Il ‘modello veneto’ bocciato da Confartigianato di altre Regioni ha spinto Agostino Bonomo alle dimissioni.

“Non tanto per ambizione personale, quanto perché resto profondamente convinto che il nostro ‘modello vicentino e veneto’ di articolazione associativa sia un modello che possa essere utilmente applicato anche in tutta Italia: penso al forte radicamento nel territorio, all’efficacia nei suoi meccanismi di assistenza e tutela delle imprese tramite la bilateralità, all’organizzazione delle categorie nel mercato, all’operato dei confidi per il credito, al tipo di formazione, all’innovativa capacità di guardare avanti”.

Ma i colleghi hanno detto no e Bonomo, presidente provinciale e regionale dell’Associazione degli Artigiani, dopo il rinnovo di due anni delle cariche in corso ha deciso di fare un passo indietro, rassegnando le dimissioni nel corso del consiglio direttivo.

La decisione era nell’aria da tempo e molti segnali erano arrivati anche negli ultimi giorni, non ultimo l’assenza pesante all’incontro con il Prefetto dove si è presentato il vicepresidente con i rappresentanti dei ristoratori e pasticceri.

Una decisione destinata a far discutere, presa in un momento in cui le aziende artigiane hanno bisogno di sentirsi rappresentate e si aspettano di avere delle indicazioni sugli scenari che nei prossimi giorni si prospettano sulla base delle decisioni che il governo andrà ad assumere.

Lunedì è avvenuto che dopo aver deciso di prolungare per “straordinarietà” il proprio mandato per ulteriori 24 mesi (36 totali dalla scadenza avvenuta lo scorso anno), si è arrivati alle dimissioni del presidente che, data la situazione emergenziale, sembrano più una resa dei conti fra dirigenti; “non è un addio ma un arrivederci”, scrive Bonomo nella sua lettera di congedo.

A cosa sarebbe imputabile quindi quanto accaduto? Oltre alla mancata candidatura alla presidenza nazionale, ci potrebbero essere altre motivazioni meno note, che potrebbero aver contribuito alla decisione di presentare le dimissioni, come la possibilità della richiesta di un terzo mandato. In tutta questa vicenda che ha visto nel frattempo anche le dimissioni dalla carica di presidente regionale di Bonomo per incompatibilità, essendosi dimesso da Vicenza, ci sono i soci che assisteranno in questo mese cruciale per l’economia vicentina, regionale e nazionale, al riassetto delle poltrone che entro 30 giorni dovranno essere rimescolate.

Ci sarà da riequilibrare la rappresentanza territoriale, ecco quindi che molto probabilmente avverrà un rimpasto a livello di giunta provinciale e l’attenzione sarà concentrata su chi dovrà occupare un posto al sole. E ci sarà da pensare ai problemi che i soci artigiani meritano di essere affrontati con lungimiranza.

In tutto questo contesto, il 3 dicembre ci sarà l’elezione del nuovo presidente nazionale che avverrà senza scossoni, con un solo candidato, condiviso da tempo, a dimostrazione che se si vuole Confartigianato può essere unita, rappresentativa e vicina ai soci.

La lettera di dimissioni di Agostino Bonomo

“Care Colleghe e cari Colleghi artigiani, apro questa lettera, rivolta a ciascuno di voi, con una informazione che in questo momento ritengo significativa e rassicurante: la proroga degli incarichi della nostra dirigenza associativa per altri due anni, sancita dal Consiglio Direttivo del 2 novembre scorso, è un elemento in grado di assicurare quella continuità gestionale assolutamente necessaria per far fronte alla perdurante emergenza sanitaria e alle relative norme che ne conseguono. Ciò consentirà alle aziende socie, come già accaduto durante il “lockdown” primaverile, di continuare ad avere nella nostra struttura territoriale un punto di riferimento costante e affidabile quanto a gestione della crisi, informazioni, chiarimenti, supporto tecnico e burocratico, e soprattutto tutela sindacale, con una voce che sappia esprimere pubblicamente le tante situazioni di difficoltà e disagio che i nostri imprenditori si trovano ad affrontare, cercando in tutti i modi di non compromettere la loro operatività.
Solo una cosa cambierà, in questa valida compagine dirigenziale: la mia presenza. Vi annuncio infatti che proprio al Consiglio direttivo del 2 novembre scorso ho rassegnato le mie dimissioni, comunque nella consapevolezza che nel giro di poco tempo, una volta cioè espletati i necessari passaggi previsti dallo Statuto, ci sarà un nuovo presidente, mentre tutta la “squadra” dei dirigenti andrà avanti come finora è stato, nel segno della continuità e della condivisione d’intenti. A voi, cari Colleghi, devo una spiegazione della mia decisione, che ho preso serenamente ma non senza rammarico, visto l’inestimabile valore dell’esperienza di vita che ho avuto modo di maturare non solo in questi anni di presidenza, ma in tutto il mio percorso in Confartigianato. È stata un’esperienza ricca di contatti umani, di iniziative condotte sempre e comunque a favore del nostro mondo imprenditoriale, di cui farò sempre parte. Sarò sempre grato a Confartigianato, a tutti i Soci, ai dirigenti e ai collaboratori con cui ho lavorato, per avermi dato questa grande opportunità di crescita personale e professionale.
Come mai ho deciso di mettere un punto fermo a tutto questo? Principalmente per due motivi.
Da un lato, ho avvertito la necessità di poter tornare a seguire più da vicino la mia attività di imprenditore, e credo che in questo proprio voi mi possiate capire come nessun altro. Una presidenza provinciale interpretata con la massima responsabilità possibile implica oggi una enorme quantità di impegni, contatti, spostamenti, decisioni, che inevitabilmente portano a seguire con minore frequenza il proprio lavoro di artigiano. Tanto più se unita, come nel mio caso, alla presidenza regionale. Anche perché nessuno di noi fa il “politico di professione”, ma vive del proprio mestiere. Dall’altro lato, e credo sia cosa nota, avrei continuato la mia opera di dirigente (in questo caso provvedendo altrimenti per la mia azienda) qualora mi fosse stato possibile assumere la presidenza nazionale di Confartigianato: non tanto per ambizione personale, quanto perché resto profondamente convinto che il nostro “modello vicentino e veneto” di articolazione associativa sia un modello che possa essere utilmente applicato anche in tutta Italia: penso al forte radicamento nel territorio, all’efficacia nei suoi meccanismi di assistenza e tutela delle imprese tramite la bilateralità, all’organizzazione delle categorie nel mercato, all’operato dei confidi per il credito, al tipo di formazione, all’innovativa capacità di “guardare avanti”, e a tanto altro. Era un progetto, questo mio, che aveva una premessa indispensabile: la più larga condivisione possibile a livello nazionale. Solo a quella condizione, insomma, avrei manifestato la mia disponibilità a candidarmi per la presidenza. Purtroppo, dai sondaggi effettuati, così non è parso, segno che associazioni provinciali e federazioni regionali di altre aree del nostro Paese hanno idee e vedute differenti. Il che è legittimo, intendiamoci, ma rende impossibile, non ora e non da me, almeno, la realizzazione di tale disegno. Preso atto di tutto ciò, ho dunque deciso di mettere un punto fermo al mio percorso di dirigente e di farmi da parte. Le dimissioni dalla presidenza provinciale implicano statutariamente l’uscita automatica dalla residenza regionale di Confartigianato, alla quale egualmente e coerentemente non ho dato disponibilità per una eventuale rielezione. Torno dunque a essere un “soldato semplice”, orgoglioso di esserlo, e altrettanto orgoglioso di continuare a essere socio di Confartigianato Imprese Vicenza, oggi come ieri e come domani.
In questi anni, spesso non facili se consideriamo i vari scenari economici e sociali susseguitisi, il mio
pensiero quotidiano è stato quello di rendere sempre più efficace, vicina, produttiva, l’attività di
un’Organizzazione che storicamente rappresenta il meglio della piccola impresa, e alla quale va
dedicato il meglio di ogni sforzo, di ogni progettualità, di ogni capacità decisionale.
Da questo punto di vista, il mio non è un addio, ma un arrivederci – da collega a Colleghi – a una delle
tante iniziative che Confartigianato Vicenza sicuramente saprà mettere in campo, come ha sempre
saputo, per il progresso dei suoi Associati. Dal 2011 a oggi ho avuto l’onore di guidare una Organizzazione di rappresentanza e di servizi per le aziende che era allora e rimane tuttora la prima d’Italia per numero di iscritti, per propositività e per qualità delle attività realizzate per le imprese associate. Dalle crisi economiche alla rivoluzione del digitale, da un nuovo modo di intendere e fare ed essere artigiano, con un pizzico d’orgoglio, spero perciò di aver contribuito con azioni e spirito a mettere qualche buon mattone a questo edificio, come i miei predecessori hanno fatto e sicuramente farà chi mi succederà. Nel frattempo, vogliate accogliere le mie dimissioni con la stessa serenità con cui le ho decise. A voi tutti, e alla nostra Associazione, il più sincero augurio di un domani sempre migliore”.

Andrea Nardello

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