Per comprendere perché la Pedemontana rivoluzionerà tutto dal punto di vista economico basta fare un piccolo esempio pratico: se oggi, per andare da Arzignano a Montebelluna ci vogliono un’ora e trenta minuti, quando a fine mese la Pedemontana sarà aperta basteranno circa 40 minuti. Due paesi non scelti a caso, ma perché rappresentano il polo conciario e calzaturiero del Veneto, che da soli macinano una buona fetta del pil regionale, con il settore del trekking in netta ripresa grazie al covid e le concerie che hanno rallentato, ma non si sono mai fermate. E proviamo a pensare a tutti gli altri collegamenti possibili.
Ma la Pedemontana avrà anche una ‘ricaduta’ dal punto di vista paesaggistico e urbano ed è proprio lì che ora devono stare puntati i fari di chi gestisce lo sviluppo regionale. Lo ha spiegato chiaramente Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto.
Ragionare sugli impatti futuri della superstrada Pedemontana veneta e quindi sui temi emergenti, per essere in grado di programmare e direzionare gli investimenti. Questo lo scopo del ‘Libro Bianco sulla Pedemontana Veneta’ realizzato da Confartigianato Imprese Veneto, presentato oggi nella sede di Mestre dell’associazione. “In un territorio policentrico come quello pedemontano diventa rilevante, più che la localizzazione, la possibilità, la facilità, la velocità di accesso. Il punto non è essere centrali, ma essere collegati. In questo quadro, la superstrada rappresenta un’occasione unica di ripensare il territorio e le sue condizioni di competitività”, ha spiegato Roberto Boschetto. “Interrogarsi su quali saranno gli effetti della Pedemontana – ha continuato – significa ragionare in parallelo su più tematiche e su più livelli territoriali: a livello locale si modificheranno le geografie dei mercati del lavoro e dei sistemi della formazione e dei saperi, così come le logiche che presiedono alle scelte del commercio e della residenzialità. Città medie e aree produttive che fino a oggi hanno operato in maniera indipendente si ritroveranno connesse in un sistema unico e policentrico, nel quale andranno ridisegnati i reciproci ruoli e le interrelazioni strategiche tra luoghi”. Mentre “a un livello più ampio, la nuova infrastruttura modifica il quadro della mobilità e dei flussi regionali, e le relazioni che il Veneto intrattiene con le altre aree rispetto alle grandi direttrici di traffico e al sistema degli scambi nelle reti macroregionali e internazionali. Cambiano gli assetti e i confini interni della regione, dando vita a una rete riorganizzata in grado di svolgere, insieme a Milano e Bologna, un ruolo di vertice nel nuovo triangolo industriale in cui sono concentrate le conoscenze formali, i saperi produttivi e le reti relazionali necessarie per la competitività globale dell’intero sistema geoeconomico del Nord Italia”.
Secondo i rappresentanti dell’associazione intervenuti, il trasporto su gomma resterà complementare a quello su ferro, pertanto la Pedemontana non nasce vecchia. Importante sarà semmai pensare che i mezzi che poi entrano nelle città non debbano più essere alimentati a gasolio ma essere invece elettrici, e prevedere quindi le infrastrutture adeguate. E per quanto riguarda i pedaggi, “l’opera deve ancora essere ammortizzata, sono convinto che la Regione abbasserà le tariffe nel momento in cui i flussi lo consentiranno”, ha affermato Gianluca Cavion, presidente di Confartigianato Imprese Vicenza. Il Libro Bianco evidenzia che con la Pedemontana il Veneto sarà più coeso, ma ha una rilevanza strategica anche l’opzione del completamento dell’asta pedemontana nel territorio friulano, che darebbe compimento ad un disegno già ipotizzato dalla pianificazione regionale alla fine degli anni 80 con il collegamento tra Pordenone e Gemona. Guardando al Brennero, verso est la Pedemontana si innesta sulla A27 a Spresiano, per proseguire sulla A28 fino a Pordenone e da qui, in prospettiva, via autostrada al valico di Tarvisio e dunque a Vienna, con una riduzione di chilometraggio del 20-25% rispetto all’A4, evidenzia Confartigianato. L’incrocio con la Valdastico mette invece in rete la superstrada anche con i collegamenti nord-sud diretti verso l’Emilia-Romagna e l’Italia centrale.
L’apertura della Pedemontana porterà poi una riorganizzazione dei flussi di mobilità regionale, interessando ampia area delimitata dal confine sud della fascia pedemontana (da Castelfranco a Cittadella) e dai confini nord delle aree urbane di Padova e Mestre, con una ridefinizione dell’accessibilità di cittadini e imprese ai principali nodi urbani e alle altre reti autostradali. Ma “se la superstrada Pedemontana rappresenta una nuova dorsale importante della mobilità veneta – ha aggiunto Boschetto –, in un quadro regionale l’obiettivo della piena accessibilità del territorio richiede interventi ulteriori, nella direzione del completamento di una trama stradale veloce che ancora presenta dei buchi. Rimane infatti irrisolta la questione del completamento della trama con connessioni rapide nord-sud. Interventi di upgrade della Sr 308 -Statale del Santo e della Ss 47- Valsugana consentirebbero di fluidificare la mobilità dal nodo di Padova verso Cittadella e Castelfranco rafforzando i collegamenti con la provincia di Trento (già impegnata nel completamento della Valsugana come arteria a scorrimento veloce)”. Le aree prossime ai caselli saranno candidate a divenire “zone di localizzazione e addensamento di funzioni” assumendo “un ruolo strategico nei processi di ridisegno funzionale del territorio”, ma “dovranno essere oggetto di attenta pianificazione, in considerazione dei molteplici interessi che su essi convergono”.
Insomma, ha proseguito Boschetto, “L’opera è a tutti gli effetti un asse alternativo a quello dell’A4 che collega l’area veronese con il valico del Tarvisio. È importante comprendere questo ruolo per una revisione complessiva della governance autostradale del Nord Est. Si completa il disegno dei collegamenti orizzontali che enfatizza la necessità di migliorare anche quelli verticali: da Padova verso Castelfranco, la Valsugana e l’asse della strada regionale feltrina quale collegamento della Pedemontana con la Valbelluna e il Cadore e di queste ultime con la Valsugana e Trento”. E, ancora, “con la banalizzazione delle distanze vengono collegati centri e aree produttive della Pedemontana con le principali città che costituiscono la rete policentrica del Veneto e quindi, con i loro servizi”, e “si ridefiniscono anche le attuali geometrie del mercato del lavoro che si rende più vicino e più coeso mettendo in rete importanti distretti produttivi. Quindi – ha concluso – sarà necessaria una programmazione territoriale soprattutto di livello regionale per governare lo sviluppo urbanistico che si accompagnerà all’opera. A tal proposito riteniamo sia necessario privilegiare con scelte di gerarchizzazione alcuni nodi su cui concentrare gli insediamenti, in particolare quelli di intersezione con gli altri assi, al fine di ridurre le dispersioni e tutelare i caratteri di pregio dal punto di vista paesaggistico e di attrattività turistica della Pedemontana”.
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