Anche quest’anno il Comune di Schio ha ricevuto da parte di Legambiente il titolo di “Comune Riciclone”,  per aver raggiunto un tasso di raccolta differenziata dell’84,3% e per aver portato la produzione di rifiuto secco residuo per abitante a 67 kg all’anno.

Come da consuetudine Legambiente, con il supporto di Arpav e dell’Osservatorio regionale rifiuti, ha redatto un report che fotografa la situazione dei rifiuti urbani nei Comuni del Veneto per il 2022, in occasione dell’ottava edizione di Ecoforum Veneto. Nel report vengono segnalati i Comuni, come nel caso di Schio, che sono riusciti a rientrare nei parametri del nuovo Piano Regionale sui rifiuti: entro il 2030, infatti, si richiede che venga contenuta la produzione di secco residuo (avviato alle discariche o agli inceneritori) al di sotto degli 80 kg annui per abitante e che la percentuale di raccolta differenziata sia superiore all’84%.

«Abbiamo raggiunto gli obiettivi del Piano Regionale con 8 anni di anticipo – sottolinea con soddisfazione l’assessore all’ambiente, Alessandro Maculan-. Questi numeri appaiono impensabili se li si guarda con gli occhi della Schio di dieci anni fa.  Eppure la nostra città li ha guadagnati sul campo grazie all’impegno dei cittadini e a delle scelte consapevoli. Il Premio Ecoforum 2023 lo attesta una volta ancora».

I numeri. Il dato più significativo riguarda il secco pro-capite che scende ancora passando da 78 kg all’anno del 2021 ai 67 kg del 2022. Per quanto riguarda la raccolta differenziata il tasso per la città di Schio è dell’84,3% e per la prima volta nel 2022 diminuisce anche la quantità di rifiuti che passa da 403 a 381 kg annui per abitante. 

«Questi risultati sono il frutto di un sistema di raccolta rinnovato, che incentiva il comportamento responsabile sia da parte del singolo cittadino che della comunità. Come tutti i sistemi, è sicuramente migliorabile, ma i numeri regionali rendono evidente come solo i Comuni che adottano un sistema “porta a porta” associato alla tariffa puntuale riescono a garantire il raggiungimento degli obiettivi pratici. Ogni altra alternativa esistente, per quanto legittima, affascinante o persuasiva non conduce ai risultati ambientali previsti dal Piano regionale. È giusto dirlo chiaramente, soprattutto quando con i cittadini si parla di sostenibilità, che non è un concetto solo economico» continua l’assessore.

L’inceneritore. A rientrare nel circuito della gestione dei rifiuti c’è anche l’inceneritore di Ca’ Capretta, dove annualmente possono essere smaltite 85 mila tonnellate di rifiuti di cui 20 mila nella “seconda linea”, che richiede oggi una scelta: «investire in un costoso ammodernamento o ridurre la capacità di trattamento dell’impianto – aggiunge Maculan – Il Piano Regionale mira a eliminare le discariche entro il 2030 senza aumentare la capacità regionale di incenerimento. Diventa chiara, perciò, l’importanza di raggiungere gli obiettivi tracciati per ridurre la produzione totale di secco che per essere gestita non deve superare le 400 mila tonnellate annue in Veneto».

«La nostra città ha da sempre fatto la sua parte, ospitando uno di questi impianti ed è pronta a farlo in futuro a condizione che gli obiettivi ambientali siano condivisi e il loro raggiungimento perentorio, senza più addurre alibi oggi smontati dalle evidenze numeriche. I cittadini di Schio non sono più disponibili a sobbarcarsi il peso delle mancate scelte altrui. Il binomio 84% di raccolta differenziata per 80kg/ab all’anno di rifiuto secco è un obiettivo alla portata di tutti. Credo sia arrivato il momento di chiedere a voce alta che ciò rappresenti una scelta libera, ma condizionata alla responsabilità nel contribuire al Piano. Per questa ragione la nostra proposta consiste nello spegnimento futuro della “seconda linea” ridimensionando l’impianto a 65mila tonnellate, sufficienti alle esigenze del Bacino Vicenza» chiosa l’assessore.

«È arrivato il momento di investire con coraggio nel nuovo business del recupero e della valorizzazione della materia prima-seconda che vede il nostro Paese arrancare, nonostante possa contribuire a migliorare la tanto auspicata autonomia nazionale sul fronte delle risorse. Si tratta di un nuovo circuito sostenibile che può fare del nostro territorio, ancora una volta, un’avanguardia» conclude Maculan.

Foto MDC

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