Non si è ancora insediata la nuova giunta del governatore Luca Zaia e sulla sua testa già cade la prima tegola. La famosa app ‘Immuni’ non funziona perché, stando a quando denunciato da Cristina Guarda, consigliere regionale di Europa Verde e dal movimento civico e popolare Il Veneto che Vogliamo, i dati non sono mai stati caricati nel database della Regione, pertanto il sistema di contact tracing pensato per visualizzare i contatti con i positivi sarebbe inutile.
A Venezia incassano la polemica, ma i tecnici regionali gettano acqua sul fuoco, motivando il fatto spiegando che “Per evitare di sottoporre inutilmente a quarantena un soggetto, è tuttora in corso un confronto con le altre Regioni e con il Ministero della Salute per definire un protocollo operativo condiviso relativo alla gestione di un soggetto identificato come possibile contatto dall’App Immuni”.
Del fatto che l’app non funzionasse se n’erano in effetti accorti in molti ma, spesso qualcuno giustificava la mancanza di ‘contatti ravvicinati’ con soggetti positivi ipotizzando di non aver scaricato l’app nel modo corretto o di non averne compreso bene il funzionamento.
Un’accettazione rassegnata del mancato funzionamento dell’app, che però nasconde ben altro.
La prima denuncia è partita da Cristina Guarda, che ha definito “insostenibile” la mancanza di governance unica e di collaborazione compatta tra Stato e Regioni in questo momento di emergenza sanitaria. Da qui l’interrogazione al presidente Zaia: “Chiedo chiarimenti circa la mancata attivazione dell’app Immuni che ha generato a sua volta un vuoto di tutela nei confronti dei cittadini veneti – ha spiegato il consigliere regionale di Europa Verde, che insieme a Luana Zanella, componente dell’esecutivo nazionale dei Verdi ed esponente veneta di Europa Verde, ha proseguito – Nelle scorse settimane, sono moltissime le persone che, in Veneto come in tutta Italia, hanno scaricato l’app Immuni, sulla scia della nuova ondata di contagi da Covid-19 e delle richieste di responsabilità personale rivolte agli italiani dal Premier Conte e dalla sua maggioranza. Di fronte a una richiesta di questo tipo, non possiamo che giudicare irresponsabile la scelta di non attivare l’app in una delle regioni più gravemente colpite dal virus. Nessuno, in questo momento di particolare fragilità dell’economia come del sistema sanitario, può permettersi il lusso di una tale iniezione di sfiducia nei confronti delle istituzioni: va posto immediatamente rimedio con atti concreti e un coordinamento più stringente tra Stato e Regioni”.
Il sistema di segnalazione si basa su un sistema di contact tracing il cui snodo fondamentale è costituito appunto dall’inserimento nel database dei codici casuali condivisi di chi è risultato positivo al virus. “La mancata attivazione in Veneto è una notizia sconcertante che pone in concreto dubbio l’esistenza di un effettivo e reale coordinamento tra Regione e Stato nella prevenzione al diffondersi al Sars-CoV-2 – ha sottolineato Cristina Guarda – Così si rischia altresì di alimentare le fila dei cosiddetti negazionisti i quali si pasceranno nel sentimento di sfiducia verso le istituzioni pubbliche che tale mancanza contribuirà di certo a generare. Adombra inoltre il dubbio che il livello regionale di governo non abbia mai creduto effettivamente all’efficacia della predetta app, tanto più che lo stesso Presidente della Giunta regionale ebbe a dichiarare che “App Immuni per com’è fatta ci crea solo problemi. Che cosa accade a chi riceve il messaggio?”, ha concluso l’esponente di Europa verde.
Denuncia anche da Il Veneto che Vogliamo, che chiedendo le dimissioni dei responsabili e la rinuncia alla ‘versione veneta’ della app ha affondato il colpo: “La vicenda del mancato caricamento da parte dell’Ulss della Regione Veneto dei dati dei positivi per rendere possibile l’utilizzo dell’app Immuni non può essere derubricata a una questione “a cui stiamo ponendo rimedio”. Non è accettabile che per mesi i cittadini veneti siano stati invitati, come tutti gli italiani, a scaricare una app la cui utilità è stata finora resa nulla nel territorio della nostra regione a causa del mancato inserimento dei dati relativi alle persone risultate positive al Covid. Non è possibile per rispetto dell’oltre mezzo milione di veneti che hanno scaricato l’app e per evitare che proprio contro questo strumento si scatenino nuovamente le campagne di chi ne mette in dubbio l’utilità. Chi governa la Regione non può cavarsela, ancora una volta con i “non sapevo”, “non era nostro compito”: i responsabili di questo vero e proprio disastro vanno individuati e rimossi dall’incarico che ricoprono. Il presidente Zaia ne approfitti per rinunciare definitivamente alla app anti Covid veneta di cui era stato assicurato lo scorso 20 agosto che aveva detto essere pronta. La Regione concentri tutte le proprie risorse finanziarie, informatiche e di personale sul garantire nel nostro territorio il pieno funzionamento dell’app Immuni.
La replica della Regione: “Evitare quarantena senza motivo”
“Al fine di evitare di sottoporre a quarantena preventiva un soggetto individuato dall’App Immuni senza possibile valutazione del profilo di rischio, è tuttora in corso un confronto con le altre Regioni e con il Ministero della Salute per definire un protocollo operativo condiviso relativo alla gestione di un soggetto identificato come possibile contatto dall’App Immuni”. Lo spiegano i tecnici della Regione Veneto, motivando la mancata attivazione della app.
“L’App Immuni – premettono – non fornisce informazioni relative al soggetto positivo con cui si è venuti a contatto, al luogo del contatto o alle caratteristiche del contatto. Pertanto, non essendo possibile per l’operatore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica valutare il livello di rischio di tale contatto, già nel mese di giugno, con nota della Direzione Prevenzione, Sicurezza Alimentare, Veterinaria nel ruolo di Coordinamento Interregionale Area Prevenzione e Sanità Pubblica veniva proposto al Ministero della Salute un possibile protocollo applicativo per uniformare le procedure di tutte le Regioni.
“Entro pochi giorni, al massimo lunedì, i Servizi di Igiene Pubblica dovranno comunicare ai sistemi informatici di Azienda Zero i riferimenti relativi alle segnalazioni dell’App Immuni – spiegano da Venezia – L’indicazione è contenuta in una comunicazione inviata dalla Direzione regionale Prevenzione ai servizi competenti. La Regione Veneto, come varie altre Regioni italiane con le quali è in corso un costante coordinamento, è attiva sul tema fin dall’inizio, con una fitta serie di contatti, anche epistolari formali, con le parti interessate, a cominciare dal Ministero della Salute. Si precisa comunque che, pur potendo costituire uno strumento aggiuntivo per i Servizi di Igiene e Sanità Pubblica nell’identificazione di eventuali contatti, App Immuni non può in alcun modo sostituire le attività di rintraccio dei contatti e di valutazione del rischio puntualmente garantite fin dall’inizio dell’epidemia. Le attività puntuali e tempestive di contact tracing avviate in seguito all’identificazione di ogni soggetto risultato positivo a SARS-CoV-2 – spiega la Direzione Prevenzione – costituiscono un elemento cardine della strategia di sanità pubblica messa in atto dalla Regione del Veneto per contrastare la diffusione virale fin dalle prime fasi dell’epidemia”.
di Redazione Altovicentinonline
foto La Repubblica