Si tratta sempre di decidere se il bicchiere si vuole vederlo mezzo pieno o pieno vuoto.
Secondo Guido Xoccato, presidente dei Commercianti di Schio e commerciante da sempre nel centro storico della sua città, l’arrivo del Tosano a Thiene al posto del Carrefour è un bicchiere mezzo pieno perché può rappresentare la leva che attirerà parecchia gente anche da fuori che, dopo aver fatto gli acquisti convenienti, potrebbe decidere di farsi un giro in centro, fare shopping e mangiare e bere qualcosa a Thiene, spendendo qui qualche soldo.
Era stato colpito anche Xoccato dalla lettera di una nostra lettrice che spiegava di non comprendere le numerose critiche sull’apertura del Tosano a Thiene ma si interrogava anche su che cosa stessero facendo alcuni commercianti del centro cittadino che si esprimevano in modo decisamente contrario sostenendo che avrebbe portato via clienti alle botteghe già fortemente in crisi. Niente di più sbagliato secondo il presidente dei commercianti di Schio, che con determinazione ed eleganza ha voluto incoraggiare con ottimismo i colleghi di Thiene esortandoli ad essere concreti e pratici e a vedere, appunto, il bicchiere mezzo pieno.
“Prima di tutto, a chi ha voluto a tutti i costi vedere ‘mosse politiche’ nell’arrivo del Tosano faccio presente che si tratta di una semplicissima operazione commerciale – ha sottolineato Xoccato – Carrefour ha venduto al miglior offerente. Avrebbe potuto acquistare Nike, Christian Dior o Rinascente e invece ha acquistato Tosano. Non c’è nessun obiettivo politico, né la voglia di uccidere gli altri negozianti, anzi potrebbe portare più gente in città”.
Xoccato, le critiche che hanno accolto l’arrivo del Tosano da parte di molti commercianti però sono innegabili. Mentre ci sono molti clienti che hanno già dichiarato che ci andranno, soprattutto per risparmiare.
Il cliente che andrà dal Tosano non sarebbe comunque andato in centro o in un qualsiasi negozio di vicinato, perché punta sul risparmio, non sul servizio. Probabilmente prima del Tosano andava al Carrefour, o in qualche discount, o al Famila, ma di certo non in centro. Per cui il Tosano non porta via nulla, anzi io lo vedo positivo. E’ un tipo cdi commercio che fa gola a chi vuole risparmiare, ma ha anche una parte di zone d’ombra. Inoltre al suo interno mancano alcune categorie commerciali, come l’elettrodomestica o le scarpe. Questi prodotti recupereranno le vendite che prima facevano al Carrefour in altri negozi.
Difendendo il Tosano, molti clienti hanno colto l’occasione per ‘sparare’ contro i negozi del centro. Di questo che ne pensa?
Ritengo che non sia corretto ‘sparare’ contro un malato grave. Il commercio è uscito dalla pandemia con le ossa rotte, è il comparto che ha avuto la batosta maggiore. Se ora finalmente bar e ristoranti stanno ricominciando, per altri settori, come l’abbigliamento e la calzatura, la ripartenza è lenta. Non solo perché le persone fanno bene i conti, ma anche perché non hanno consumato per oltre un anno. I centri commerciali non stanno comunque passando buoni momenti, soffrono moltissimo per le dimensioni (c’è il covid) e i soldi sono pochi, infatti i grandi ipermercati non interessano più a nessuno e la grande distribuzione si sta ridimensionando sui 1500 metri quadri, che sono una mezza via con i negozi di vicinato.
Alcuni commercianti quindi possono essere esasperati dalle critiche, sapendo la fatica che hanno fatto a sopravvivere e quanta fatica ancora li aspetta…
Ci tengo a sottolineare che la critica becera, fine a sé stessa, fatta per ferire, non mi piace e non la accetterò mai. E nemmeno la prendo in considerazione. La critica, per essere utile, deve essere costruttiva. E invito i colleghi commercianti ad ascoltare la voce dei clienti, che a volte danno preziosi suggerimenti. Ci sono tante riflessioni da fare sul tema del commercio, i commercianti devono mettersi in discussione con umiltà, ma anche saper distinguere le critiche che non stanno in piedi e ignorarle.
Ad esempio?
Se un cliente mi dice che da me ha acquistato un paio di scarpe a 120 euro e poi le ha viste identiche a 20 euro in un altro negozio, magari dai cinesi, io non prendo nemmeno in considerazione quanto dice il cliente. Perché significa semplicemente che quel cliente non sa fare una distinzione tra i prodotti e considera tutto uguale. Magari il modello è simile, poi però uno è in pelle e l’altro no, uno ha le cuciture fatte in un modo l’altro in un altro modo. In questo è il cliente che non sa distinguere e dovrebbe evitare critiche di questo tipo.
Lei parla di ‘consapevolezza dell’acquisto’, di responsabilità del cliente nel costruire il commercio del futuro. E’ un tema molto importante. Ce lo spiega bene?
Quando andiamo a fare acquisti, grandi o piccoli che siano, diamo impulso al mercato. Se tutti i clienti vanno nella grande distribuzione, a comperare cose che costano poco, questo sarà inevitabilmente il mercato del futuro. Se tutti acquistano online, spariranno i negozi. Quindi quando vado ad acquistare io devo pensare: che commercio voglio nel futuro? Che tipo di Thiene voglio? Voglio un centro cittadino ricco e vivace dove ci sia socialità? Allora in qualche modo devo fare la mia parte, anche se piccola. Posso quindi andare a fare un certo tipo di spese dove risparmio, ma uno sfizio cerco di concedermelo nel negozio di quartiere. Può essere un abito, affettati di una qualità superiore, un servizio di piatti non dozzinale.
L’acquisto quindi non è solo un gesto commerciale, ma una responsabilità.
Sì. Come è una questione di responsabilità dare i giudizi sulle attività commerciali. Siamo certi di saper valutare quel ristorante o quel negozio che stiamo criticando? E, per quanto riguarda i commercianti vale lo stesso: se mi vengono rivolte delle critiche devo valutarle e se sono vere e posso migliorare, devo sapermi mettere in gioco.
Quanto incide l’online?
Le nuove generazioni useranno i consumi online con più padronanza di noi. Ma Amazon sta aprendo negozi di vicinato negli Stati Uniti. Questo ci fa capire che credono nel commercio ‘di strada’, che sono consapevoli che il negozio non morirà mai. D’altronde, se le persone vogliono arredo urbano, vogliono le vetrine accese quando passeggiano la sera, vogliono i negozi in centro per guardare le vetrine e vedere prodotti scelti e non le stesse cose dappertutto, devono anche sapere che questo dipende dai consumatori. Sono loro che ‘fanno’ il mercato. E comunque le vendite online penalizzano in primis la grande distribuzione, non i negozi di vicinato. Il negozio di vicinato darà sempre un servizio, per quanto sia in sofferenza. Se vuoi interazione con il commesso vai nel negozio di quartiere, non su amazon o al centro commerciale.
Schio sta un po’ recuperando a quanto sento. Le risulta?
Sì mi risulta. Ci sono anche due gestori di importanti locali thienesi che stanno per aprire a Schio perché hanno capito che la cittadina sta recuperando la sua vitalità, che il centro storico ricomincia a vivere.
Come vede il commercio del prossimo futuro?
Il futuro deve essere una maggiore collaborazione tra la grande distribuzione ed il commercio di vicinato e del centro. I negozi gestiti dai più giovani dovranno abbinare una crescita imponendosi anche sul web e sui social per ampliare la propria possibilità di sviluppo. Non si può più ignorare il web.
I commercianti cosa devono fare?
Devono mettersi in discussione, l’umiltà è basilare nella vita. Dobbiamo essere una spugna che si abbevera di quello che i clienti ci danno, anche se non sempre lo condividiamo. Non ci sono posizioni intoccabili, questa pandemia ha dimostrato ampiamente che il mondo è stato rigirato come una camicia e si continuerà a cambiare. Quello che consiglio ai colleghi è di non partire sempre con le critiche, di valutare le cose. Dove c’è un cambiamento c’è sempre un’opportunità, c’è sempre la doppia faccia della medaglia. Il commerciante deve dimostrare l’umiltà di rimettersi in gioco e di capire che il mondo sta cambiando, deve infilarsi nella strettoia tra la critica e la possibilità di migliorarsi.
Anna Bianchini