Il Consorzio Corsea ha dichiarato fallimento e la gestione della discarica ora passa nelle mani del Comune che però, materialmente, non ha i 300mila euro l’anno necessari per gestirla.

Alla fine il Comune di Sarcedo non ce l’ha fatta a salvare la situazione anche se ce l’aveva messa tutta per trovare un accordo con il consorzio formato da 150 aziende vicentine che per 30 anni ha gestito la discarica e che aveva presentato istanza di fallimento lo scorso dicembre portando i libri in tribunale.

I fatti.

La discarica nasce a Sarcedo nei primi anni ’90 con il Consorzio Corsea, formato da 150 aziende vicentine e l’accordo della gestione della discarica prevede 20 anni di attività e 30 anni post-mortem (iniziati nel 2005). Dall’inizio, al Comune di Sarcedo spettano 10 lire per ogni tonnellata di rifiuti, invece delle 2 lire che spetterebbero secondo gli standard stabiliti dalla legge regionale. Con l’ampliamento della gamma dei rifiuti il Consorzio stabilisce, senza il consenso del Comune, di applicare la legge e corrispondere alle casse del paese 2 lire a tonnellata, per ridimensionare i costi applicando la legge del Veneto. Il Comune non ci sta e intenta causa al Consorzio chiedendo i danni che ammontano a un milione di euro netti più 350mila euro di interessi. Il Comune di Sarcedo vince la causa e le autorità impongono al Consorzio il pagamento della somma (che a oggi non è stata corrisposta).

Contestualmente, nel 2013, in discarica si notano dei danni: il lato sud comincia a franare e Corsea, per la sistemazione, presenta un progetto che vale circa 1 milione di euro.

A fine 2014 Corsea porta i libri in tribunale, segno dell’imminente dichiarazione di fallimento e per un mese, fino a che non interviene il Prefetto, lascia la discarica ingestita. Quando il Consorzio dichiara fallimento, il Comune di Sarcedo chiede il pignoramento del conto per tutelare il suo credito e trova la disponibilità di 520mila euro.

Oggi.

Luca Cortese, Sindaco di Sarcedo, ha prenso in mano la situazione e tentato il tutto per tutto per trovare un accordo con il Consorzio. Con l’intento di tutelare la salubrità della discarica e le casse del suo Comune, il primo cittadino ha cercato di convincere Corsea a ricapitalizzare e continuare la gestione fino al termine dell’accordo consapevole che né Sarcedo né la vicina Montecchio avrebbero avuto i soldi sufficienti per fronteggiare le spese che ruotano intorno alla discarica.

“Abbiamo chiesto garanzie per un piano di rientro del milione e 350mila euro che ci spetta – ha spiegato – e in cambio avremmo ritirato il pignoramento del conto. A patto che Corsea a sua volta ritirasse l’istanza di fallimento e presentasse un piano e un programma di esecuzione dei lavori per sistemare la discarica e ne continuasse la gestione”.

Il Consorzio Corsea avrebbe avuto tempo fino a oggi alle 16 per ritirare l’istanza di fallimento, invece ieri è arrivata la conferma che la procedura è già avviata.

Troppa facilità nello sviare un accordo tra pubblico e privato secondo Cortese, con il privato che non appena si vede a dover fronteggiare un costo ritenuto troppo alto, ripiega sulla possibilità di fallire. Corsea

“La discarica si trova ora in una situazione di vuoto normativo – ha commentato Cortese – Sono estremamente preoccupato e mi chiedo a che cosa servano le istituzioni pubbliche se non sono in grado di tutelare gli accordi sottoscritti con i privati quando i privati si permettono di disattenderli. Domani andrò di corsa dal Prefetto per capire come procedere in questa situazione. Se la gestione della discarica passa nelle mani del Comune – ha continuato – noi non abbiamo i 300mila euro l’anno che sono necessari per farla funzionare e mantenerla. Mi chiedo come sia possibile che un Consorzio che ha tratto beneficio per 20 anni dalla discarica ora possa dichiarare fallimento senza che nessuno intervenga. Questo potrebbe diventare un caso che viene preso come esempio per altri privati che vogliono prendere il bello degli accordi con il pubblico e poi, nel momento di metterci del loro, si tirano indietro dichiarando fallimento. E oltre al danno la beffa, perché ora non c’è un gestore per la cava che si trova sopra una falda acquifera che fornisce acqua a migliaia di persone – ha concluso – e dobbiamo capire velocemente come operare con la discarica in modo da tutelare la salute pubblica”.

Anna Bianchini

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