A 371 anni dal primo voto alla Madonna del Cengio, fatto originariamente per pregare contro l’invasione dei bròmboli, Isola Vicentina rinnova la promessa nel giorno di Pasquetta.
Appuntamento lunedì 2 aprile alle 10 nel parcheggio della chiesa parrocchiale e partenza della processione votiva per il Santuario di Santa Maria del Cengio, dove alle 10.30 verrà celebrata la Santa Messa.
L’evento, patrocinato dal comune e dalla parrocchia di San Pietro di Isola Vicentina e dal convento di Santa Maria del Cengio, ripropone il voto onorato nel 1647 dalla Confraternita del Rosario, centrata sul nuovo culto alla Vergine.
La storia
L’associazione si insediò nella cappella laterale all’interno della chiesa di Santa Maria del Cengio. In quegli anni fu ristrutturato il dossale dell’altare, dove fu collocata una pala raffigurante la Madonna del Rosario commissionata alla bottega dei Maganza.
Nel 1647, il territorio di Isola fu infestato dai brombóli, i maggiolini nocivi che sterminavano le viti e qualsiasi altra pianta delle campagne, minacciando fame e miseria ai contadini.
Serbando nella memoria la congiuntura dei cattivi raccolti e il ricordo della carestia che precedettero la peste del 1630, gli abitanti di Isola videro nell’invasione dei brombóli un preciso segnale. Di fronte alle estreme avversità, eventi naturali, guerre, epidemie, pestilenze, l’uomo metteva in relazione la religione con la morale, intravedendovi il segnale di un avvertimento, la mano ammonitrice di Dio. Allora diventava indispensabile, individualmente e comunitariamente, ristabilire un equilibrio con la potenza superiore, con Dio. Per favorire l’implorazione della misericordia divina si ricorreva alla Madonna e ai santi, venerati mediatori del cielo.
La generale devozione praticata in paese scelse come interlocutore sacro la Madonna del Rosario, la cui immagine era venerata nella chiesa sulla cengia. Come negli anni della peste, furono gli amministratori della comunità che riuscirono a elaborare e indirizzare il sentimento religioso della popolazione. I consiglieri del comune, riuniti in municipio il 27 aprile 1647, deliberarono di rivolgersi alla Madonna del Rosario affinché intercedesse presso Dio perché placasse la sua ira. Pronunciarono una promessa di devozione: effettuare ogni anno, la domenica successiva alla Pasqua, una solenne processione generale. Il camminare liturgico dell’intera comunità avrebbe accompagnato la statua della Madonna del Rosario negli angoli del paese e della campagna perché la Vergine Regina benedicesse le case e i coltivi, e ponesse sotto la sua protezione la nascente stagione agricola. Il voto era accompagnato dalla promessa dell’offerta di due ceri. Tutta l’iniziativa fu riassunta in una lapide murata alla sommità delle scalette, alla sinistra del portale d’ingresso della chiesa sulla cengia. Serviva a ricordare a ciascun pellegrino e alle successive generazioni l’atteggiamento devoto della comunità isolana nel momento del bisogno.
Il voto
Il voto è una promessa, un giuramento cui non si può disattendere. La festività fu trasformata in solennità con il dovere per ogni isolano di partecipare alla processione. Nella cultura contadina isolana l’azione di affidamento alla Madonna del Rosario divenne un rito propiziatorio dal valore assoluto. Quel camminare liturgico entrò nella tradizione, rito obbligato nel calendario liturgico paesano. Il voto testimonia come l’anima religiosa del paese, bisognosa della protezione celeste, abbia ricercato un rapporto privilegiato con la Vergine. A371 anni dal primo voto, l’azione spirituale assolta nel giorno di Pasquetta è ancora oggi identitaria della comunità, di quella religiosa ma anche civile. La salita votiva alla cengia e il rivolgersi devoto alla Madonna permangono come affidamento personale, sociale e comunitario, come richiesta di protezione sulle persone, sulle case e sulle attività di ognuno e di tutti insieme gli isolani.
A.B.