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Gli Oss diventano infermieri con una delibera, è bufera. ‘La Regione Veneto si fermi’

Secondo il coordinamento Opi del Veneto (Ordini delle professioni infermieristiche), la delibera della Regione Veneto che apre alla possibilita’ di impiegare operatori sociosanitari (Oss) per “atti propri dell’assistenza clinica del paziente di competenze esclusiva di medici e infermieri, e’ irricevibile”. La pandemia da Coronavirus ha reso evidente “l’assoluta necessita’ della presenza infermieristica, peculiarmente nei setting di cura dove ci sono le persone piu’ fragili”, sottolinea il coordinamento Opi. Ma nonostante le condizioni di emergenza “una formazione minimalista non puo’ sostituire anni di formazione, tirocinio ed esperienze, rispetto a situazioni che possono spesso manifestare condizioni imprevedibili”, perche’ molte delle operazioni necessarie “possono seriamente compromettere la salute delle persone se effettuate in maniera non appropriata”. Quindi, “senza nulla togliere al supporto indispensabile e necessario che gli Oss hanno dato e stanno dando rispetto alla migliore condizione generale dei pazienti, si evidenzia che questa delibera pone a serio rischio sia la persona assistita, che gli stessi operatori, configurando anche profili di dubbia legittimita’ e responsabilita’ professionale”. Il coordinamento Opi del Veneto chiede allora “l’immediata sospensione della delibera e si rende disponibile ad analizzare, in tempi piu’ che brevi, le soluzioni opportune e necessarie, pur stigmatizzando l’assoluta mancanza di coinvolgimento da parte della Regione, a fronte delle reiterate richieste di incontro dei mesi scorsi”. Per tutelare gli iscritti agli ordini e gli stessi assistiti, infine, “il coordinamento Opi si sente in dovere di valutare ogni azione necessaria nelle sedi giurisdizionali piu’ opportune”.

‘E’ in pericolo la qualità dell’assistenza infermieristica’

“La recente delibera approvata dalla Regione Veneto, che vorrebbe trasformare, pura utopia, operatori socio sanitari in simil infermieri, con 300 ore di formazione in Fad e tirocinio, mette in questo momento in serio pericolo la qualita’ dell’assistenza e le prospettive di crescita della professione infermieristica, affidando di fatto, a personale che non possiede le insostituibili conoscenze e competenze di tale professione, alcune funzioni che nella prassi vengono garantite nell’ambito di tale citato alveo. Tutto cio’ getta un’ombra sulla qualita’ di un servizio sanitario che verrebbe ulteriormente svilito, a danno del cittadino. La Regione Veneto, con un atteggiamento fallace ed incomprensibile, parrebbe voler creare dei quasi cloni, che ambirebbero a svolgere, tra le altre attivita’ domestico alberghiere, alcune tra le delicate funzioni che nella prassi quotidiana vengono assolte dagli infermieri. Parliamo di figure che non hanno la qualificazione universitaria, per noi imprescindibile per poter assumere le responsabilita’ tipiche della professione infermieristica. Ma come e’ possibile che tutto cio’ accada, nel pieno di una emergenza sanitaria che ancora ci attanaglia, con gli infermieri che mancano sempre piu’, e con l’esigenza opposta, cioe’ quella di creare gli strumenti contrattuali necessari per valorizzare la professione infermieristica affinche’ rappresenti sempre di piu’ un’attrattiva per i giovani? Il nostro Paese ha sempre piu’ bisogno di infermieri, forti di un riconoscimento sotteso da protocolli formativi che viaggiano ormai verso una omogeneizzazione a livello internazionale, di un peculiare e specifico corso di laurea e del solido periodo di tirocinio che il loro curricula formativo prevede sin dal primo giorno di studi. Non vorremmo che, dietro l’esempio del Veneto, anche altre Regioni seguissero lo stesso percorso, pensando in questo modo di risolvere la carenza della quale parliamo”. Cosi’ Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, commenta la recente delibera approvata nella regione retta dal Governatore Zaia, che rischia concretamente di avviare una reazione a catena che potrebbe avere un effetto boomerang”.

“Siamo in un contesto in cui, almeno il Governo nazionale, sta cominciando finalmente a compiere piccoli ma concreti passi in avanti per la valorizzazione della nostra professione. Parliamo dell’indennita’ professionale specifica, della disapplicazione dell’obbligo di esclusivita’ per le vaccinazioni, dell’infermiere di famiglia. E cosa fanno alcune Regioni invece? Sembra di essere di fronte alle follie di Penelope: il Governo tesse a fatica la tela, qualcuno poi la distrugge. Siamo sbalorditi! Da ultimo ci chiediamo, ponendoci un quesito evidentemente retorico ma che riteniamo estremamente pertinente, chiosa De Palma amareggiato, come e con quale tempestivita’ avrebbe gia’ reagito la Federazione degli Ordini dei Medici di fronte a una delibera che avesse messo nella condizione personale non laureato in medicina di svolgere funzioni tipiche della professione da loro rappresentata, semplicemente attraverso un corso di 300 ore!”, conclude De Palma.