“Le specialità più carenti in Veneto sono soprattutto quelle chirurgiche, in particolare gli ortopedici. Mancano medici di pronto soccorso, pediatri ospedalieri, ginecologi e ostetrici . Abbiamo una situazione oro geografica difficile’

A lanciare l’allarme in questi giorni, è stato Adriano Benazzato, segretario regionale Anaao Assomed Veneto , dopo che 80 medici veneti, solo nel polesine, sono andati via, ma l’esternalizzazione che all’ospedale di Santorso riguarda soprattutto il pronto soccorso, negli orari 20-8, dove la cooperativa Castel Monte, si sta occupando del servizio d’emergenza, ha fatto insorgere chi ha presentato dei ricorsi.

‘Abbiamo avuto moltissimi abbandoni – ha dichiarato Anaao Assomed Veneto –  Le Aziende hanno utilizzato in modo illecito cooperative e medici gettonisti e hanno pensato di reclutare i medici in pensione. Tutte azioni verso le quali abbiamo presentato ricorso. Fortunatamente grazie all’Anaao Assomed nella legge di Bilancio è stato possibile l’utilizzo dei medici specializzandi dell’ultimo anno di corso, e ora con il decreto Calabria anche quelli del penultimo anno. Un’opportunità già utilizzata da Azienda zero”.

Simoni: ‘Facciamo i concorsi, per  Santorso non si trovano specialisti’

Al Corriere del Veneto, ha dichiarato Bortolo Simoni, commissario dell’Usl Pedemontana: «Nonostante la continua ripetizione dei concorsi, non riusciamo a trovare specialisti dell’urgenza-emergenza per l’ospedale di Santorso, che al Pronto Soccorso dovrebbe avere 22 medici, più il primario, e invece si ferma a 11. Le cooperative ci forniscono specialisti e neolaureati, che per il Suem hanno seguito un corso di formazione e per il Pronto Soccorso seguono i codici bianchi. Quando — aggiunge Simoni — nonostante tutto, resta scoperto qualche turno tra le 8 e le 24, ricorriamo a pensionati, a liberi professionisti a gettone e alla libera professione d’azienda. Cioè a dipendenti di discipline equipollenti, come geriatri, internisti, cardiologi, chirurghi e nefrologi, ai quali compriamo qualche ora in più da fare al Pronto Soccorso»

La bufera è esplosa all’inizio del mese di luglio, dopo le dichiarazioni riportate dai media nazionali, da parte di una neolaureata, che ha vuotato il sacco raccontando una vicenda personale che la dice tutta sul momento storico che si sta vivendo da Nord a Sud e che non ha risparmiato l’eccellente veneto.

La denuncia: ‘Non sono preparata per gestire le emergenze’

“Sono un medico a gettone, gli ospedali mi chiamano quando hanno bisogno. Il mio contratto prevede che mi occupi di urgenze minori in pronto soccorso ma di notte siamo in due, e se il medico strutturato deve uscire per accompagnare un paziente grave in un altro ospedale, io resto da sola ad affrontare anche emergenze gravi. E non sono preparata adeguatamente, non sono specializzata, è pericoloso sia per i pazienti che per me”.

Anna, un nome fittizio per tutelare l’identità della dottoressa, ha racconta all’ANSA, prima agenzia giornalistica d’Italia, l’angoscia che prova ogni volta che esce di casa per andare a lavorare in un pronto soccorso del Veneto dove ha avuto un contratto a chiamata. “Con poche richieste al mese praticamente guadagno più di un medico con contratto. Mi danno 500 euro lordi per un turno di 12 ore. Ma non ho copertura previdenziale, non sono previsti ferie o malattia e pago da me una polizza assicurativa calibrata sul rischio professionale del mio contratto”, ha spiegato.  “Non mi posso lamentare, allo stipendio ci arrivo perchè mi cercano anche per fare guardie mediche e sostituzioni di medici di base. Ma quando esco per andare in pronto soccorso mi spaventa quello che mi aspetta e sento il peso del rischio che corro. Vivo la precarietà e l’insicurezza, non riesco neppure a immaginare il mio futuro”. Ma come fanno i dirigenti delle Asl a gestire questa situazione? “I primari non hanno mezzi e strumenti sufficienti per far lavorare più medici in un turno – ha risposto – e il lavoro in pronto soccorso è talmente stressante e usurante che i concorsi vanno deserti. Le retribuzioni poi non sono adeguate, e questo non aiuta”. Anna tuttavia ha dalla sua parte la preparazione maturata nel corso dell’anno in cui ha lavorato in un centro trapianti dove era arrivata grazie a una borsa di specializzazione a cui in seguito ha rinunciato per i gravi problemi che si erano creati in corsia. “Se ho pensato di andarmene, di lasciare l’Italia? Tanti miei amici e colleghi lo hanno fatto. Mi amareggia l’idea di dover abbandonare il mio Paese per riuscire a concretizzare qualcosa. Vorrei che la programmazione che riguarda la Sanità venisse fatta con criterio. I medici ci sono, quello che manca sono le borse di specializzazione. Al prossimo concorso si presenteranno tra i 18 e i 20 mila ragazzi laureati per 8 mila borse. I numeri sono questi. L’unica cosa che posso fare è il medico a gettone fino alla specializzazione”.

I sindacati: ‘Basta neolaureati nei pronto soccorso’

La fotografia dei medici dei pronto soccorso italiani è quella di un campo di battaglia. Da Nord a Sud sono rimasti talmente in pochi che le Asl ricorrono agli appalti a cooperative e società per coprire i turni. Arrivano camici bianchi che le aziende ospedaliere non hanno modo di valutare, spesso senza nessuna specializzazione, o che non hanno mai messo piede in un reparto d’emergenza. Il problema sta diventando talmente grave da indurre il maggiore dei sindacati medici italiani, l’Anaao Assomed, a ricorrere alle diffide ad Asl e regioni di tutto il Paese per fermare i contratti a chiamata.

La presenza di neolaureati senza pratica clinica in pronto soccorso e sulle ambulanze è un fatto gravissimo, illegale e va impedito perchè mette a rischio la vita dei pazienti e riduce la sicurezza delle cure”.  “A partire è stato il Veneto nel 2016, ma ora si è diffusa in tutte le regioni la pratica dei camici bianchi con contratti libero professionali”, spiega Benazzato, “è una pratica incostituzionale, illegale, che le asl non possono continuare a seguire perchè viola la legge dello Stato che obbliga ai concorsi per l’impiego nel pubblico. Il ricorso a quel tipo di contratto è stato dichiarato illegittimo anche dal Consiglio di Stato”.

 

https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2019/07/ven-Veneto-Carenza-di-medici-le-Ulss-ricorrono-alle-cooperative-5c1f5d54-fba4-407e-96c5-a4e93a80972b.html

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia