Non perde tempo la Miteni di Trissino e si mette di traverso alla Commissione Ecomafie che ravvede l’ecoreato per inquinamento ambientale ed omessa bonifica per il caso ‘Pfas Veneto’.
Pronta la risposta dall’azienda chimica di Trissino : “La loro relazione un documento privo di base scientifiche nonché incompleto”.

Ben dopo 4 anni dallo scoppio dello scandalo Pfas, che ha inquinato le falde delle province di Vicenza, Padova e Verona mettendo a rischio la salute di oltre 350 mila veneti, la Commissione Parlamentare Ecomafie stila un documento dettagliato dove la gravità della situazione viene ribadita, richiamando l’applicazione dell’ecoreato regolato dalla legge 68/2015.

La Miteni che, dopo la presa visione della relazione della commissione parlamentare ne sta approfondendo i contenuti,  man mano che scorre le pagine del documento lancia le prime repliche: “Già dalla prima lettura appare evidente che è pieno di contraddizioni e di una approssimazione inaccettabile per il tema complesso e rilevante di cui tratta – continua la Miteni – Prima ci sono le accuse contro di noi di immettere scarichi sopra al limite nel torrente Poscola e poi lo stesso documento ci premia dicendo che rispettiamo i limiti”.

Smonta punto per punto, seppur l’analisi della relazione è al vaglio dei consulenti di Miteni: “Ci contestano che non abbiamo fornito i dati personali degli esami dei lavoratori, ma come potremmo averli mai dati se la commissione stessa che ci accusa non ci ha mai convocati né chiesto i dati”. La sicurezza con cui la Miteni replica è data dai documenti che la stessa ha comunque sempre fornito alle Ulss del territorio, a conferma che questi esami son sempre stati fatti e come sottolinea l’azienda di Trissino: “Anche se non li hanno chiesti a noi bastava solamente che la commissione li chiedesse alle Ulss”.
“Il documento afferma inoltre che i filtri a carbone sono inutili per i composti a catena corta – continua la Miteni- Quale sia la fonte di questa affermazione non si capisce visto che dai prelievi fatti da Arpav emerge che questi filtri a carbone che abbiamo adottato abbattono i livelli di C4 pienamente in linea coi limiti imposti”.

In un crescendo di allarme che non rende di certo tranquilla la vita di migliaia di vicentini e di veneti serve tanta chiarezza, chiarezza che secondo la Miteni manca nel lavoro della commissione parlamentare riportando quanto Gianluca Maria Farinola scrive nella relazione stessa: “In molti casi gli studi epidemiologici si concludono affermando che, sebbene vi siano sospette correlazioni, non si possono trarre conclusioni causa-effetto certe, vi sono numerosi esempi in cui gli studi si contraddicono tra di loro giungendo a conclusioni opposte”.

Paola Viero

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia