Un dibattito di altissimo livello, dove il direttore del Corriere della Sera, 35 anni di giornalismo alle spalle, reduce dal successo editoriale ‘Dove sono finite le classi dirigenti?’, è riuscito a toccare i punti sostanziali di una società in crisi per colpa di un passato che ha deluso per non aver colto un malessere che ha portato in questi giorni al governo un ibrido, che sconosciamo, ma che dobbiamo aspettare che agisca prima di giudicarlo.

Luciano Fontana è stato stamattina a Thiene, al Castello, assieme al direttore del Corriere del Veneto Alessandro Russello e al segretario nazionale di Cna  Sergio Silvestrini. Tre ‘pezzi da 90’, che hanno tenuto alta l’attenzione nell’ambito di uno degli appuntamenti di Make in Italy Festival di Thiene, giunto alle battute finali. Una kermesse di spessore organizzata dal Cna Vicenza, che ha portato nella ‘bomboniera dell’Alto Vicentino’ personaggi di rilievo anche internazionale.

‘Siamo tutti curiosi di conoscere i nuovi governanti ed io per primo che ho conosciuto e intervistato di persona i leader del nostro Paese, confesso di non avere conosciuto Giuseppe Conte – ha detto Fontana – non l’avevo mai sentito nominare e questo è emblema dell’assoluta novità, dinanzi alla quale dobbiamo aspettare per capire cosa sta accadendo nel nostro paese. Non avrei mai pensato che Lega e Movimento 5 Stelle potessero lavorare insieme, ma non possiamo non considerare che stavamo attraversando un momento di crisi mai vissuto in Italia e non c’erano alternative. La Lega non è un partito così novellino. Il 52 per cento degli eletti del Carroccio ha esperienza di amministrazioni, quindi l’esperienza c’è’.

Parole di fiducia nei confronti della nuova compagine governativa da parte di Silvestrini, che più che puntare l’indice sul nuovo che si sconosce e che deve ancora iniziare a lavorare, si è soffermato su quel passato di generazioni sofferenti che sono state inascoltate per decenni mentre lottavano per tenere in vita le loro imprese, per le quali ora occorre impegnarsi. Due intere generazioni  ignorate nel loro silenzio di dolore nel non vedere spiragli, nel non vedere luce all’orizzonte. Imprenditori avviliti e lasciati soli.

‘L’atteggiamento di Giuseppe Conte e del ministro all’Economia Giovanni Tria sono assai prudenti. Sul Corriere della Sera di questi giorni non hanno fatto proclami, ma rassicurazioni – è stato detto durante il dibattito – questo è sinonimo di serietà. Finita la campagna elettorale, adesso dovranno arrivare i fatti e la fiducia se la merita chi sta usando parole di moderazione nei confronti degli italiani, che sembra volere mettercela tutta per risollevare le sorti di un Paese bello come il nostro. Con città bellissime ed una potenza economica che ancora c’è’.

Quindi è stato toccato il tema delle competenze, quelle che spesso sono mancate nelle nostre classi dirigenti con una analisi molto profonda del fenomeno-rete che spesso mette alla stessa stregua il ‘santone’ e lo scienziato. ‘Sul web e sui social la gente non distingue la preparazione di chi scrive, mette sullo stesso piano lo specialista con chi si improvvisa e senza titoli parla di medicina o temi dove invece, occorre competenza’.

Competenza che deve avere un dirigente in qualsiasi settore, che sia un politico, un imprenditore, un sindaco, un giornalista o un leader di qualsiasi settore. Il valore di quest’ultimo non può essere giudicato dai like sui social network o dai proclami, ma dall’agire, dalla capacità di circondarsi di una squadra e di avere una progettualità, una missione che deve indicare una strada ben precisa.

Altrimenti non ci saranno dirigenti veri, ma uomini al comando. Ed il concetto è decisamente diverso.

E ancora, occorre recuperare il rispetto per la classe dirigenziale. Molta parte di politica ha fondato il proprio consenso sulla contestazione sempre. Il web ha amplificato tutto, portando alla degenerazione dei concetti. Occorre ripristinare i valori della società, quelli fondati sull’educazione civica, che va insegnata ai bambini sin da piccoli e per anni. Solo così si riacquistano i principi, che devono stare alla base di tutto e devono essere un fondamento per qualsiasi realtà. Solo così arriveremo ad una classe dirigente di cui sentiamo la mancanza, ma sulla quale dobbiamo poter contare per fare crescere l’Italia.

N.B.

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