Bandi deserti per il reclutamento dei medici.

Nel Veneto, il numero dei medici oggi è superiore di oltre 180 unità a quello dei camici bianchi in servizio al 31 dicembre 2019. Lo rivendica il direttore generale della Sanità del Veneto, Luciano Flor, che oggi in una conferenza stampa ha fatto il punto sugli organici del personale medico. “Siamo protagonisti di uno sforzo enorme nell’assunzione di medici che, nel periodo di emergenza Covid, ha permesso di far fronte alle esigenze, arruolando con diverse forme contrattuali oltre 2.200 professionisti in aggiunta a quelli esistenti. Noi continuiamo a fare i concorsi per arruolare ulteriore personale medico e continuiamo a utilizzare istituti contrattuali come l’attività aggiuntiva e le convenzioni tra aziende per coprire i servizi”, spiega Flor dopo due giorni di polemiche sulla carenza di personale. Che c’è, riconosce: è un fenomeno nazionale “ma, proprio per questo, è giusto anche dire che abbiamo recentemente chiuso la valutazione 2021 nei ministeri dell’Economia e della Salute con i complimenti per essere la regione che ha la miglior performance italiana sia sul piano della capacità e della tempistica di rendicontazione sia su quello delle attività tecnico-economica e sanitaria”. Altro punto: “Ribadisco che il Veneto non è la regione che paga meno i medici come qualcuno sostiene- prosegue Flor- in 13 regioni sono pagati meno che da noi. Ci sono 13 regioni italiane in cui la fuga dei medici dagli ospedali è superiore a quella che si registra nella nostra. Non abbiamo quindi né una situazione allarmante né un andamento con numeri tanto improvvisamente differenti da quelli dell’anno precedente”.

Le cose dunque in Veneto non vanno così male come qualcuno le sta dipingendo ma “non abbiamo mai negato le criticità nel reperire i medici, facciamo di tutto per arruolarne e vogliamo continuare a fare in modo che in nostro sistema sanitario sia attrattivo per tutti coloro esercitano questa professione”, assicura Flor. “Certamente quando non abbiamo alternative siamo costretti a ricorrere a esternalizzazioni. Ma sono lo strumento che ha come unica finalità il mantenimento dei servizi”. E conclude così: “Importante è il lavoro che stiamo portando avanti per superare anche questa criticità con un riequilibrio ma anche per aumentare i fondi e le retribuzioni del personale medico della nostra regione”.

L’opposizione: ‘Zaia entri negli ospedali e veda di persona’

“Zaia può snocciolare numeri a piacimento, ma quando i Veneti entrano in ospedale sanno perfettamente che il nostro sistema così non può reggere”. Sono le parole della Consigliera regionale Cristina Guarda (Europa Verde) che, con i colleghi Elena Ostanel (il Veneto che Vogliamo), Arturo Lorenzoni (Gruppo misto) e Vanessa Camani (Partito Democratico) ha presentato in Consiglio regionale un’interrogazione sul tema “Della fuga dei medici e del personale sanitario dalle strutture ospedaliere pubbliche del Veneto. Se siamo riusciti a reggere la pesantissima onda d’urto dell’emergenza Covid lo dobbiamo a tutto il personale sanitario della nostra regione. Ma se durante la prima ondata ci riferivamo a loro appellandoli come angeli, eroi e così via, oggi emerge in modo dirompente la triste realtà: i camici bianchi, e non solo, denunciano un trattamento che li costringe sempre più spesso ad abbandonare le strutture ospedaliere pubbliche venete. A tutto questo si aggiungono le parole, o meglio i numeri, del Presidente Zaia, il quale sminuisce un malessere diffuso e una denuncia senza precedenti da parte del personale ospedaliero. Purtroppo non si tratta solamente di una fuga verso il privato alla ricerca di un trattamento economico migliore, ma anche di condizioni di lavoro insostenibili a causa della carenza di organico e di turni massacranti. Dopo un certo numero di ore di lavoro si abbassa l’attenzione con conseguenti rischi per i pazienti e le responsabilità sempre maggiori, con tanto di esposizione a denunce che costringono a ricorrere a salate assicurazioni personali. Non possiamo fingere indifferenza o fare spallucce difronte a chi, dopo anni di servizio e una comprovata vocazione medica, decide di abbandonare il proprio lavoro perché divenuto umanamente insostenibile. Le sperequazioni stipendiali non si registrano solamente tra sanità pubblica e privata, ma pure tra le diverse aziende ospedaliere venete. Fatto già denunciato da alcuni Consiglieri regionali di minoranza oltre un anno fa e su cui ho presentato una nuova interrogazione in Consiglio per chiedere all’Assessora regionale alla sanità di riferire sull’attuale situazione”.

“La carenza di medici ospedalieri – conclude Guarda – soprattutto in aree particolarmente esposte come chirurgia e pronto soccorso, rischia di mettere in ginocchio l’intero sistema. A pagarne le conseguenze saranno soprattutto i cittadini, perché vedranno scippato un loro diritto fondamentale, quello costituzionalmente garantito della salute. Mentre dati piovuti dall’alto continueranno ad alimentare il narcisismo di una certa area politica, i cittadini dovranno pregare di non aver bisogno di cure nella nostra regione”.

 

 

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