“Chiudere tutti insieme, per ripartire allineati ai nastri di partenza”. E’ con una metafora forte che il governatore Luca Zaia ha voluto dare fiducia domenica, spiegando alla sua gente, popolo di lavoratori, che la chiusura forzata delle aziende non essenziali in questo momento non farà crollare un sistema, ma è necessaria per la salute e alla riapertura “saremo tutti sulla stessa barca”.

Se c’è una cosa che ai veneti farà capire finalmente i pericoli del coronavirus, non sono le immagini della gente intubata o dei camion che portano via le bare a Bergamo. Sarà la chiusura delle aziende. Per una questione di dna, che ci vede lavoratori anche in punto di morte o a 5 minuti dal parto. E sarà quindi questo il momento in cui, capiremo che cosa significa “dovete rimanere a casa, per il bene della salute di tutti”.

Dopo il Dpcm che prevede la chiusura di tutte le attività non essenziali, emanato sabato in tarda serata dal presidente del consiglio Giuseppe Conte, che fino all’ultimo ha cercato di salvare ‘capra e cavoli’ tenendo aperto il comparto produttivo mentre chiedeva rigore, Zaia non ha esitato ad affrontare il tema ‘lavoro’, dopo aver rassicurato di avere la situazione sanitaria sotto controllo. E lo ha fatto da uomo d’azienda, in grado di fare previsioni che vanno oltre la catastrofe. Sottolineando, innanzitutto, che “Schengen è solo un ricordo della vecchia Europa”.

Esibendo una giusta dose di orgoglio veneto, il governatore della Regione ha parlato di “un nuovo Rinascimento”, che vedrà protagoniste le aziende della sua terra.

“Non esistono aziende se non c’è una società – ha sottolineato facendo capire chiaramente la gravità dell’emergenza sanitaria – Dobbiamo scegliere tra il salvare la vita all’uomo e rompere la giara che lo rinchiude o lasciarlo morire per salvare la giara. Io scelgo la vita dei miei uomini, sempre. Una economia senza società non può esistere, dobbiamo venirne fuori velocemente”. Non ha escluso, Zaia, che poi sarà necessaria una cura da cavallo per l’economia italiana, che secondo lui vedrà il Veneto in grado “ancora una volta, di ripartire”.

Una ripartenza, tutti insieme, per un nuovo Rinascimento produttivo.

“Dopo questa emergenza, ci sarà inevitabilmente un Rinascimento, economico e culturale, anche per le attività produttive – ha ribadito Zaia – In Veneto ad esempio non esiste un settore del bio-medicale, abbiamo capito che ci sono comparti nuovi da ‘colonizzare’. L’industria bellica non è più strategica, perché è il virus che mette in ginocchio tutto il mondo. Si potrà investire nel comparto del filtraggio dell’aria nelle nostre case, nella pulizia, le sanificazioni. Non rideremo più dei giapponesi, che da anni girano con le mascherine. Ci sarà una rinascit – ha concluso Zaia – E ci troverà pronti”.

A.B.

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