Integrazione significa anche dare la possibilità agli immigrati di accedere ai colloqui con gli insegnati dei figli, spesso disertati non per menefreghismo, ma per impossibilità di comunicazione. Per aiutare le famiglie straniere ad integrarsi nell’ambiente scolastico dei loro figli è nata una nuova figura professionale: il mediatore interculturale.
La proposta-soluzione è arrivata da Avveroe, un’associazione nata ad aprile per occuparsi di mediazioni interculturali proprio nell’ambito scolastico. Sabato pomeriggio ai Cappuccini di Thiene la neonata associazione ha presentato davanti al sindaco Gianni Casarotto, all’assessore ai servizi sociali Maurizio Fanton, al consigliere comunale Orazio Comberlato e al dirigente scolastico Carlo Maino i suoi principi e le linee guida, sottolineando che la proposta si estende a Thiene dopo aver riscontrato un notevole successo nella vicina Arzignano.
‘Molti docenti e dirigenti scolastici – ha spiegato Samad, un giovane marocchino che fa parte di Avveroe – riferiscono che molte famiglie di studenti stranieri non si presentano agli incontri per discutere sull’andamento scolastico del proprio figlio principalmente non per disinteresse ma perché non sono sufficientemente integrati.
L’associazione sostiene che per facilitare le famiglie straniere ad interagire con i dirigenti ed i docenti delle scuole dei loro figli sia necessaria l’introduzione nelle strutture scolastiche di un mediatore interculturale, in pratica una figura neutra che faccia da ponte tra la scuola italiana e la famiglia dello studente.
‘C’è confusione e lontananza – ha sottolineato Samad – tra la famiglia straniera e la scuola, da qui nasce la necessità di creare un clima di fiducia e chiarezza grazie al quale si possano superare gli ostacoli socioculturali che non sempre gli insegnanti sanno gestire’.
Anche il sindaco Gianni Casarotto, intervistato da Samad, ha ribadito l’importanza di creare un clima che vada oltre la tolleranza: ‘un clima che si sviluppi sulle basi dell’accoglienza, dell’integrazione e della collaborazione. Torna forte il concetto di bene comune da tutelare assieme e per bene comune intendo i ragazzi’.
La figura del mediatore interculturale si presenta come un lavoro vero e proprio, non è una forma di volontariato, per cui chi decide di avvalersene per creare ponti che uniscano culture diverse deve avvicinarla con regolare contratto di lavoro.
Anna Bianchini
