Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette e otto Provate a contarli: otto secondi non sono lunghi, ma non sono nemmeno così brevi, vero? Quanti pensieri si riescono ad abbozzare in otto secondi? Quante azioni semplici si possono fare? Quanti desideri o emozioni provare? Otto secondi Era il tempo di pausa che il mio cuore, di notte, ogni tanto si prendeva dal battere. Si fermava; per otto secondi!’
Inizia così #pedalaconilcuore, il libro scritto dallo scledense Gianluca Santacatterina, scritto a quattro mani con il giornalista Vittorio Zirnstein. Santaccatterina, 55 anni, padre di tre figlie, racconta il suo viaggio, fisico ma soprattutto metaforico, da cinquantenne sportivo che improvvisamente scopre di avere un grave problema al cuore a ex paziente che ha scelto di intraprendere una nuova vita e una nuova avventura per portare – in bicicletta – un messaggio di salute e speranza e allo stesso tempo raccogliere fondi a scopo benefico.
Il volume è stato presentato all’ospedale di Santorso, dove Santacatterina è stato assistito con grande professionalità e umanità dall’equipe di Cardiologia. Tanto da avere voluto inserire nel libro una doppia prefazione: la prima a cura proprio del dott. Giovanni Morani, direttore della Cardiologia dell’ospedale di Santorso, la seconda a firma di Marco Zecchinato, consigliere della Regione Veneto segretario della V Commissione (politiche socio-sanitarie).
La sua storia, e quella del libro, inizia nel 2021, quando in occasione di una visita medico sportiva un esame holter evidenzia un’anomalia cardiaca piuttosto seria: i successivi accertamenti condotti direttamente presso la Cardiologia di Santorso evidenziano un quadro complesso, in quanto al difetto nella formazione dell’impulso cardiaco già evidenziato dall’holter si associavano una serie di aritmie, ovvero irregolarità nella frequenza cardiaca. Il primo problema viene affrontato e risolto con l’impianto di un pacemaker. A quel punto diventa possibile anche procedere in sicurezza con la terapia farmacologica per la correzione delle aritmie, ma i farmaci si rivelano inefficaci, tanto da rendere necessaria l’esecuzione di una ablazione ventricolare, mediante la quale tramite un fascio di energia viene “bruciata” la lesione responsabile del difetto cardiaco.
Una procedura complessa, per la quale la Cardiologia dell’ospedale di Santorso può vantare una significativa esperienza: «In un anno impiantiamo circa 300 pacemaker ed effettuiamo un centinaio di ablazioni – spiega il dott. Giovanni Morani – ma se sul piano clinico il buon esito della procedura non stupisce, ciò che rende importante questo libro e la storia di Santacatterina è il messaggio di cui è portatore, ovvero l’importanza di elaborare la malattia senza considerarla limitante per la qualità di vita. Certo il paziente ha dovuto rinunciare alla corsa, la sua grande passione, ma ha “scoperto” la bicicletta. Normalmente dopo l’impianto di un pacemaker già dopo un mese è possibile riprendere una moderata attività fisica, ma poiché il pacemaker rimane visibile, anche se rappresenta la cura per molti pazienti diventa una sorta di promemoria della malattia, tanto che continuano a sentirsi “malati” e alcuni impiegano anche un anno per riprendersi psicologicamente e trovare un nuovo equilibrio».
Le uniche limitazioni, spiega ancora il dott. Morani, in realtà riguardano il tipo di movimenti: «Sono sconsigliate attività come il nuoto che prevedono importanti sollecitazioni della spalla, perché queste potrebbero provocare un distacco o spostamento dei fili del pacemaker, compromettendone così la funzionalità. Per il resto l’attività fisica è assolutamente consigliata, naturalmente sempre seguendo le indicazioni del cardiologo perché ogni caso va valutato a sè».
Proprio portare un messaggio positivo a chi si trova a confrontarsi con un problema cardiologico importante è uno degli obiettivi alla base del progetto #PEDALACONILCUORE: «Il mio vuole essere un libro di speranza per le persone con la mia stessa patologia – spiega Gianluca Santacatterina -. Potevo sedermi e fare il pescatore, invece deciso di reagire. Allo stesso tempo mi auguro che raccontare la mia storia contribuisca a diffondere la cultura della prevenzione, perché ho scoperto di avere un grave problema al cuore solo grazie ad una visita medico sportiva. Inoltre, ho voluto abbinare i miei viaggi in bicicletta e questo stesso libro ad una finalità benefica: nel caso specifico per ogni copia venduta saranno devoluti 2 euro alla Fondazione TOG di Milano che sostiene la riabilitazione di bambini con patologie neurologiche complesse».
Nel libro, in vendita su Amazon, Santacatterina racconta la sua storia, dalla diagnosi della malattia al percorso di guarigione, fino alla scoperta della bicicletta e le imprese compiute in sella: partendo da Schio fino a Ostuni, in Puglia, con un viaggio di quasi 2000 km, e poi ancora una pedalata ininterrotta di 443 km da Schio a Grottammare (AP) e altre imprese fino a Trieste e Ventimiglia.
Ma c’è anche un altro messaggio che Santacatterina tiene a divulgare: «Io non posso che ringraziare la sanità pubblica. Per lavoro (Santacatterina è un consulente immobiliare specializzato negli acquisti di immobili all’estero, ndr.) ho girato tutto il mondo e posso dire che le cose altrove sono molto diverse. All’ospedale di Santorso ho trovato un livello di professionalità e di umanità davvero straordinari, per questo ci tengo a ringraziare in ogni occasione la nostra sanità pubblica e in particolare l’equipe della Cardiologia di Santorso».
Un concetto sottolineato anche dal Direttore Generale dell’ULSS 7 Pedemontana Carlo Bramezza: «È chiaro che tutto si può migliorare, ma non sempre c’è la consapevolezza di quanto siano elevati gli standard qualitativi della nostra sanità, standard che sono accessibili allo stesso modo per tutti i cittadini. La storia personale di Gianluca Santacatterina ce lo ricorda, oltre a evidenziare ancora una volta la grande crescita registrata dalla Cardiologia dell’ospedale di Santorso, che nell’ultimo biennio ha introdotto nuove metodiche sempre più avanzate, con il risultato che molti cittadini che in passato si sarebbero rivolti ad altri ospedali oggi possono affidarsi con piena fiducia all’ospedale di Santorso, che anzi sta diventando sempre più attrattivo anche per pazienti provenienti da altri territori».