Il British Day di Schio ha fatto breccia nel cuore dei sudditi di Sua Maestà tanto che la Bbc, il più importante media britannico, le ha dedicato un intero servizio.

Forse in pochi, nei giorni in cui la città si è vestita della Union Jack (la bandiera del Regno Unito), si erano accorti della presenza di Rossi Thomson, che ha firmato il servizio e ha riportato, in una sorta di diario scritto in prima persona la sua esperienza nella ‘Manchester d’Italia’.

“Se non fosse stato per il cielo assolato, avrei potuto giurare di essere in Gran Bretagna – ha esordito lo scrittore di viaggi – La strada principale era affollata, bandiere della Union Jack svolazzavano nel vento, un leggero aroma di merluzzo fritto imperlava l’aria e i souvenirs della regina salutavano con la manina. La Regina Elisabetta II salutava da una scintillante auto e la sua trisavola Victoria da un parasole di pizzo nero”.

Un tuffo nello spazio e nel tempo per Rossi Thomson, che ha descritto con toni entusiastici lo stravagante weekend che ogni anno si ripete a Schio, una cittadina nel nordest italiano che rende omaggio alla storia,  alla cultura e (perché no?) alla cucina inglese. Spiegando ai britannici come si pronuncia Schio (mica semplice per un inglese), lo scrittore ha sottolineato che la ragione per cui Claudio Canova, 51enne esperto in digital marketing, concepì il ‘British day’ 6 anni fa, risiede nella storia industriale della città.

“Nuovi macchinari per filare la lana e tecnologie per tessere importati dal nobile veneziano  Nicolò Tron portarono alla creazione nel 1718 di un importante lanificio – ha continuato Rossi Thomson – Tron era un imprenditore, amico del matematico Isaac Newton e ambasciatore della Repubblica di Venezia alla corte di re Giorgio I. Il suo tentativo di introdurre il know-how inglese erano stati rifiutati dalle corporazioni tessili, molto influenti. Quindi Tron si spostò ai confini nord della Repubblica e si stabilì a Schio, che era una cittadina a vocazione tessile, con manodopera bassa, abbondanza di materia prima e dal 1701 aveva la licenza dalla Repubblica di lavorare la lana in modo indipendente. Tron impiegò 9 tecnici inglesi nel nuovo lanificio”.

La storia di Schio prosegue poi nelle decadi seguenti, con altre innovazioni di provenienza Britannica che fecero di Schio un centro d’eccellenza europeo nel settore tessile. Arrivano poi Francesco e Alessandro Rossi, che portarono Schio a nuovi altissimi livelli. Rossi Thomson descrive quindi la storia della fabbrica Alta, ispirata ad un lanificio di Manchester e cita quanto detto da Claudio Canova: “Aggiungi che a Schio piove spesso e gli scledensi sono ‘musoni’ e avrai la città più inglese in Italia”.

Poi c’è la musica, tipicamente inglese, che si ascolta a Schio durante il British Day: Steve Hackett dei Genesis, Gary Brooker dei Procol Harum, Rick Wakeman degli yes e Ian Andreson dei Jethro Tull, molto presenti in città.”Nel 2019 il British Day sarà dedicato ad Alessandro Rossi, a 200 anni dalla sua nascita – ha spiegato Rossi Thomson – Canova mi ha detto che l’evento è molto apprezzato dagli scledensi e attrae migliaia di persone, vestite in stile inglese o da persone e personaggi inglesi: la Regina, Harry Potter, James Bond, Sherlock Holmes. Parlano in inglese come fosse la loro lingua e tutti si salutano con ‘Hello’ oppure Good morning’.

Con la Brexit, il grande dilemma: cosa succederà al british Day ‘dopo’? “Lo organizzeremo ancora”, ha spiegato Canova.

A Manchester, nessuno sa nulla del British Day di Schio, ma Canova intende contattare la città, per stabilire dei rapporti e un legame solido.  La Brexit non fa paura.

“Gli inglesi sono da sempre avanti rispetto al resto d’Europa – ha continuato Canova – Con la Brexit vogliono solo difendere il loro stato dall’invasione economica e finanziaria, non dai cittadini europei”.

Anna Bianchini

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia