Luca I° da Conegliano è stato incoronato. Con il suo bel cappello da doge in testa, non si sa se finalmente, Luca Zaia può dirsi ‘il Doge’ a tutti gli effetti. Mancava solo questo dopo 15 anni alla guida del Veneto. A donarglielo sono stati i suoi fedelissimi. Non proprio tutti: pare che uno, tra consiglieri e assessori, non abbia aperto il portafoglio. Hanno fatto la colletta, 60 euro a testa, e sono andati da un artigiano per confezionare questo bijou di stoffa e perle.
Un omaggio fatto da quasi tutta la fetta del Carroccio regionale che ha voluto celebrarne la ‘visione e la tenacia’. Simbolo dell’autorità, il corno ducale sta ora nelle mani di Luca Zaia che, a quanto pare, si è definito commosso. Così l’aula, dove si discute dei problemi e delle esigenze del Veneto si è trasformata in teatro. E come in ogni spettacolo ci son stati gli applausi e anche qualche lacrima di rito.

Un gesto simbolico, dicono gli artefici di questa ‘incoronazione’. Che racconta però di come è oggi la politica, dove un seggio diventa un palco per incantare chi ascolta. Dove non son mancate, per bocca nel neo Serenissimo, parole come autonomia e orgoglio veneto. Otto anni fa i veneti ci han creduto: ora se la devono sbrigare senza velluti e senza applausi.
Eppure i consensi li strappa, perché Zaia sa muoversi con le parole. A livello mediatico rende. Crozza non ha potuto fare a meno di provarci con le macchiette. Il Serenissimo parla nel modo in cui ai veneti piace: sembra ti dica che il Veneto è solo dei veneti. Lo fa litigando con i congiuntivi come farebbe qualsiasi veneto medio. È il Doge del Veneto, e ora, con questa incoronazione sembra quasi mandare un chiaro messaggio: ‘io brillo, io comando’.
P.V.
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