Da Thiene Bergamo, in prima fila per l’emergenza. “Abbiamo paura anche noi, ma ci siamo”. L’equipaggio della Croce Rossa di Thiene è in postazione nel Comune di Almenno San Salvatore, in provincia di Bergamo dove si sta occupando del soccorso e del trasporto di pazienti con gravi sintomi respiratori verso gli ospedali di Bergamo e Merate. Turni di 12 ore, che sfiancano. “Ieri sera avevamo già esaurito l’ossigeno, che è stato rifornito dal Suem Areu. Non ci sono posti letto e le ambulanze aspettano ore prima di poter affidare il paziente al pronto soccorso”, raccontano i volontari.

Nell’Alto Vicentino intanto, ci si lamenta. Per l’ospedale che diventa Covid (alla faccia della solidarietà), per le norme. Per chi va a passeggiare e perchè dobbiamo stare in casa.

Sono di Francesca, volontaria thienese, le parole più toccanti, che sono una ventata di saggezza in un vortice di delirio globale. “Buongiorno mondo, oggi c’è il sole – dice cercando di condividere una speranza coinvolgente – A volte ci si ferma a riflettere su molte cose, si fa il resoconto della giornata, vengono in mente i visi delle persone incontrate durante i soccorsi in ambulanza. Gli occhi delle persone spaventate che cercano il tuo sguardo dietro ad una mascherina”.

Francesca è soprannominata ‘minion’, dal personale sanitario, da medici e infermieri che sdrammatizzano quando la vedono con la tuta e la maschera gialla, che ingigastiscono le sue forme.

La volontaria racconta l’esperienza, con parole fermate come in un diario, che si rileggeranno tra un po’ di anni, si leggeranno a figli e nipoti, per far capire che l’Italia, anche nel modernissimo 2020, ha vissuto la sua guerra.

“Le persone soccorse cercano conforto dalle tue parole, dalla tua voce, con l’accento vicentino che fa sorridere –spiega Francesca – Persone terrorizzate dal timore di non tornare più a casa come l’ultimo intervento di ieri sera. La moglie in lacrime mi dice “aiutami stella a lasciare mio marito nelle mani di persone buone, io lo affido a voi, mi fido di voi” e tu dietro la maschera che si appanna per la commozione cerchi di tranquillizzarla”.

Poi c’è la storia del signore che si sente impotente quando vede la moglie, di soli 52 anni, incosciente, che entra in coma e viene intubata in ambulanza. “Come è possibile – si chiede quell’uomo grande e grosso, che improvvisamente diventa fragile come un petalo di fiore – Ho appena perso anche mia mamma”.

“Poi pensi alle infermiere e ai medici conosciuti nelle uscite in codice rosso, che al termine dell’intervento ci si ritrova insieme a ripulire ambulanza e automedica, a togliersi la medesima tuta e quella maschera che ti fa sembrare un alieno – continua Francesca – E guardandoti negli occhi con il sorriso ti ringraziano, riconoscenti per l’aiuto e per essere venuti in Lombardia a dare una mano. Pensateci e riflettete quando vi lamentate perchè dovete stare a casa, perchè non volete l’ospedale Covid, perchè continuate a lamentarvi per la politica, per questo e per quello. Ringraziate che state bene e che non siete in una situazione di emergenza in cui la centrale operativa debba scegliere se lasciarti a casa perchè gli ospedali sono saturi o fare una scelta se lasciare un posto in terapia intensiva a te piuttosto che ad un altro paziente. Siate grati della vita e della salute. Fate i bravi”.

Anna Bianchini

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