“Tutti attenti!”, esclama il cavaliere Paolo Greco, primo maresciallo luogotenente, ex aviatore, durante la celebrazione per la cerimonia di inaugurazione del monumento “Schio agi Aviatori”. Al Parco del dirigibile in via dei Nogarola, Sandro e Ivone issano il tricolore italiano sull’asta, mentre risuonano nell’aria le note solenni dell’inno di Mameli, accompagnate dal saluto militare.

La manifestazione, organizzata dall’Associazione Arma Aeronautica – sezione di Vicenza, Nucleo di Schio, e inserita nell’ambito del Raduno Provinciale Aviatori, è iniziata sotto un cielo grigio e gelido. Il freddo, comunque, non ha intimidito le decine e decine di ex aviatori e i rappresentanti delle associazioni combattentistiche di Schio, riunitisi in un’adunata che, come lo stesso Paolo Greco dichiara, “non è comune da vedere”. L’occorrenza del 90° anniversario dalla fondazione dell’Aeronautica Militare non poteva che essere l’occasione più adeguata per la cerimonia.

Di fronte a una nutrita schiera di persone, tra cui i famigliari di Giulio Malenza, medaglia d’oro al valore militare, a cui è intestato il nucleo dell’Associazione Arma Aeronautica di Schio, viene scoperta l’opera commemorativa e l’applauso dei presenti parte spontaneo. “È stato appena scoperto un monumento che è qui per ricordare tutti coloro che, in questi anni, hanno operato nella nostra aeronautica militare, nel nostro territorio e non solo”, afferma il sindaco Luigi Dalla Via. “Siamo in un luogo particolare, il Parco del Dirigibile, dedicato al conte Almerico da Schio, che portò in volo il primo dirigibile italiano, «Italia», nel 1905. Qui si celebra un pezzo importante della storia del nostro Paese”.

Dopo l’intervento del sindaco, e a seguito delle parole del generale Alberto Frigo, presidente dell’Associazione Arma Aeronautica di Vivenza, che ricorda il “valore degli uomini dell’aria, la loro importanza e dedizione, e la loro spinta verso l’alto e verso il progresso”, arriva la benedizione di don Silvano Ruaro, sacerdote missionario in Africa, molto legato agli aviatori italiani. Deposta la corona di commemorazione ai piedi della scultura, la cerimonia si avvia alla conclusione: in un’atmosfera suggestiva di ossequioso silenzio, don Silvano legge la “preghiera dell’aviatore”.

“Tu, Dio, dacci le ali delle aquile, lo sguardo delle aquile, l’artiglio delle aquile, per portare – ovunque Tu doni la luce – l’amore, la bandiera, la gloria, d’ Italia e di Roma”. L’invocazione degli uomini del cielo riecheggia forte e chiara: simbolo del coraggio e della forza degli aviatori, l’orazione sostiene e rinfranca anche i cuori dei parenti di coloro che, in nome della patria, hanno sacrificato la loro vita per la causa del proprio Paese.

Alessandro Mafrica

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