La fotografia scattata da Società Italiana di Psicologia  conferma che l’emergenza Covid ha colpito profondamente la salute mentale degli italiani. Le visite psichiatriche programmate, sia a domicilio sia nello studio, stanno continuando solo per alcuni casi, sostituite da incontri su appuntamento e a distanza, tutte le altre attività hanno avuto una significativa diminuzione, come i consulti psichiatrici ospedalieri (-30%), le psicoterapie individuali (-60%), le psicoterapie di gruppo e gli interventi psicosociali (-90/95%), il monitoraggio di casi in strutture residenziali (-40%) e di autori di reato affetti da disturbi mentali affidati dai tribunali ai Centri di salute mentale (-45%). E poi aumentano le richieste di aiuto da parte dei giovani e giovanissimi, molto spesso vittime di autolesionismo. Predomina il senso di incertezza per il futuro. Il quadro fotografato da SIP è stato presentato dal Presidente eletto Massimo Di Giannantonio. “Il numero dei reparti di psichiatria degli ospedali è sceso del 12%, soprattutto a causa della conversione in unità per pazienti positivi al Covid, e i posti letto disponibili sono diminuiti del 30%, per la necessità di garantire una maggiore distanza fisica per i pazienti. Si è registrata anche una riduzione complessiva dei ricoveri (-87%), mentre la maggioranza dei reparti ha continuato a eseguire consulti psichiatrici al pronto soccorso e, in misura minore, nelle unità mediche e chirurgiche o, in un caso su cinque, nelle unità Covid. Disturbi dell’umore, psicosi, disturbi d’ansia e tentativi di suicidio sono i problemi più frequenti tra i pazienti, ma il 21,4% dei centri segnala anche un preoccupante aumento dell’aggressività e della violenza, con episodi gravi nell’8,6% dei casi”.

Dai dati di diverse regioni si rileva che nella prima fase pandemica, nei mesi a cavallo tra marzo e maggio 2020, a fronte di un lieve calo del numero dei pazienti in contatto (circa il 10%), il calo delle prestazioni, in particolare quelle psicosociali, è stato più consistente (circa il 30%) e anche un rilevante calo sia dei ricoveri ordinari che dei TSO (rispetto allo stesso periodo del 2019 del 50-70%). Dall’inizio dell’estate 2020 nei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) italiani si è assistito ad una graduale ripresa verso livelli di attività prepandemici. Da una recente metanalisi di 23 studi internazionali (Prati e Mancini, 2021), superato l’iniziale momento di disorientamento relativo all’imprevista emergenza sanitaria e ai pesanti risvolti socio-relazionali connessi, la richiesta di supporto psicologico è andata riducendosi attestandosi a livelli ordinari. La terza fase relativa alla fine del 2020 e al corrente anno ha aperto nuove prospettive.

L’esperto dell’Ulss7 Pedemontana

“Sta emergendo la consapevolezza che ciò che precedentemente poteva essere inquadrato in un situazione da stress-test acuto si è andata trasformando in una situazione di media-lunga durata – ha spiegato Tommaso Maniscalco, Direttore Dipartimento di salute Mentale Ulss7 e Referente Area Salute mentale e sanità penitenziaria Regione del Veneto -. Al contrario della prima fase in cui i sentimenti prevalenti erano legati alle conseguenze psicologiche dell’isolamento e alla paura, ora predomina il senso di incertezza per il futuro. Questo sentimento peraltro è amplificato dai primi, tangibili segni della crisi economica e sociale che la pandemia sta evidenziando. Il rischio è di un progressivo aumento del disagio psicologico e delle conseguenze, anche sul piano psicopatologico. Il rischio è di assistere ad un aumento di epifenomeni quali abuso di sostanze e alcool, fenomeni depressivi, crisi dei rapporti coniugali, fenomeni di violenza, suicidi. Ciò che si sta già osservando in prima battuta, accanto ad un’evidente aumentata richiesta, diretta o indiretta, di accesso ai servizi da parte di giovani e giovanissimi, sono fenomeni più di carattere sociologico, in particolare relativamente a condotte finalizzate all’autolesionismo, spesso improntato una forte componente imitativa. La capacità di resilienza, più volte espressa dagli individui in situazioni particolarmente difficili, potrebbe far emergere risorse e strumenti inattesi che possano far ipotizzare un futuro a tinte meno fosche. Pertanto è fondamentale adottare una certa misura nella comunicazione pubblica a questi temi. Il ruolo dei DSM e la loro tenuta in queste fasi successive della pandemia ne ha evidenziato sia il ruolo fondamentale nell’assistenza territoriale che la versatilità e la flessibilità”. Uno degli strumenti chiave si è rivelata la gestione della domiciliarità da parte dell’equipe multiprofessionale. “La capacità di improntare questa particolare modalità di presa in carico assertiva in una relazione contrattuale matura ha permesso di favorire l’autonomia e la resilienza di buona parte dell’utenza – ha aggiunto Maniscalco -. Va poi sottolineato il ricorso all’innovazione in particolare con l’implementazione della telemedicina sia per televisite che per teleconsulti. Risulta pertanto di fondamentale importanza, anche a fronte delle rilevanti carenze di organico (figure mediche), valorizzare queste articolazioni evitando di depotenziarle, utilizzandole caso mai come modello di riferimento per l’assistenza territoriale e la continuità ospedale-territorio”.

‘Il Governo deve mettere al centro la salute mentale’

Michele Sanza, Presidente Eletto Società Italiana di Psichiatria delle Dipendenze ha spiegato perché è importante mettere la salute mentale al centro dell’azione di governo. “Non c’è salute senza salute mentale, è questo il messaggio lanciato anni fa dall’OMS per affermare che la tutela delle problematiche psichiche è indispensabile requisito delle politiche sanitarie. Il nostro Paese vanta indubbiamente una delle legislazioni più avanzate al mondo, se non la più avanzata, in materia di organizzazione dei servizi di salute mentale. Le leggi 180 e 833 del 1978, hanno reso i servizi psichiatrici parte integrante del Servizio sanitario nazionale e le cure sono divenute di norma volontarie. E’ questa la cornice di riferimento entro la quale muovere i passi necessari per l’adeguamento e l’innovazione dell’offerta di cura ai bisogni della popolazione alla crescente domanda di interventi”.

“L’applicazione dei percorsi di cura costituisce un irrinunciabile traguardo per il miglioramento della qualità dell’offerta di servizi di salute mentale in particolare per quanto riguarda il miglioramento dell’appropriatezza, della sicurezza e della tempestività delle cure erogate” ha aggiunto il Professor Sanza. “Oggi sappiamo che l’intervento precoce costituisce un fattore critico per la riduzione della gravità delle prognosi dei disturbi psichiatrici. Intervenire presto sugli esordi riducendo il gap che intercorre tra le prime prestazioni e l’ingaggio in cura è una priorità. Per questo è importante orientare interventi specifici sugli adolescenti e le popolazioni giovanili e favorire l’integrazione con le aree della neuropsichiatria infantile e delle dipendenze patologiche, viste le frequenti comorbilità con l’abuso di sostanze. È necessario quindi aumentare le risorse, migliorare la qualità delle prestazioni in riferimento alle linee guida e incidere maggiormente sugli esordi delle patologie più gravi.

Agenzia Dire

 

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