“Non sono un fanatico dell’Europa, ma penso sia giusto rimanerci perché l’Europa aiuta gli stati deboli come l’Italia aiuta il suo sud. Altrimenti saremmo con i paesi dell’Africa mediterranea. Se i rappresentanti del governo precedente non sono venuti a nessuna delle celebrazioni per il Centenario in Veneto, è un messaggio preciso che non va sottovalutato”.
A spiegarlo è Paolo Mieli, giornalista e scrittore di primo piano e punta di diamante a livello nazionale.
Il suo concetto di Veneto e di Europa lo ha spiegato al teatro civico di Schio, durante l’incontro organizzato per sancire ufficialmente la pace tra gli Asburgo e i Savoia, con il teatro tutto esaurito e la platea interessata a conoscere i dettagli sulla Grande Guerra ma anche il pensiero del noto giornalista in merito a temi più attuali. Un appuntamento che l’associazione Forte Maso ha regalato a Schio, per celebrare storia e cultura in occasione del Centenario della Grande Guerra.
Al fianco di Mieli un soldato di legno, scultura di Wilhelm Senoner intitolata ‘Uomo con scudo/aquilone’, inaugurata per la della mostra ‘Squarci’, che simboleggia gli orrori della guerra e la possibilità di rinascita per la pace.
Una Europa a salvaguardia dei più deboli, che se non fossero inclusi nelle forze economiche del continente andrebbero alla deriva.
“E’ lo stesso concetto con l’Italia del sud, che deve rimanere in Italia perché ha bisogno di aiuto – ha commentato – Noi siamo la
Calabria d’Europa”.
No al nazionalismo, germe di cultura della violenza secondo Mieli e invece grande stima per la Gran Bretagna, paese immune dal totalitarismo, che ha innegabilmente una marcia in più.
“Il Veneto è la parte affidabile dell’Italia – ha sottolineato lo storico e giornalista – I veneti hanno fatto tutto da soli, senza nemmeno ricevere indennizzi per la guerra. Non hanno obblighi di riconoscenza con nessuno”.
E poi una frecciata secca al governo precedente: “Pensavo che in occasione del centenario i rappresentanti istituzionali del governo sarebbero venuti ripetutamente in Veneto per le celebrazioni. Il fatto che non l’abbiano mai fatto è un segnale chiaro che non dovete sottovalutare. Se anche questo governo non manderà i suoi rappresentanti alle prossime celebrazioni, quindi hanno tempo fino a novembre, ci saranno delle riflessioni molto serie da fare. Spero che il nuovo governo renda merito e onore a questa terra. Dal punto di vista storico – ha concluso – Penso che se tutti gli studenti italiani venissero qualche giorno sull’Altopiano di Asiago e sul Pasubio per fare lezione di storia, l’Italia sarebbe un’Italia migliore”.
Anna Bianchini