Parte da Thiene una rivoluzione nell’ambito della carne bovina, con l’intento di mangiare sano e far vivere bene gli animali.

La ‘Carta di Padova’, ha visto la luce al Crowne Plaza di Padova e ha sancito un deciso cambio di passo degli attori della zootecnia bovina da carne prodotta in Italia.

Un risultato importante, che ha meritato un commento da Maurizio Martina, ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, il quale ha inviato un messaggio al Consorzio Italia zootecnica che ha coordinato l’iniziativa nel quale ha sottolineato: “la capacità di aver unito esigenze diverse per definire una serie di impegni comuni”.

In effetti, una rappresentanza della zootecnia bovina da carne mancava da anni al ‘Tavolo agroalimentare’ ed al ‘Tavolo zootecnico’ del ministero delle Politiche Agricole, poiché terminata l’esperienza delle storiche associazioni Unicab e Unalcab, figlie dell’altro secolo, entrambe liquidate da anni, il mondo zootecnico ha lasciato un vuoto colmato da un paio di associazioni, non certo rappresentative del mondo della produzione e dalla buona volontà del Consorzio Italia Zootecnica, non sempre invitato ai tavoli che contano.

L’iniziativa ha consentito un ulteriore passo avanti nelle relazioni tra associazioni ed organizzazioni di produttori e ha visto il debutto della neonata Assitama (Associazione Italiana Aziende di Macellazione), con a capo il macellatore veneto Loris Colomberotto, forte di una rappresentanza di tutto rispetto, destinata ad allargarsi e porre l’associazione ai vertici del settore.Bovini

La tavola rotonda di Padova, moderata da Fabrizio De Stefani, veterinario e direttore del servizio veterinario di igiene degli alimenti di origine animale  della Ulss locale, ha visto la partecipazione dei rappresentanti delle Commissioni Salute e Agricoltura della Conferenza Stato-Regioni. Sotto la lente d’ingrandimento il ‘Modello 4’, che pochi paesi in Europa hanno, che serve per accompagnare con informazioni i bovini al macello. Partendo da questo documento, gli organizzatori hanno messo in luce la necessità di avere informazioni per monitorare lo stato di salute dei bovini. Da qui è nata la ‘Carta di Padova’, documento che pone al governo italiano tre richieste precise: l’istituzione di una cartella clinica del bovino, certificati che forniscano informazioni sanitarie utili a mettere in trasparenza il lavoro degli allevatori (da tempo sotto attacco da parte di vegani, animalisti, vegetariani ed ambientalisti che li accusano di usare gli antibiotici come ‘aperitivo e un decreto legge per la rintracciabilità dell’origine delle carni bovine nella ristorazione e informazione al consumatore.“

E’ un progetto ambizioso lanciato con la carta di Padova – ha spiegato Fabrizio De Stefani – che punta alla crescita inclusiva, intelligente e sostenibile e interseca il bisogno di salute e di informazione affidabile, trasparente e accessibile delle filiere alimentari animali, da parte dei consumatori, del mondo produttivo, delle autorità di controllo. L’obiettivo è quello dare avvio, tra Venezia e Roma, al progetto di un database gestito dal sistema pubblico che metta in connessione l’arcipelago dei sistemi informatici regionali, nazionali ed europei, sui quali si basa, oggi, il controllo delle filiere zootecniche e alimentari. Ciò consentirà di ottenere in tempo reale ogni notizia rilevante per i fini sanitari, produttivi e di fornire un’informazione trasparente ai consumatori europei, poiché la sistematicità delle registrazioni e la sorveglianza su di esse, è il migliore strumento per la prevenzione delle frodi, è la base per garantire l’effettivo rispetto delle norme sulla salute e il benessere animale, la farmaco-vigilanza, la lotta alle antibiotico-resistenze e alle zoonosi e, non da ultimo, un’arma formidabile per combattere le agro-mafie”.

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Secondo De Stefani, un obiettivo fondamentale della notifica e della comunicazione delle malattie consiste nel generare dati epidemiologici affidabili, trasparenti e accessibili. “È opportuno istituire a livello di Unione Europea un sistema informatico interattivo per il trattamento delle informazioni per la raccolta e la gestione efficaci dei dati della sorveglianza per le malattie elencate e, se del caso, per le malattie emergenti o gli organismi patogeni resistenti agli antimicrobici – ha spiegato il veterinario – Tale sistema dovrebbe promuovere la disponibilità ottimale dei dati, agevolare lo scambio di dati e ridurre l’onere amministrativo per le autorità competenti degli stati membri grazie alla fusione della notifica e della comunicazione delle malattie nell’Unione e a livello internazionale in un unico processo operato tramite la base dati dell’OIE”.Ma perchè questa sfida è partita proprio da Padova? “Perché siamo bravi – ha commentato De Stefani – Dal modello IV alla cartella clinica online, i sistemi informativi zootecnici e della sicurezza alimentare in Italia sono tra i più profondi ed efficienti a livello mondiale. Essere riusciti a mettere in piedi un sistema di tracciatura così dettagliato, in grado di fornire una quantità preziosa di informazioni zootecniche e sanitarie sui nostri allevamenti, è da considerarsi, nella piena evidenza dei fatti, un vero miracolo italiano. Ed è per questo motivo – ha concluso – che i driver del progetto del Big Data della sicurezza alimentare e la salute animale, da portare in Europa nei prossimi due anni, devono essere italiani”.

Anna Bianchini

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