Dati “eccezionali”. Luca Zaia, presidente del Veneto, sfoggia così il lavoro svolto dal 2023 a oggi per ridurre le liste d’attesa in regione. Il Veneto era uscito dal Covid con 500.000 persone in attesa, pazienti con un appuntamento preso ma da aspettare. E questo in una regione che, dal 2013, ha deciso di dimezzare i tempi nazionale rispetto alle attese per le prestazioni sanitarie: quindi ci sono casi per cui in Veneto il criterio nazionale di 60 giorni diventa di 30, quello di 120 di 60 o 90. Questo per Zaia rende ancora più evidente la portata del risultato ottenuto: in rapporto ai paramentri nazionali, le attese in sanità in Veneto sarebbero “infinitesimali”. Riuscirci comporta un “sacrificio”, ma per il presidente della Regione darsi questo modo di gestire le prestazioni “dà risultati”.

Ed eccoli quindi i numeri. Le ultime rilevazioni (maggio 2023-dicembre 2024 e 31 dicembre 2024-31 maggio 2025) tra maggio 2023 e dicembre 2024 fanno segnare un calo al 100% per le prestazioni da erogare entro 10 giorni (da 502 a zero); all’87% per quelle entro 30 giorni (da 82.211 a 10.814); al 77% quelle entro 60 giorni (da 74.489 a 17.381). Stesso trend tra il 31 dicembre 2024 e il 31 maggio, con attese a zero per le prestazioni da erogare entro 10 giorni; a meno 80% per quelle entro 30 giorni (da 10.814 a 2.202); a meno 69% quelle entro 60 giorni (da 17.381 a 5.304). Da maggio 2023 a oggi, inoltre, la classe D è calata del 94% passando da 82.811 attese a 2.201. Zaia fa due conti e fa notare che questo significa 300 persone in attesa in ogni provincia, tre in ogni Comune. Per la classe P (90-60 giorni di attesa) si registra un calo del 97% dall’inizio del piano straordinario di recupero, passando da 74.169 prestazioni in attesa alle attuali 5.304.

Il taglio delle liste d’attesa, continua Zaia, avviene poi in un contesto in cui l’aumento dell’offerta diagnostica, grazie ai moderni macchinari, aumenta del 2%, come cresce un po’ la medicina difensiva (qualche prescrizione in più indicata dai medici in via cautelativa; e Zaia lo segnala precisando di comprendere i medici alle prese con pazienti sempre più preparati ed esigenti) e senza aver debellato del tutto il fenomeno di prescrizioni inappropriate. Ma anche continuando a non avere tutti i medici che servono: i 212 concorsi del 2024 per 746 medici hanno portato a 184 assunti (in Veneto mancano 3.500 dottori). Le specialistiche più in sofferenza sono oculistica, ortopedia e dermatologia, ovvero quelle per le quali è più difficile trovare medici. In questo contesto “dire che non abbiamo raggiunto l’obiettivo vuol dire non vedere i dati”, annota Zaia chiedendo rispetto per gli sforzi degli operatori socio sanitari. In tema di polemiche (leggasi soprattutto Forza Italia), l’asssessore alla Sanità Manuela Lanzarin ribadisce che sono state spese tutte le risorse a disposizione, specie quelle arrivate da Roma. Si sono comprate prestazioni aggiuntive per abbattere le liste d’attesa (pagate in maniera diversa), si è coinvolta la sanità privata accreditata, si sono fatti otto avvisi per reclutare 130 professionisti per smaltire le prestazioni in attesa. Per quest’anno ci sono altri 45 milioni sempre a questi scopi. I dati “eccezionali” del Veneto “non a caso portano questa regione alla massima considerazione in Italia. Tutto ciò non sarebbe stato possibile grazie prima di tutto al grande lavoro dei nostri medici, infermieri, amministrativi e alla programmazione che siamo riusciti ad attuare”, conclude Zaia.

IL PD:”MACCHÈ AZZERAMENTO ATTESE IN VENETO, C’È IL TRUCCO”

“Sulle liste d’attesa, Zaia e Lanzarin propinano ancora una volta ai cittadini uno scenario sfalsato rispetto alla realtà. E annunciano un azzeramento che non esiste”. Non crede dunque ai dati “eccezionali” secondo il presidente del Veneto, la consigliera regionale del Pd, Anna Maria Bigon. “I report delle varie Ulss possono essere aggiornati fin che si vuole. Ma non sono veritieri perché non tengono conto di tutte quelle telefonate con richieste di visita cui non viene data risposta perché la lista è già chiusa”, spiega la dem. “In questo modo non viene registrato il nome del richiedente, che viene invitato a richiamare, e quindi non si forma alcuna lista d’attesa. Insomma, dietro questo miracoloso azzeramento, il trucco c’è ma non si vede”. Bigon aggiunge: “I dati Gimbe parlano chiaro, visto che il 7% dei veneti rinuncia alle cure. Una percentuale che dimostra l’inaccessibilità a tutta una serie di servizi e interventi, dalle cataratte alle visite cardiologiche. Non solo: se nel 2022 le prestazioni erogate furono 17 milioni a fronte di 29 milioni di richieste, è davvero difficile credere che le richieste degli anni successivi siano crollate, anzi. Infine, Zaia e Lanzarin parlano delle prime visite. Ma su quelle di controllo non dicono nulla? Le malattie croniche e oncologiche che impongono visite di controllo e dovrebbero essere fissate dallo stesso specialista, molto spesso vengono rimandate al medico di famiglia e quindi al Cup, con l’impossibilità di ottenere visita. Su tutto questo chiediamo un’audizione urgente dell’assessora in commissione”.

 

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