Non solo si servono alcolici al bar dell’ospedale nuovo, ma si servono vino e birra persino alla mensa dell’ospedale. Non si placano le polemiche sugli alcolici, che ‘passano inosservati’ con il benestare di un project financing che non li vieta. Sul piede di guerra l’Unione sindacato di Base, che conosce molto bene l’argomento.

‘La faccenda del bar dell’ospedale di Santorso che serve alcolici e della mensa dello stesso ospedale che serve alcol ai dipendenti, è una cosa gravissima se si pensa alla dura lotta fatta anni fa per impedire che negli ospedali di Schio e di Thiene vi entrassero – spiega Luc Thibault, Rsu Greta e da anni, impegnato nel volontariato proprio nella lotta contro l’abuso di alcol che crea dipendenza e dramma – . Non dimentichiamo che si tratta di un luogo, in cui la salute è al primo posto. Non vogliamo fare un discorso moralista, ma non si può pensare che nello stesso posto in cui pazienti e medici lavorano per la liberazione dalla dipendenza dall’alcol , si vendano le sostanze con cui, chi sta facendo un percorso di recupero, non dovrebbe trovarsi in contatto’.
‘Voglio ricordare che migliaia di giovani muoiono ogni anno per cause correlate all’alcol. L’alcol rappresenta una piaga sociale in tutto il mondo – scrive Luc Thibault – È quanto evidenzia un rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità. La promozione della salute nei luoghi di lavoro si attua attraverso la corretta applicazione delle normative, la qualità degli ambienti, l’organizzazione e l’adozione di stili di vita sani.
La legge 125/01, all’art. 15, affronta il tema della sicurezza sul lavoro e dispone che nelle attività lavorative ad alto rischio di infortunio, ovvero in cui diventa rilevante il problema di garantire la sicurezza di terzi, “è fatto divieto di assunzione e di somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche.” L’elenco delle attività è stato specificato dall’Intesa Stato Regioni del 16 Marzo 2006, e comprende numerose categorie professionali. Tra queste: personale sanitario in strutture pubbliche e private. Da un lato si riconosce il disturbo di alcol-dipendenza, – continua il sindacalista – dall’altro lo si favorisce, così come fa lo stato per le sigarette, “Nuoce gravemente alla salute” , ma il 70% delle tasse su un pacchetto va allo Stato’.
Alcuni studi valutano che gli infortuni dovuti all’abuso di alcol siano il 10% – 20% . Altri studi, che hanno misurato l’alcolemia subito dopo l’infortunio sul lavoro, evidenziano che circa il 4% dei lavoratori vittime di incidenti presenta livelli elevati di alcol nel sangue. Prendendo in considerazione questi dati è possibile affermare che il 4-20% degli infortuni lavorativi è alcol correlato. Ciò significa che dei 940.000 infortuni sul lavoro 37.000-188.000 hanno come causa il consumo di alcolici! L’assunzione di bevande alcoliche rappresenta sempre un “rischio aggiuntivo”, rispetto ad un rischio lavorativo preesistente, che deve essere sempre ridotto al minimo. Più che mai, in un luogo quasi ‘sacro’ come l’ospedale, dove i medici hanno tra le mani la vita degli esseri umani’.
‘Ci pare che la ricerca del profitto porta a queste “stranezze” della Sanità – conclude Thibault – l’ex governatore Galan inaugurando il nuovo ospedale di Schio parlava della Sanità Veneta come “all’avanguardia”. Si è costruito un ospedale unico per “risparmiare” e adesso ne abbiamo ben tre. Un nuovo ospedale che ai cittadini costerà tanti sacrifici, un ospedale che vende alcolici ai clienti e ai dipendenti.
Una domanda. Non so pero a chi farla, forse ai privati? E’ stato previsto un tabaccaio e meglio due file di slot macchine, così, per fare vedere che abbiamo veramente un ospedale …. modernissimo?’
N.B.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia