiegato Ciro Corona ‘da un cardinale sul quale ora pende un avviso di garanzia per corruzione’. 
Don Aniello, autore del libro ‘Gesù è più forte della camorra’, ha spiegato che ‘Napoli è la città del furto facile, del degrado e della poca cura dei
quartieri. Le inadempienze del mondo politico locale e nazionale hanno creato questa situazione e stato e forze dell’ordine non fanno niente per cambiare la città’. Richiamando lo stato Italia a darsi da fare per tutelare i suoi cittadini ha anche sottolineato che ‘I preti non devono avere paura della malavita, devono essere pronti a sacrificarsi. Un pastore – ha concluso – deve puzzare dell’odore delle sue pecore, deve prendere posizione e avere il coraggio di denunciare ’.
Ha concluso la serata Don Luigi Tellatin, che oltre ad aver presentato gli ospiti all’inizio del convegno ha spiegato che anche nel nord è presente il
fenomeno mafioso. ‘Bisogna tenere viva nel territorio la tensione anti-mafia – ha commentato – perché la mafia va prevenuta e la scuola in questo è
fondamentale. Il mercato della droga pesante è in mano alla ‘ndrangheta, il malaffare in Italia incide per il 25% sul Pil nazionale. La mafia lavora con il concetto ‘dividi e impera’, cioè divide le masse per occupare più spazio e trionfare nei suoi scopi malavitosi’. E anche lui incitando ad evitare luoghi e azioni nei quali la malavita impera, ha concluso il suo intervento ricordando che ‘alla fine della vita ognuno sarà giudicato non per essere stato credente, ma per essere stato credibile’.

Anna Bianchini

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